Verona prima in Veneto, Venezia metropolitana sesta in Italia, ma decima tra le province del Triveneto. Benessere materiale elevato, ma livelli critici per istruzione e sicurezza
Come si vive oggi in Veneto al di là del Pil? La geografia del benessere delle regioni italiane mostra che benessere materiale, salute, uso del tempo e relazioni personali e sociali rappresentano per il Veneto i fiori all’occhiello, ma per istruzione e sicurezza la regione scivola nella graduatoria.
Questi, in sintesi, i principali risultati del rapporto “Oltre il Pil 2013. La geografia del benessere nelle regioni italiane e nelle città metropolitane”, presentato a Venezia presso l’Università Ca’ Foscari da Unioncamere Veneto e Commercio di Venezia.
Seguendo il filone francese, avviato con i lavori della “Commissione Stiglitz”, e anticipando l’esperienza nazionale, che fa riferimento al progetto congiunto CNEL-ISTAT sul “Benessere Equo e Solidale” (BES), nell’ottobre 2009 Unioncamere del Veneto e Camera di Commercio di Venezia hanno promosso e avviato, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, il progetto “Oltre il Pil”. L’obiettivo è quello di revisionare la misurazione del benessere puntando a valorizzare le qualità e le eccellenze di un territorio oltre il dato del Prodotto Interno Lordo.
Secondo il rapporto, il Veneto si conferma una regione ad elevato livello di benessere materiale. Tra le altre dimensioni considerate, gli indici di salute, uso del tempo e relazioni sociali e personali collocano la regione tra i primi posti mentre su lavoro e ambiente il Veneto occupa posizioni non brillanti. Istruzione e sicurezza rappresentano invece le principali criticità. Sulla base di valori normalizzati che variano da 0 a 1 (vicino allo 0 situazione di difficoltà e disagio rispetto la media) il Veneto è secondo con 0,68 per benessere complessivo, dietro al Trentino Alto Adige (0,82) e davanti a Marche, Toscana, Valle d’Aosta e Lombardia.
Nonostante il valore dell’indicatore istruzione, il Veneto si colloca a metà della graduatoria (11esimo) per scolarizzazione superiore, universitaria e abbandono scolastico mentre per l’indicatore sicurezza è 15esimo per effetto del numero di incidenti stradali tra i più alti del Paese.
Per lavoro e ambiente, il Veneto occupa posizioni di retroguardia: entrambi gli indicatori lo collocano al 5° posto, da un lato per effetto dei tassi di disoccupazione e occupazione giovanile ma con un’occupazione femminile più alta della media, dall’altro tra le peggiori per superamento del limite previsto di Pm10, pur essendo leader nella raccolta differenziata.
Per dimensioni del benessere materiale, il Veneto è la regione con minor disuguaglianza nella distribuzione del reddito e seconda per livello di reddito equivalente. La regione primeggia anche per la salute, dove tutti gli indicatori registrano valori buoni o comunque nella media. Risultati positivi per uso del tempo e relazioni personali e sociali: molto buono il tasso di lettura, la pratica dello sport e partecipazione agli spettacoli e buona «partecipazione sociale» malgrado una bassa densità di organizzazioni di volontariato.
Escluso il Trentino Alto Adige, che sulla base di tutti gli indicatori considerati sembra essere un territorio “oltre confine” (valore dell’indice unico 0,82), le regioni possono essere classificate in tre gruppi. Il Veneto, con un valore di 0,68, si piazza in seconda posizione, nel primo gruppo di regioni davanti a Marche, Toscana, Valle d’Aosta, Lombardia ed Emilia Romagna. Nel secondo gruppo troviamo Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Piemonte e Molise mentre nel terzo gruppo Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Puglia, Lazio, Campania e Sicilia e Calabria.
Se il Veneto primeggia tra le regioni italiane per livello di benessere, non altrettanto accade per Venezia. Nel confronto con il Triveneto, la provincia lagunare è in decima posizione nella graduatoria (0,58) guidata da Trento e Bolzano (0,78). Tra le province venete in testa c’è Verona (0,72) davanti a Padova (0,70), Vicenza (0,69), Belluno (0,67) e Treviso (0,62), con Rovigo fanalino di coda (0,46). Pur posizionandosi bene tra le province nordestine per benessere materiale, Venezia mostra criticità per ambiente, sicurezza, lavoro e rapporti personali e sociali, senza eccellere nemmeno nell’istruzione. Il confronto con le altre città metropolitane è invece migliore per Venezia (0,58), in sesta posizione nella graduatoria guidata da Firenze, Genova, Bologna e Milano.
«La crisi iniziata nel 2008 ha portato alla più grave recessione economica degli ultimi ottant’anni. L’attuale incertezza impone la necessità di misurare aspetti che vadano oltre quelli risultanti da transazioni di mercato o processi economici formali – sottolinea Fernando Zilio, presidente Unioncamere del Veneto –. Pur essendo un indicatore importante della crescita economica, il Pil non può essere l’unico ad orientare le politiche necessarie a far fronte alle sfide future, poiché non esiste alcun nesso diretto tra crescita economica e progressi che riguardano altri aspetti della qualità della vita. La crisi diventa quindi l’occasione per rivedere i nostri modelli di sviluppo e ricercare una nuova idea di benessere. Per avere un ambiente ideale allo sviluppo umano occorre puntare sulla revisione del nostro attuale modello, non più basato sulla quantificazione della crescita ma su aspetti legati alla persona, alla famiglia e alle istituzioni: una società che non riesce a sviluppare e a valorizzare la personalità dei suoi cittadini perde in competitività».
«L’intuizione avuta quattro anni fa della Camera di Commercio di Venezia e da Unioncamere Veneto di ampliare i parametri di misurazione del benessere delle persone e, più in generale, di una società, andando oltre il mero concetto del Pil, si rivela oggi ancor più azzeccata e direi quasi necessaria, a fronte della perdurante crisi economica – aggiunge Roberto Crosta, Segretario Generale dell’Ente camerale veneziano – I risultati che vengono presentati, frutto di quattro anni di fitta attività del gruppo di lavoro “Oltre il Pil”, sono preziosi, perché arrivano a costruire un indicatore sintetico su scala regionale e locale in grado di valutare l’effettivo livello di benessere del territorio ed aprono ad importanti prospettive, non solo di ricerca ma anche di policy. Questa esperienza, unica nel sistema camerale italiano, infatti, non è un esercizio filosofico, ma mira in definitiva a offrire elementi di analisi, di riflessione e di stimolo a quanti governano le politiche economiche e sociali dei nostri territori per puntare ad un nuovo modello di sviluppo, che è una delle necessità che emerge con maggior forza da questo progetto».