La nuova campagna di promozione del turismo italiano con protagonista il volto pastrocchiato della famosaVenere del Botticelli custodita al museo degli Uffizi di Firenze si tra trasformando in un nuovo spreco di denari pubblici, così come i tentativi del recente passato.
Praticamente tutti gli operatori del settore criticano il prodotto ideato da una grande agenzia di comunicazioneche per salvarsi in corner dal fiasco ha pensato bene di rigirare mediaticamente la frittata acquistando una pagina su un quotidiano nazionale per vantarsi di avere fatto parlare la nazione, sorvolando sul fatto che tra parlarne bene e parlarne male c’è semplicemente un abisso. Ma tant’è.
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Stupisce semmai che il ministro al Turismo, quella Daniela Santanché, che sicuramente non è un’improvvisatadel settore, avendo avuto nel campo, fino alla nomina al governo, precisi interessi economici assieme al suo socio Fabio Briatore, si sia dichiarata soddisfatta del risultato raggiunto, sorvolando sul fatto che tutte le promozioni del turismo italiano all’estero sbroccano sempre sugli stereotipi e sul già visto, storpiando la lingua nazionale, non curando la tutela dei nomi utilizzati nella campagna (prontamente registrati da altri utilizzatori che ora ne faranno l’utilizzo che più ritengono utile) o della mancata corretta traduzione nelle lingue estere(solo quattro), collezionando clamorose topiche come nella traduzione dei nomi propri delle località italiane. Insomma, si sarebbe potuto fare decisamente meglio, forse spendendo meno dei 9 milioni di cui si vantal’agenzia di comunicazione.
Come accennato, il turismo italiano e il suo organo nazionale di promozione, l’Enit, ha una lunga collezione di fallimenti, più o meno clamorosi, a partire dal sito “www.Italia.it” mai sufficientemente decollato dal 2004nonostante il profluvio di risorse spese: ben 7 milioni di euro.
Per non dire del buco nero della società Promuovitalia, controllata al 100% da Enit creata anch’essa nel 2004dal governo Berlusconi e feudo dell’allora ministro al Turismo, Maria Vittoria Brambilla, poi liquidata nel 2013dopo avere speso (sprecato?) quasi un centinaio di milioni di euro e lasciando pure un buco di bilancio.
Sfortunato anche lo sforzo profuso dal nuovo portale “VeryBello!” lanciato al ministro ai Beni culturali e Turismo, l’incrociatore di lungo corso politico Dario Franceschini, insieme al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e al commissario Expo, Giuseppe Sala, che aveva l’ambizione di raccogliere in un unico portale tutti gli eventi culturali italiani e «rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo». Una serie di fallimenti per via dei contenuti chiuso dopo un solo anno di vita, costato una cifra tutto sommato economica, solo 35.000 euro.
Ora il governo Meloni ci riprova con una campagna infarcita di errori e di luoghi comuni, che rende un cattivo servizio al settore e all’economia nazionale, che meriterebbe decisamente di meglio.
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