L’effetto Lagarde con conseguente caro tassi si è riflesso anche sui mutui immobiliari con il calo delle nuove stipule di piani di finanziamento. La stretta si sta ripercuotendo sul mercato immobiliare dove si registrano le prime flessioni nel numero delle compravendite, come certifica la rilevazione condotta dall’Istat relativa al terzo trimestre 2022, quando la stretta della Banca centrale europea era ancora lungi da diventare una morsa.
L’aumento dei tassi di riferimento decisi dalla Bce, hanno determinato dal 2022 un costante aumento del costo delle rate di mutui e finanziamenti, superando in alcuni casi la media del 50%. La salita continuerà anche nel 2023 seguendo l’andamento del costo del denaro deciso da Francoforte e continuerà ancora con effetti sul mercato immobiliare ancora da stimare.
Nel terzo trimestre del 2022 (periodo nel quale il tasso Taeg è salito dal 2,37 al 2,65%, mentre ora è ben oltre il 4%), «le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipotecaimmobiliare sono risultate 95.945, pari a un calo del 5,5% rispetto al trimestre precedente, e del 7,4% su base annua. Il calo – spiega ancora l’Istat – accomuna tutto il territorio nazionale, su base sia congiunturale (Sud -10,0%, Isole -8,3%, Centro -6,6%, NordEst -4,2%, NordOvest -3,4%), sia annua (Centro -8,7%, NordEst -8,2%, Sud -7,4%, NordOvest -6,6%, Isole -4,4%, città metropolitane -8,2% e piccoli centri -6,8%)».
Il dato è un campanello d’allarme per il mercato immobiliare che si troverà presto a dover affrontare un costo dei mutui che hanno già superato a febbraio 2023 un tasso Taeg del 4% (fonte Bankitalia). Nello periodo preso in esame dall’Istat, cioè il terzo trimestre 2022, il mercato immobiliare risulta per la prima volta in calo dopo due trimestri positivi. Fra luglio e settembre, osserva l’Istat, sono 220.995 le convenzioni notarili di compravendita e le altre convenzioni relative ad atti traslativi a titolo oneroso per unità immobiliari. Il calo è del 2,7% rispetto al trimestre precedente e dell’1,0% su base annua.
Tuttavia poiché il calo delle compravendite osservato nel terzo trimestre 2022 non assorbe l’aumento del primo semestre, ancora «i primi nove mesi del 2022 segnano comunque una ripresa del 5,2% rispetto allo stesso periodo del 2021» commenta l’Istat, ricordando che la ripresa dei primi trimestri del 2022 era anche frutto della «ripresa dopo la crisi pandemica».
Rispetto al terzo trimestre 2021 le transazioni immobiliari diminuiscono dell’1,1% nel comparto abitativo con effetti più significativi nel NordEest (-4,0%), nel Sud (-2,0%) e nel NordOvest (-0,8%) mentre cresce nelle Isole (+3,4%) e nel Centro (+0,7%).
Nei prossimi mesi la tendenza del calo delle compravendite potrebbe aumentare, oltre che per il caro tassi, anche complice l’incertezza che regna sul mercato immobiliare a causa della proposta di modificare la normativa energetica in vigore da parte dell’Unione europea, che andrebbe a penalizzare soprattutto gli immobili più vecchi e meno virtuosi, con possibile pesante deprezzamento del loro valore in carenza di un’onerosa riqualificazione energetica che al momento sembra ricadere integralmente sulle tasche dei proprietari immobiliari.
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