Iva sul pellet: urgente abbassare l’aliquota dal 22 al 10% per sconfiggere l’evasione fiscale

Da quando nel gennaio 2015 l’Iva è stata innalzata dal 10% al 22% è esploso il commercio in nero. Uncem e Aiel intanto plaudono ala riduzione dell’Iva sulla legna da ardere. 

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La silvicoltura italiana fa un passo avanti nella giusta direzione con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto interministeriale con decorrenza è retroattiva al 1° gennaio 2019 che riduce l’Iva sulla legna da ardere a beneficio degli imprenditori agricoli e il passo successivo sarà di riportare l’Iva sul pellet nuovamente al 10% dopo il repentino aumento al 22% fatto nel gennaio 2015 che ha portato alla crescita delle vendite in nero.

Il tema dell’Iva agevolata sui prodotti forestali e non solo provenienti dalle aree montane è stato più volte posto da Uncem negli ultimi anni. «L’aumento delle percentuali di compensazione Iva – spiega il presidente dell’Uncem, Marco Bussone – è un primo risultato. Ma è chiaro che sull’Iva serve un intervento massiccio, diverso, più forte. L’Iva sul legno deve essere portata al 4%. Mentre deve essere riportata dal 22 al 10% l’Iva sul pellet di legno di filiera territoriale certificata ai sensi della norma UNI EN ISO 17225. Lo chiederemo come emendamento alla legge di Bilancio 2020. E mostreremo i dati del Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale su consumi e utilizzi di pellet e legno. In crescita, ma sempre più importati da mercati esteri, dove non sempre si gestiscono efficacemente foreste e territori. Inoltre, come ci ricorda Aiel, l’aumento dell’Iva sul pellet dal 10 al 22%, dal gennaio 2015, ha di fatto aumentato l’evasione fiscale. Che va urgentemente contrastata anche con provvedimenti forti, come chiesti da Aiel, ovvero con il reverse charge da applicare alla compravendita di pellet, al fine di salvaguardare gli operatori onesti del settore».

«Questo provvedimento va nella giusta direzione – commenta il presidente di Aiel, Domenico Brugnoni – e ci auguriamo che ne arrivino altre, come la riduzione dell’Iva sul pellet di qualità. A partire dalla stagione termica 2018, è in vigore un nuovo obbligo per i consumatori che utilizzano generatori di calore a pellet domestici (cioè di potenza termica nominale inferiore ai 35 Kw). Per alimentare questi apparecchi deve essere utilizzato esclusivamente pellet certificato conforme alla classe A1 della norma UNI EN ISO 17225-2, che ha come elemento distintivo un contenuto di ceneri inferiore allo 0,7%. Tale obbligo è previsto dall’Accordo del Bacino Padano siglato tra ministero dell’Ambiente e Regioni – Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte – per l’attuazione di misure congiunte per il miglioramento della qualità dell’aria».

Secondo Brugnoni «è chiaro che la riduzione dell’aliquota Iva sul pellet di qualità certificata avrebbe un effetto virtuoso, non solo a livello di aumento di consumi da fonte rinnovabile, ma anche in termini di maggior efficienza energetica degli apparecchi, a tutto vantaggio della qualità dell’aria» evitando di bruciare pellet di dubbia qualità acquistato in nero.

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