Anche in Trentino sta scoppiando il problema della gestione finale della parte non riciclabile dei rifiuti urbani, complice l’esaurimento delle discariche e l’impossibilità di andare oltre la soglia dell’80% del riciclaggio e riusodegli scarti. Il problema è che manca un impianto per il trattamento finale, e la scelta varia tra un inceneritore e un gassificatore.
Data la necessità di chiudere localmente il ciclo dei rifiuti senza l’esportazione negli impianti di altre realtàdella quota finale non riciclabile dei rifiuti urbani, è necessario realizzare un impianto per il trattamento finale. Se la scelta della tecnologia è il fattore meno determinante, ancora politicamente “pesante” è la questione della localizzazione dell’impianto, con gli amministratori locali maggiormente indicati per ospitarlo che iniziano ad alzare le barricate.
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Bisognerebbe che la politica e i cittadini iniziassero a considerare la parte finale dei rifiuti urbani come una risorsa riutilizzabile e utile, piuttosto che un problema da sbarazzarsi in qualche modo, possibilmente lontanodalla propria casa.
I moderni impianti di incenerimento dei rifiuti hanno emissioni ambientali decisamente ridotte, spesso al limite dello strumentalmente misurabile, mentre i gassificatori sono impianti che non ne prevedono affatto. I primiconsentono la produzione di energia elettrica e, soprattutto, termica per il cui sfruttamento è necessario disporre di una rete di teleriscaldamento che consente la sostituzione degli impianti di generazione termica domestica, con evidenti, tangibili vantaggi ambientali.
Gli impianti di gassificazione utilizzano gran parte del calore per una trasformazione chimico fisica del rifiuto, per produrre nuovi elementi, come idrogeno, metano e residui vetrificati che possono essere utilizzatinell’industria edile o nella realizzazione di asfalti stradali modificati.
Specie nel caso dei termovalorizzatori, i vantaggi sono più tangibili in termini di produzione elettrica e termica, con abbattimento dei costi per gli utilizzatori del calore, meno soggetto del gas metano alle fluttuazioni dei mercati internazionali.
C’è poi la questione, sempre dimenticata, della bonifica delle discariche: questi impianti, specie quelli più vecchi realizzati senza tanti accorgimenti per la riduzione del loro impatto ambientale specie in relazione all’inquinamento delle falde freatiche causato dal percolato (l’acqua piovana che penetra nella massa dei rifiuti dilavandoli), potrebbero essere facilmente trasformati in una sorta di moderna miniera per recuperare metalli e prodotti plastici, con quest’ultimi che potrebbero essere avviati al termovalorizzatore o al gassificatore, consentendo l’alimentazione degli impianti anche in caso di riduzione dei quantitativi in ingresso a seguito di ulteriori miglioramenti della raccolta differenziata dei rifiuti.
Mentre la politica si balocca e punta alla soluzione più facile del rinvio, i rifiuti finali continuano i loro viaggi – che inquinano anche loro – all’impianto più vicino o, peggio, esportati all’estero, con un triplo danno: si pagaper l’esportazione e per il trasporto e non si incamerano i vantaggi per la produzione di calore ed energiaelettrica, oltre alla riduzione complessiva delle emissioni climalteranti dovute agli impianti di riscaldamentodomestico.
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