Galletti: «testare nuovo biocarburante Eni in regioni padane». Il ministro lancia sperimentazione a Milano, Venezia e Bologna
Dopo Torino, anche Milano, Venezia e Bologna potrebbero entrare nella sperimentazione attraverso i mezzi pubblici del carburante Eni Diesel+, il biodiesel di alta qualità prodotto dalla raffineria di Porto Marghera e, in un prossimo futuro, anche a Gela. L’annuncio arriva dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, a margine di un convegno organizzato da Eni a Bologna.
«Oggi sul mercato c’è un biocarburante prodotto con l’olio esausto – spiega Galletti – che dalle prime sperimentazioni fatte ha una produzione di PM10 minore rispetto al carburante normale. Credo che in una zona a rischio come quella della Pianura padana, dove abbiamo una concentrazione di polveri molto forte, valga la pena di sperimentare questo prodotto. L’Eni è disposta a farci fare la sperimentazione a costo zero, e lancio l’idea di un protocollo fra il mio ministero e le quattro regioni del bacino padano per poterla fare attraverso le aziende di trasporto pubblico nei quattro capoluoghi, poi valuteremo se allargarla».
Le quattro regioni coinvolte sono Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, firmatarie a giugno di un accordo per la tutela della qualità dell’aria. «Eni Diesel+ lo abbiamo già sperimentato a Torino sul trasporto pubblico – dice Giuseppe Ricci, responsabile settore raffineria e marketing di Eni – e ci stiamo continuamente impegnando a innovare per sperimentare i nuovi carburanti, ad esempio sulle motorizzazioni della Fiat, per ottenere il meglio dell’innovazione e del risultato».
Per Giacomo Rispoli, direttore approvvigionamenti e logistica di Eni, «Eni Diesel+ ha un 15% di componente di rinnovabile, è in grado di offrire maggiore efficienza, una riduzione del 40% del particolato sottile ed è applicabile anche ai motori più vecchi».
Non solo carburanti a base vegetale ed organica: un buon rimedio possono essere anche i cosiddetti “e-fuels” ovvero carburanti sintetici realizzati tramite la ricombinazione chimica di una base idrogeno con l’anidride carbonica presente nell’atmosfera o come residuo della produzione industriale, il tutto con l’apporto fondamentale di energia elettrica proveniente da fonte rinnovabile. Con gli “e-fuels” è possibile ridurre decisamente le emissioni di quei 20 milioni di veicoli appartenenti alle categorie ante Euro5 che, al tasso attuale di sostituzione del parco veicoli, uscirebbero dalla circolazione solo tra une ventina d’anni, e ridurre la presenza della CO2 nell’atmosfera, a tutto vantaggio della riduzione dell’effetto serra.
Questi carburanti potrebbero rappresentare una decisiva svolta anche nel campo della produzione diffusa di energia, specie se gli impianti di produzione subissero una decisa ottimizzazione e riduzione di scala, tale da avvicinarli quanto più possibile all’autoproduzione così come è avvenuto con l’energia fotovoltaica ormai diffusa su tantissimi tetti di abitazioni. In questo caso, l’energia elettrica prodotta da pannelli fotovoltaici non utilizzata invece di essere immessa in rete potrebbe essere impiegata per alimentare idrolizzatore per produrre idrogeno dall’acqua, per poi essere ricombinato con la CO2 presente in atmosfera, realizzando (a seconda della taratura dell’impianto) gasolio, benzina o gas totalmente ecologici.