I fondi per prevenire i disastri ci sarebbero: secondo la Cgia le tasse ambientali in più di 20 anni hanno fruttato pagati 847,3 miliardi di euro, ma solo lo 0,86% è stato destinato alla salvaguardia del territori
Più che fatalità, la nuova alluvione di Genova e territori circostanti, la seconda dopo quella già disastrosa del 2011, è colpevole mancanza di manutenzione straordinaria e ordinaria del territorio.
Una manutenzione per cui i fondi ci sarebbero, visto che la Cgia ha definito uno “scandalo” l’utilizzo delle imposte ambientali pagate dai contribuenti italiani. Soldi, è bene ricordarlo, che le amministrazioni pubbliche dovrebbero impiegare per finanziare la realizzazione delle opere di protezione ambientale: invece, da più di venti anni vengono quasi totalmente utilizzati per “coprire” altre voci di spesa, spesso di carattere corrente.
Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA, «spesso ci sentiamo dire che questi disastri si verificano anche perché non ci sono le risorse per realizzare gli interventi di manutenzione del territorio e di messa in sicurezza dei corsi d’acqua. Purtroppo, le cose non stanno così. Nel 2012 le imprese e le famiglie italiane hanno versato all’Erario, alle Regioni e agli Enti locali la bellezza di quasi 47,2 miliardi di euro di tasse ambientali. Di questo importo, solo 463 milioni di euro, pari allo 0,98%, sono stati destinati alle attività di salvaguardia ambientale per le quali sono state introdotte, vale a dire le opere e gli interventi per la messa in sicurezza del nostro territorio. I rimanenti 46,7 miliardi, invece, sono stati impiegati per altre finalità».
Purtroppo, questa situazione si trascina dall’inizio degli anni ’90. «Si pensi che in più di 20 anni – sottolinea Bortolussi – gli italiani hanno versato ben 847,3 miliardi di euro di tasse “verdi”: ebbene, solo 7,3 miliardi sono stati effettivamente destinati alla protezione dell’ambiente. Un’anomalia tutta italiana che qualcuno, soprattutto dopo l’ultima calamità accaduta a Genova, dovrebbe, almeno politicamente, darne conto».
E’ bene che i contribuenti sappiano che tutta quella sequela di imposte spesso sconosciute che “sborsano” quando fanno il pieno all’autovettura e quando pagano la bolletta della luce o del gas/metano, il bollo dell’auto o l’assicurazione dell’auto, non vanno a sostenere le attività di salvaguardia ambientale per le quali sono state introdotte, bensì a finanziare altre voci di spesa.
L’elenco delle tasse e delle imposte ambientali che grava sugli italiani è lunghissimo. I tre grandi capitoli su cui insistono le imposte “verdi” sono: energia, trasporti ed inquinamento.
Vediamone l’elenco:
Le imposte sull’energia
Sovrimposta di confine sul GPL
Sovrimposta di confine sugli oli minerali
Imposta sugli oli minerali e derivati
Imposta sui gas incondensabili
Imposta sull’energia elettrica
Imposta sul gas metano
Imposta consumi di carbone
Le imposte sui trasporti
Pubblico registro automobilistico (PRA)
Imposta sulle assicurazioni Rc auto
Tasse automobilistiche a carico delle imprese
Tasse automobilistiche a carico delle famiglie
Le imposte sulle attività inquinanti
Tributo speciale discarica
Tassa sulle emissioni di anidride solforosa e di ossidi di zolfo
Tributo provinciale per la tutela ambientale
Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili
Gettito delle imposte ambientali in Italia per destinazione (valori in milioni di €)
Anno |
TOTALE GETTITO |
di cui: destinato a spese protezione ambiente (1) |
di cui: non destinato a spese protezione ambiente (2) |
Inc. % spese destinate al finanziamento della spesa per protezione ambiente |
1990 |
22.353 |
0 |
22.353 |
0,00 |
1991 |
27.474 |
0 |
27.474 |
0,00 |
1992 |
29.000 |
0 |
29.000 |
0,00 |
1993 |
29.435 |
79 |
29.356 |
0,27 |
1994 |
31.128 |
73 |
31.055 |
0,23 |
1995 |
34.121 |
112 |
34.009 |
0,33 |
1996 |
35.037 |
376 |
34.662 |
1,07 |
1997 |
36.362 |
423 |
35.939 |
1,16 |
1998 |
36.759 |
424 |
36.335 |
1,15 |
1999 |
39.344 |
371 |
38.973 |
0,94 |
2000 |
37.863 |
423 |
37.440 |
1,12 |
2001 |
37.885 |
408 |
37.477 |
1,08 |
2002 |
37.445 |
383 |
37.062 |
1,02 |
2003 |
40.100 |
377 |
39.723 |
0,94 |
2004 |
39.366 |
382 |
38.984 |
0,97 |
2005 |
40.147 |
404 |
39.743 |
1,01 |
2006 |
41.340 |
416 |
40.924 |
1,01 |
2007 |
41.443 |
446 |
40.997 |
1,08 |
2008 |
39.473 |
441 |
39.032 |
1,12 |
2009 |
40.709 |
442 |
40.267 |
1,09 |
2010 |
40.746 |
424 |
40.322 |
1,04 |
2011 |
42.544 |
437 |
42.107 |
1,03 |
2012 |
47.257 |
463 |
46.794 |
0,98 |
Periodo cumulato |
847.331 |
7.304 |
840.028 |
0,86 |
Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Istat
Note su gettito delle imposte ambientali per destinazione – In base alla destinazione del gettito vengono distinte due tipologie di imposte: (1) imposte specifiche, ossia “imposte di scopo” il cui gettito è destinato a finanziare spese per la protezione ambientale; (2) altre imposte ambientali, ossia imposte il cui gettito non è utilizzato per finanziare le spese per la protezione ambientale.
Mestre 10 ottobre 2014