Scandalo mazzette all’Europarlamento: è l’inizio di una frana?

A Bruxelles molti credono che quanto scoperto dalla magistratura belga sia solo la punta di uno scandalo di dimensioni ben più ampie. 

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Scandalo mazzette all’Europarlamento

Quanto scoperto dalla magistratura belga con lo scandalo mazzette all’Europarlamento da 1,5milioni di euro sequestrati a due esponenti della sinistra socialista europea (uno italiano e l’altra greca, più altri portaborse finiti in galera) pare essere solo l’antipasto di uno scandalo ben più vasto, dove molti europarlamentari avrebbero tenuto un comportamento politico compiacente verso provvedimenti sostenuti da poteri molto ben disposti a ringraziarli tangibilmente.

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Lo scandalo mazzette all’Europarlamento potrebbe coinvolgere molti altri parlamentari, tanto che gli inquirenti belgi stanno intensificando gli sforzi per scoprire il marcio. Marcio che ha consentito l’approvazione di norme che paiono non essere state prese all’insegna dell’interesse europeo e, soprattutto, degli europei. E in questo potrebbe essere coinvolta anche la stessa Commissione europea, che sta portando avanti strategie che fanno a pugni con gli interessi strategici europei, a partire dal divieto della commercializzazione di veicoli con motori termici a partire dal 2035, all’obbligo di adozione dei pannelli fotovoltaici su tutti gli edifici, all’abrogazione dell’impiego dei carburanti fossili sostituiti non si sa ancora da cosa. O per lo sdoganamento dei prodotti alimentati sintetici, quelli su cui volteggiano famelici gli interessi delle multinazionali globali a danno della tipicità, della tradizione e della genuinità e naturalità dei prodotti.

Insomma, lo scandalo mazzette all’Europarlamento pare essere solo la punta di un iceberg, con molto ancora da scoprire, tanto che emerge ancora una volta lo scarso profilo deontologico di tanti parlamentari, pronti a contrabbandare gli interessi degli elettori per qualche valigetta di contanti – per loro il tetto non esiste! – o qualche vacanza lussuosa per sé e i propri familiari.

Non solo: visto che ormai è nelle stanze dell’Europarlamento che si decide l’80% delle norme che poi interessano i singoli stati, sarebbe opportuno che i partiti mettessero in lista candidati di spessore, di capacità e istruzione adeguata, in possesso della conoscenza adeguata delle lingue– a Bruxelles l’italiano è praticamente scomparso come lingua ufficiale, a favore dell’inglese e del francese – e, soprattutto, dotati di sufficiente indipendenza e capacità critica tale da non farsi abbindolare dal primo lobbista che capita.

Poi, non guasterebbe che il governo nazionale coinvolgesse maggiormente la pattugliaeuroparlamentare nella preparazione dei principali provvedimenti di governo, tale anche da fare leva sul potere europeo per favorire l’adozione di politiche che vadano a non penalizzare gli interessi nazionali, come troppo spesso è avvenuto anche nel recente passato, con la nomina di commissari italiani di seconda o terza scelta politica.

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