Cambiamenti climatici e corsa ai climatizzatori in Europa: studio dell’Uivesità Ca’ Foscari

Senza adeguate politiche, le famiglie ricorreranno ai condizionatori per adattarsi al clima rischiando di generare più emissioni. Studio su Environmental Science and Policy sull’andamento di isolamento termico e aria condizionata in Francia, Olanda, Spagna, Svezia e Svizzera.

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Un nuovo studio, tutto italiano e veneto in particolare, appena pubblicato su Environmental Science and Policy, dimostra che in assenza di politiche mirate ed efficaci, molte famiglie si affideranno ai climatizzatori per adattarsi ai cambiamenti climatici, rischiando di generare ancora più emissioni di gas ad effetto serra.

La ricerca, guidata da Enrica De Cian, docente dell’Università Ca’ Foscari Venezia e ricercatrice del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), analizza per la prima volta le dinamiche di adozione degli impianti per l’ariacondizionata e degli isolamenti termici per raffreddare gli ambienti in 8 paesi, di cui 5 europei, da oggi al 2040, combinando i dati di un sondaggio condotto dall’Ocse su un campione di famiglie con dati climatici.

Oltre alle importanti differenze regionali nei singoli paesi, e all’impennata nelle città, lo studio evidenzia che, più del reddito, una delle componenti essenziali per scegliere di dotarsi di un climatizzatore è la ricchezza del nucleo familiare. Determinanti anche la presenza di soggetti a rischio nelle abitazioni, come bambini ed anziani. Altri fattori che giocano un ruolo importante sono la tipologia, la proprietà e lo stato dell’abitazione nonché la consapevolezza ambientale del capo famiglia, e l’abitudine a mettere in pratica comportamenti di risparmio energetico.

De Cian puntualizza inoltre che «gli europei hanno tutto sommato una bassa propensione ad installare ed usare l’aria condizionata nelle loro b (20% in Europa), rispetto a paesi come Giappone (90%) e Australia (72%) che arriveranno al 100% nel 2040. Ovviamente le differenze climatiche e culturali dei diversi paesi europei e delle loro regioni, portano a percentuali di adozione attuali e future molto diverse».

A fronte di un aumento medio del 4.3% del numero di persone che avranno un climatizzatore tra il 2011 e il 2040, nei 5 paesi europei analizzati, lo studio evidenzia come questo aumento sia in maggior parte dovuto all’urbanizzazione (3/4) rispetto al clima (1/4).

La Francia è tradizionalmente un paese con poca propensione all’aria condizionata, sia per ragioni culturali che climatiche, e con quasi metà delle abitazioni dotate di isolamento termico. Nel 1990 la percentuale di nuclei familiari con l’aria condizionata era molto bassa mentre dal 2000 si vede una crescita lenta ma costante, per arrivare al 13% nel 2011 e al 17.3% nel 2040.

L’Olanda, come la Francia, vede quasi il 60% delle sue abitazioni dotate di isolamento termico. Tra gli anni ‘90 e il 2011, i giorni caldi sono però aumentati del 60%, e la presenza di condizionatori nelle case ha subito un’impennata, passando dallo 0.5% del 1990 al 14% nel 2014. Lo studio stima che il 19% delle famiglie avrà un condizionatore nel 2040.

La Spagna, al contrario, essendo l’unico paese mediterraneo analizzato dallo studio, mostra caratteristiche e distribuzioni ben diverse. Anche a causa delle numerose ondate di calore che l’hanno colpita negli ultimi anni, si passa dal 5% di climatizzatori nel 1990 a quasi il 50% nel 2040, mentre gli isolamenti termici sono e saranno presenti solo in una casa su tre.

La Svezia è, per ragione geografiche, tradizionalmente meno esposta alle ondate di calore, ma il numero di climatizzatori oggi è 30 volte maggiore rispetto al 2005 e le proiezioni indicano un ulteriore aumento fino a raggiungere più di una famiglia su cinque nel 2040. Questo è inoltre uno dei paesi più inclini ad implementare l’isolamento termico delle case, con quasi una famiglia su 2 nel 2040.

La Svizzera, per caratteristiche climatiche e culturali, è il paese europeo con meno climatizzatori installati ad oggi, ma questi aumenteranno del 50% nei prossimi 20 anni, fino a raggiungere quasi il 15% delle famiglie al 2040.

L’Europa è ad oggi molto in ritardo con i suoi impegni di riduzione dei gas serra al 2020 e al 2030. Se è vero che i nuovi edifici consumano in media il 40% in meno rispetto a quelli vecchi, in Europa solo l’1% degli edifici è di questo tipo, e diventa quindi essenziale il disegno di politiche mirate per ridurre i consumi energetici.

«Come evidenziato da numerosi altri studi precedenti, migliorare l’isolamento termico degli edifici attraverso l’adozione di codici di costruzione è tra gli strumenti politici più efficaci per ridurre il consumo energetico residenziale e in particolare le esigenze di raffreddamento – spiega Filippo Pavanello, co-autore dello studio -. Le politiche dovrebbero anche puntare a sensibilizzare l’opinione pubblica, perché dimostriamo che la coscienza ambientale è un elemento determinante nello scegliere di installareo meno un condizionatore e scegliere la sua frequenza di utilizzo».

Questo studio, frutto del lavoro del gruppo di ricerca congiunto Ca’ Foscari-Cmcc del progetto Energya (http://www.energy-a.eu/team/), è stato finanziato dallo European Research Council della Commissione europea che studia proprio il tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici attraverso l’uso di energia, e le modalità necessarie a cercare di spezzare questo circolo vizioso, dove più cambio climatico porta a più consumo di energia per l’adattamento, e quindi ad ulteriori emissioni di gas serra.

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