Mercato dell’auto: a fine 2022 al minimo storico ultimi 44 anni

Unrae stima 1,3 milioni vendite con una perdita di solo gettito Iva 7,85 miliardi. Serve un ripensamento profondo degli incentivi, tagliando l’elettrico e sostenendo l’auto aziendale. 

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Con 1,3 milioni di immatricolazioni il mercato dell’auto italiano nel 2022 segnerà il minimo storicodegli ultimi 44 anni, con la situazione cambierà di poco nel 2023 con un rialzo delle vendite previsto a 1,4 milioni. I dati consuntivi e previsionali del settore automotive in Italia, illustrati dall’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri (Unrae), mostrano la crisi di un settore che per decenni è stato trainante per l’industria nazionale, ma che ora mostra la corda.

Partendo dai dati, illustrati dal direttore generale di Unrae, Andrea Cardinali, negli ultimi tre anni il mercato dell’auto ha perso 1.612.000 veicoli immatricolati rispetto al 2019, anno pre-pandemia, e in parallelo le casse dello Stato hanno perso 7,85 miliardi di euro solo di gettito Iva.

Intanto la transizione energetica è partita ma si è già arenata: negli 11 mesi 2022 l’Italia, fra i 5 maggiori mercati europei, è all’ultimo posto nella diffusione di auto elettriche e ibride plug-in con una quota dell’8,8%, lontanissima dalla Germania (38,2%), dal Regno Unito (21,4%) e dalla Francia (21,2%) e superata dalla Spagna (9,5%). Complice anche il fatto, indiscutibile, di come il costodell’auto elettrica sia ancora eccessivo nonostante i ricchi incentivi pubblici, e come il costodell’energia per la ricarica della batteria in Italia sia più caro di quello di benzina e gasolio, oltre ai limiti della disponibilità dei punti di ricarica pubblici.

«Con un mercato a livelli così depressi – ha commentato Cardinali – per sostituire tutto il parco nazionale ci vorrebbero 30 anni». Un parco vetusto, con età media di 12,2 anni, insicuro e inquinante perché ancora composto da vetture ante Euro 4 (ben 9.916.000). E che è ancora più obsoleto per i veicoli industriali (età media 14,5 anni), veicoli commerciali (14 anni), autobus (12,5 anni), rimorchi e semirimorchi (17 anni).

Per il rilancio, il nuovo governo Meloni dovrebbe prendere coraggio e scardinare le politiche di sostegno al settore messe in campo dai governi Conte e Draghi, ripristinando la neutralità tecnologica, annullando il privilegio ora concesso ai modelli elettrici e ibridi e favorendo la diffusione di carburanti a ridottissimo contenuto di carbonio come il gasolio HVO sviluppato da Eni utilizzabile senza problemi su tutti i motori Euro 5 e Euro 6 sfruttando l’esistente rete distributiva, capace di abbattere fino al 90% le emissioni.

Sul tema interviene anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in riferimento a quanto accaduto nello scandalo mazzette all’Europarlamento: «c’è il rischio che i provvedimenti presidall’Ue siano stati fortemente influenzati da economie straniere. Io mi pongo il tema se le sceltesull’automotive sono scelte che abbiamo fatto consapevoli di ciò che succedeva o se le abbiamo fatte spinti da pressioni esterne». Tombola.

Sarebbe opportuno che il governo Meloni agisse in questo senso, ad iniziare dal riportare in Europa l’auto aziendale – ingiustamente penalizzata dai governi di centro sinistra degli ultimi vent’anni – assicurando già dal 2023 la completa deducibilità dell’Iva e del costo d’acquisto e di utilizzo, prevedendo agevolazioni anche a quelle aziende che assegnano le auto aziendali ai loro dipendenti, così come avviene in Europa, tanto che il 60% delle immatricolazioni di veicoli nuovi è fatto da aziende, che assicurano al mercato dell’auto il continuo ricambio, alimentando anche il settore dell’usato con prodottofresco” e a costi competitivi anche per il privato. Troppo difficile uscireda decenni di sterile e miope demagogia populista di sinistra?

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