Cara politica. Ha fatto discutere la delibera dell’ufficio di presidenza della Camera dei Deputati presieduta dal leghista scaligero Lorenzo Fontana, con cui si è aumentato del 120% la dotazione del fondo tecnologico di ciascun rappresentante del popolo sovrano della XIX legislatura, quasi che ciascun neo deputato – o deputato rieletto – non possedesse già di suo – o dalla scorsa legislatura – un telefono cellulare, un tablet e un computer portatile. No problem: ci pensa la Camera ad assicurare il rimborso a piè di lista di una dotazione tecnologica di tutto punto, magari pure griffata.
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Una decisione che ha scatenato un putiferio anche perché la spesa per il funzionamento dei gruppi parlamentari, nonostante il taglio di ben 230 eletti a seguito della riforma costituzionale, non è affatto calata rispetto alla scorsa legislatura: tutt’altro.
Cara politica. La spesa per il funzionamento dei gruppi parlamentari è passata da 30 milioni di euro a 44 milioni. Di fatto, il finanziamento pubblico ai partiti abolito con referendum nel 1993 con il 90,3% dei consensi degli italiani è tornato dalla finestra dei gruppi parlamentari dove spesso, guarda caso, albergano anche i segretari dei vari partiti.
Secondo la nota diffusa dall’ufficio di presidenza della Camera per raffreddare le polemiche, non si tratterebbe di aumento reale, perché il bonus per le dotazioni tecnologiche nella scorsa legislatura era di “2.500 euro” (determina dei questori numero 0016497 del 2018), mentre ora è di “5.500 euro” (det. 0024059 del 24 novembre 2022) solo grazie alla fusione di due capitoli di spesa prima distinti. Proprio nell’ultima determina è scritto chiaramente che i prodotti di cancelleria, all’allegato 2 della nuova disciplina, “non concorrono alla determinazione dell’importo di 5.500 euro”. Solo a chi non bastasse questa fornitura di centinaia fra buste, lettere, cartelle, fermagli, pennarelli ed evidenziatori è data la possibilità di attingere dai 5.500 euro per ottenerne altri ancora, come extra.
Di fatto, l’ufficio di presidenza della Camera ha preso atto che nel 2022 i deputati utilizzano decisamente di meno carta, penna, buste, penne e francobolli per tenersi in collegamento con il proprio collegio, abolendo la destinazione d’uso del fondo e trasformandolo in un unico fondo che ciascun deputato può utilizzare a discrezione. Anche perché Montecitorio già fornisce, gratuitamente, ai parlamentari tutto il materiale di cancelleria di cui abbisognano e che dunque non intaccano il nuovo maxi fondo destinato alle dotazioni tecnologiche che però fa emergere una lacuna: tra le spese autorizzate non risultano rimborsabili la play station et similia che, forse, qualche onorevole avrebbe gradito.
Cara politica. Ultima nota riguarda la sparizione delle penali per gli onorevoli assenteisti: nel 2018, sotto la presidenza di Roberto Fico, furono inseriti alcuni vincoli per limitare l’erogazione dei fondi e punire i deputati scansafatiche, prevedendo che, nel caso in cui un parlamentare non partecipasse ad almeno il 50% delle sedute in Aula o non presentasse almeno l’80% delle proposte di legge in formato elettronico, per risparmiare sulla carta, l’accesso al fondo sarebbe stato ridotto in proporzione. Di questo passaggio, nel provvedimento varato il 24 novembre presidente il leghista Lorenzo Fontana, non c’è più traccia. Sparito così come ogni speranza di una politica meno costosa, meno fanfarona e arruffa popolo.
Intanto, mentre i deputati festeggiano il prossimo Natale con la possibilità di farsi ricchi regali tecnologici, altri con la Finanziaria 2023 devono prepararsi a tirare la cinghia e a fare nuovi sacrifici, quelli che paiono ignoti alla novella (dis)onorevole Casta.
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