L’Italia butta letteralmente nel cesso ogni sei mesi una montagna di milioni di euro che finiscono in merda per via delle sanzioni che l’Unione Europea per via delle inadempienze del Belpaese per la mancata depurazione degli scarichi fognari, spesso buttati nei fiumi e nei mari soprattutto del Sud Italia a causa di una classe politica che ha investito poco e male nella qualità delle acque e nella tutela dell’ambiente.
L’unica nota positiva è che in questo semestre Bruxelles ha fatto uno sconto di 1,1 milioni secondo quanto reso noto dal Commissario unico per la depurazione, Maurizio Giugni, spiegando che «la Commissione Europea ha infatti quantificato in 22,7 milioni di euro la quarta penalità riferita al periodo dicembre 2019 – maggio 2020, contro i 23,8 versati nei sei mesi precedenti. Un costo che si ridurrà ulteriormente, perché sulla base delle informazioni fornite dalle autorità nazionali sul mancato progresso di venticinque agglomerati a causa dell’emergenza Covid-19, la stessa Commissione ha rinunciato al recupero di circa 3,6 milioni di euro, portando la sanzione effettiva per questo semestre a poco più di 19 milioni».
«Lavoriamo contemporaneamente su ben 98 interventi, contando anche le altre tre procedure d’infrazione contro l’Italia non ancora sfociate in multa. Crediamo – dice Giugni – che i risultati di questo profondo lavoro si vedranno nei prossimi mesi, non solo nella regressione della sanzione, ma con benefici effettivi su un territorio contraddistinto da evidenti carenze, in primis nella definizione del Servizio Idrico Integrato».
Ad oggi sono quattro le procedure d’infrazione a carico dell’Italia in campo fognario e depurativo, per 939 agglomerati. Nell’unica procedura in cui l’Italia paga una sanzione economica (2004/2034) la Sicilia è la Regione maggiormente coinvolta nei casi di mancata depurazione con 45 agglomerati sui 68 complessivi.
La Corte di Giustizia Europea, spiega il Commissario, «con sentenza C-251/17, ha condannato l’Italia al pagamento di una sanzione di circa 30 milioni di euro per 74 agglomerati della procedura 2004/2034, con un carico generato pari a quasi sei milioni di abitanti equivalenti. La realizzazione di depuratori e reti fognarie, assieme al lavoro negoziale delle autorità italiane, ha consentito nei tre successivi semestri di stralciare agglomerati idrici o quote parte degli stessi».
La quarta semestralità – prosegue la nota commissariale – tiene invece conto della raggiunta conformità di quote parte di cinque agglomerati (Acri, Motta San Giovanni, Reggio Calabria, Sellia Marina, Battipaglia) accogliendo inoltre riesami e correzioni su quelli di Palermo (espunti oltre 58 mila abitanti equivalenti dalla sanzione) e Taviano.
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