Mes, Lagarde richiama l’Italia alla sua approvazione

Invasione di campo del presidente della Banca Centrale Europea che contrabbanda l’approvazione del Meccanismo europeo di stabilità per la sicurezza economica dell’Unione. 

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L’Unione europea vede ai vertici delle sue due principali istituzioni, la Commissione e la Banca Centrale Europea, altrettante donne con all’attivo esperienze politiche nei rispettivi governi tutt’altro che entusiasmanti e i risultati si vedono anche alla guida delle due euroistituzioni: la francese Christine Lagarde al timone della Bce che rilancia sulla necessità dell’approvazione anche da parte dell’Italia del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, e la tedesca Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea.

Lagarde e Leyen stanno fallendo su tutta la linea il mandato ricevuto dai cittadini europei per il tramite del voto all’Europarlamentogià di suo finito nel fango per via dell’inchiesta belga sulla corruzione di circa 60 parlamentari -: la prima ha dimostrato ormai oltre ogni ragionevole dubbio di non essere affatto all’altezza dell’incarico ricoperto, facendo danni gravissimi all’economia continentale ogni volta che parla e che agisce. La seconda è non è da meno, avvallando decisioni irrealistiche, demagogiche, controproducenti come i piani “Fit for 55” o “Farm to Fork”.

Lagarde ha fallito affermando mesi addietro che l’inflazione non fosse un problema in Europa, salvo agire come uno schiacciasassi quando questa è andata oltre la doppia cifra, agendo scimmiottando le decisioni americane, con un deciso rialzo dei tassi di sconto, non accorgendosi che l’inflazione in Europa ha un’origine decisamente diversa da quella statunitense, dove l’economia è surriscaldata da eccesso di domanda – buon per loro –, mentre in Europa lo è per cause indotte dal caro energia e non per l’andamento dell’economia continentale che è sempre più zoppicante e che cammina sull’orlo della recessione per il 2023.

Tra rialzo dei tassi di sconto, provvedimenti per il taglio delle emissioni climalteranti che tagliano anche l’occupazione e l’attività di intere filiere manifatturiere e che finiscono solo per favorire le importazioni da parte di quei paesi che continueranno fino al 2060 ad emettere impunemente, la misura è colma. E il Mes è una sorta di ciliegia sulla torta.

Insomma, tra Bruxelles e Francoforte due donne al vertice stanno dando una pessima prova di se, replicando quanto già fatto alla guida dei loro paesi come ministri (l’una all’economia, l’altra alla difesa) e sarebbe opportuno che riservassero le loro attenzioni umane e professionali altrove, magari ad iniziare dai loro numerosi nipoti. L’Europa e gli europei possono fare tranquillamente a meno delle loro prestazioni, così come del Mes.

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