Riqualificazione energetica degli edifici: l’Europarlamento approva la direttiva

A parte dal 2033 obbligo di portare gli edifici almeno in classe energetica D, con una spesa media di circa 30.000 ad unità abitativa. In Italia interessati circa 5 milioni di edifici. 

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riqualificazione energetica degli edifici

L’Europarlamento ha approvato la direttiva che impone la riqualificazione energetica degli edifici per ridurre i consumi energetici e le emissioni climalteranti, obbligando entro il 2033 il possesso della classe energetica Dper tutti gli edifici, con l’obiettivo di arrivare alla Classe A4 entro il 2050.

Il voto ha visto l’Europarlamento praticamente spaccato a metà, con 343 voti a favore, 216 contrari e 78 astenuti. Il provvedimento ora dovrà affrontare una trattativa con il Consiglio europeo e poi il trilogo finale, con la possibilità che non possa mai venire effettivamente attuato, visto che per la sua entrata in vigore è necessarial’unanimità dei paesi aderenti all’Unione europea, con l’Italia che ha già detto di non essere favorevole.

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Il problema è che nella sola Italia la riqualificazione energetica degli edifici così come approvata dall’Europarlamento interessa qualcosa come 5 milioni di edifici che dovrebbero passare dalle classi energetiche più basse G, F, E in quella D entro il 2033, per poi arrivare alla classe A4 degli edifici a zero consumo energetico entro il 2050. Per ciascuna unità immobiliareil salto di quattro classi energetiche comporta una spesa media, secondo le stime di Confedilizia, di circa 30.000euro.

Se si considera che nei tre anni di valenza del Superbonus grillopiddino sono stati riqualificati 384.958 edifici, con una spesa già effettuata di 75,3 miliardi e con una previsione complessiva di 120 miliardi stando alle asseverazioni già depositate ma con cantieri non ancora partiti, si può capire la portata ai limiti dell’impossibilitàlogistica e, soprattutto, finanziaria per realizzare in soli 10 anni un simile sforzo di riqualificazione.

Nessuno nega la necessità di limitare i consumi degli edifici, ma di qui ad imporre un limite temporalestringente senza accompagnarlo da alcun sostegno economicoce ne corre.

Probabilmente, si assisterà ad un finale sul binario morto della direttiva, così come è accaduto per il divieto di vendita di veicoli con motore termico al 2035.

Si vedrà nei prossimi mesi cosa succederà, anche in considerazione del fatto che nella primavera del 2024 gli europei dovranno eleggere il nuovo Europarlamento e i governi europei la nuova Commissione. E’ probabile che l’eccesso di talebanesimo ambientalista odierno possa venire ampiamente depotenziato da una maggioranza di parlamentari più accorta e meno demagogica.

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