Antibiotici: cala l’uso (-30% in sei anni) dei farmaci negli allevamenti italiani

Assalzoo (alimenti zootecnici): «l’intera filiera è impegnata per ridurre utilizzo del medicinale veterinario». L’indagine della Commissione europea sul settore. 

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peste suina africana allevatori di suini

Diminuisce in Italia l’utilizzo degli antibiotici negli allevamenti zootecnici. Secondo l’ultimo rapporto della Direzione salutee sicurezza alimentare della Commissione UE, si registra una riduzione sostanziale del 30% dell’utilizzo degli antibiotici negli allevamenti italiani dal 2010 al 2016 (Final Overview Report “Measures to Tackle Antimicrobial Resistance through the Prundent Use of Antimicrobials in Animals”). La Commissione segnala che le vendite di antibiotici negli allevamenti italianirestano elevaterispetto alla maggior parte degli altri paesi europei, ma il rapporto il rapporto indica diversi elementi positivi, come i progetti pilota che hanno portato a una drastica riduzione nell’uso degli antimicrobici senza compromettere la produttività e la salute degli animali e il software per il monitoraggio volontario negli allevamenti sviluppato dell’Associazione nazionale dei medici veterinari.

Positivo il giudizio di Carni sostenibili: «la carne che arriva sulle nostre tavole è sicuraafferma Giuseppe Pulina, presidente dell’associazione -. La somministrazione di antibiotici con scopi auxinici, cioè per favorire la crescita, è vietata in Europa dal 2006. L’approccio europeo è tra i più severi al mondo, poiché ne vieta ogni uso diverso da quello terapeutico. L’uso degli antibiotici deve avvenire sotto stretta sorveglianza e su prescrizione di un medico veterinario. Inoltre, dettagliatamente regolamentato nella scelta dei principi attivi, nei cicli di trattamento e nella loro registrazione, nel rispetto rigoroso dei tempi di sospensione al fine di evitare la presenza di residui nelle carni. Non solo, nel corso degli ultimi anni in Italia sono stati avviati programmi volti ad affrontare il problema dell’antibioticoresistenza, ai quali si aggiungono nuove disposizioni normative volte al miglioramento dei sistemi di controllo dei farmaci utilizzati in allevamento. Prima fra tutte la ricetta elettronica, la cui applicazione è iniziata a partire da aprile 2019».

Secondo Carni sostenibili «l’adesione a questi protocolli è garantita anche da piani di campionamento annuali delle carni, attuati per verificare l’assenza di residui potenzialmente pericolosi. Le indagini avvengono periodicamente e senza alcun preavviso. I risultati di questi controlli dimostrano che i campioni di carne irregolari sono inferiori allo 0,3%: nelle 325.383 analisi condotte su circa 33.000 campioni nel 2018  solo 81  sono risultati positivi (PNR Piano Nazionale residui elaborato dal ministero della Salute)».

«Se un animale si ammala bisogna curarlo, quindi l’uso degli antimicrobici, antibiotici in particolare, è un obbligo – fa presente il professor Pulina -. Tra le responsabilità degli allevatori rientra infatti anche quella della salute degli animali. Detto questo, non è possibile analizzare il settore dell’allevamento e della produzione di carne in modo parziale. Sempre di più e con sempre maggior successo, allevatori e aziende produttrici attuano protocolli virtuosi che garantiscono eccellenti standard quali-quantitativi di produzione. Le strutture produttive zootecniche hanno nel tempo modificato i sistemi di allevamento per renderli adeguati alle richieste, introducendo nuove tecniche di gestione degli allevamenti, di selezione degli animali, di stabulazione, di alimentazione ed anche di profilassi e terapia delle malattie. Di particolare importanza sono poi gli interventi di prevenzione immunologica, basati sull’utilizzazione di vaccini, al fine di limitare l’impiego di farmaci antibiotici in allevamento».

In tema di antibiotici c’è anche l’aspetto della sempre più presente antibiotico resistenza, che riguarda tanto la salute degli esseri umani quanto quella degli animali. «Da parte delle istituzioni e di tutti i protagonisti della filiera zootecnica c’è un grande impegno per elaborare i processi che al meglio possano ridurre i rischi derivanti dall’uso eccessivo di antibiotici, senza inutili allarmismi» afferma Assalzoo (Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici) a seguito della pubblicazione di uno studio condotto dal Policlinico Gemelli da cui emergerebbe come il 50% del consumo degli antibioticiavvenga negli allevamenti.

Assalzoo ha ricordato «come nel sistema normativo italiano siano numerose le azioni operative tese proprio a limitare l’uso degli antibiotici in allevamento: l’introduzione nel gennaio del 2019 della ricetta elettronica che garantisce un controllo digitale delle prescrizioni; l’esistenza di un sistema sorvegliato a livello istituzionale in relazione alle prescrizioni; la riconosciuta competenza dei medici veterinari nella diagnosi e prescrizione; l’oggettiva riduzione negli ultimi anni a livello nazionale dell’uso degli antibiotici».

Per Marcello Veronesi, presidente di Assalzoo, «l’intera filiera zootecnia si è data il compito di ridurre l’utilizzo del medicinale veterinario e, in questa prospettiva, il settore mangimistico ha recentemente promosso una posizione sull’uso responsabile del medicinale veterinario. In un piano per la riduzione dell’utilizzo del medicinale veterinario è fondamentale porre la giusta attenzione all’alimentazione degli animali, una corretta strategia alimentare a partire dall’utilizzo di materie prime controllate e sicure e di additivi studiati per garantire lo stato di salute degli animali».

«Tali processi sono in atto da anni – conclude Veronesi – e i risultati ottenuti sono importati, ma non è nostra intenzione fermarci qui. Come mangimisti siamo impegnati quotidianamente per fare sì che il mangime offra performance complessive sempre maggiori nell’ottica di migliorare la salute e il benessere degli animali e conseguentemente di dare un contributo importante alla riduzione di farmaci in allevamento. La ricerca in alimentazione animale ci permette di conseguire continui miglioramenti nella formulazione dei mangimi, per specie e classe di età degli animali tanto che possiamo parlare di avvio di un’era dell’alimentazione di precisione, che può offrire ampi spazi di miglioramento per garantire la salute degli animali allevati, con risultati un tempo inimmaginabili».

Sulla base dei dati ESVAC (European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption), raccolti annualmente dall’EMA (Agenzia Europea del Farmaco), che evidenzia come, a partire dal 2011, la zootecnia italiana abbia ridotto l’uso degli antimicrobici del 30%, «a supporto di tale riduzione – sottolinea Veronesi – va inoltre sottolineato come la stessa Assalzooabbia registrato, solo negli ultimi due anni, un calo della produzione di mangimi medicati di quasi il 40% (nell’ultimo anno si è registrata una riduzione dell’8,8%)».

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