Vuoi ospitare nel tuo territorio il deposito nucleare nazionale? Sì grazie. Alcuni comuni italiani si sono candidati col ministero dell’Ambiente guidato da Gilberto Pichetto Fratin per ospitare il futuro deposito nazionale delle scorie nucleari a bassa e media attività, mentre per quelle ad alta attività la destinazione saràall’estero, probabilmente in Francia o in Germania. Il ministro Pichetto Fratin lo ha rivelato parlando coi giornalisti a margine di un convegno, ma non ha voluto fare i nomi.
Per gli uffici tecnici del ministero, il Piemonte sarebbe la collocazione migliore per il deposito nucleare nazionale, visto che buona parte delle scorie radioattive in Italia si trovano già lì, in particolare a Saluggia(Vercelli) nel sito della Sogin incaricata delle attività di recupero e gestione del materiale radioattivo a bassa e media attività proveniente dal settore industriale e medico. Le aree ritenute idonee in Piemonte sono 8, due in provincia di Torino e 6 in provincia di Alessandria.
Secondo il ministro Pichetto Fratin «ci sono comuni che si sono candidati per ospitare il deposito nucleare nazionale. In 40 anni in Italia non si è riusciti a fare il deposito partendo dall’alto. Forse l’unica soluzione è partire dal basso».
Decine di governi e di maggioranze di centro sinistra e tecniche si sono arenate nell’individuare la localizzazione del sito del deposito nucleare nazionale per la gestione del materiale derivante dalla produzione industriale e sanitaria, sollevando rivolte popolari come successo a Scanzano Jonico in Basilicata nel 2003, col governo Berlusconiche voleva realizzarlo lì. Per Pichetto Fratin, è meglio lasciare che siano i comuni a candidarsi, attirati dai vantaggi economici del deposito: ingenti finanziamenti pubblici, 4.000 posti di lavoro per la realizzazione del cantiere e 1.000 per la gestione.
«Sto aspettando un supplemento di istruttoria sulle aree idonee – ha detto il ministro -, non so se riusciremo a chiudere quest’anno». La Sogin, la società pubblica per lo smantellamento delle centrali nucleari, che deve costruire il deposito nucleare nazionale, ha presentato a gennaio 2021 una mappa con 67 aree idonee, in 7 regioni (Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna), finora rimasta lettera morta.
Pichetto Fratin ha ribadito che «tornare a produrre energia dal nucleare in Italia non è all’ordine del giorno. Se ci saranno proposte, deciderà il parlamento. L’orientamento del governo è di valorizzare la ricerca e gli investimenti all’estero dell’Italia», anche se l’Italia partecipa come osservatore (insieme al Regno Unito) alla riunione dell’Alleanza Pro-nucleare, che raccoglie 14 paesi della Ue, guidati dalla Francia che ha un fortissimo interesse ad attivare gli investimenti nel settore anche per avviare la sostituzione del proprio parco nucleare ormai invecchiato.
Gli stati dell’Alleanza Pro-nucleare hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui invocano un Piano d’azione europeo per sviluppare la cooperazione intorno al nucleare. L’alleanza ritiene che l’atomo possa fornire fino a 150 gigawatt di elettricità al 2050, e punta a realizzare da 30 a 45 nuovi reattori di grandi dimensioni e a sviluppare i piccoli reattori modulari (il nucleare di IV generazione).
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