Intanto, se il Governo cade, secondo la Cgia di Mestre si centrerà automaticamente il rapporto deficit/Pil del 3% grazie al ritorno in vita dell’Imu e all’aumento dell’Iva
Il “d-day” è previsto per il 1 ottobre, quando l’aliquota ordinaria dell’Iva salirà al 22%. Alla luce di questa novità, l’Ufficio studi della Cgia ha individuato, sulla base della spesa media annua delle famiglie italiane, quali saranno i prodotti ed i servizi che subiranno i maggiori aggravi; la stima si basa sull’ipotesi che nel 2014 la propensione alla spesa al consumo delle famiglie italiane rimanga la stessa di quella registrata l’anno scorso (ultimo dato statistico oggi disponibile).
Al vertice di questa particolare graduatoria troviamo i mobili, gli elettrodomestici e la manutenzione della casa. A fronte di una spesa annua delle famiglie italiane pari a 68,5 miliardi di euro, l’aumento dell’Iva comporterà un aggravio annuo di queste voci di 567 milioni di euro. Fatto 100 il gettito atteso dalla spesa delle famiglie, con l’aumento di un punto dell’Iva sulle famiglie, questa tipologia di spesa inciderà sul totale per una quota pari al 19,8%. Al secondo posto l’abbigliamento e le calzature. Con una spesa familiare annua pari a 66,5 miliardi di euro, il ritocco dell’Iva porterà un gettito aggiuntivo di 550 milioni di euro, pari al 19,3% del maggior gettito totale atteso. Al terzo posto di questa classifica le riparazioni, le manutenzioni e i pezzi di ricambio dei mezzi di trasporto. A seguito di una spesa famigliare annua di 36 miliardi di euro, l’incremento dell’aliquota ordinaria dell’Iva su questa spesa “garantirà” un gettito aggiuntivo di 298 milioni di euro, pari al 10,4% del maggior gettito previsto.
“A subire l’aggravio più pesante – dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – saranno gli acquisti dei prodotti ‘Made in Italy’ che costituiscono l’asse portante del nostro manifatturiero. Pertanto, il probabile calo dei consumi che interesserà queste voci avrà degli effetti molto negativi anche sulla miriade di piccole e medie imprese che già oggi operano in condizioni di grave difficoltà a seguito di una tassazione a livelli record, ad una burocrazia eccessiva ed asfissiante e di una crisi che continua a produrre i suoi effetti negativi”.
La Cgia ricorda che il gettito annuo atteso dall’incremento dell’aliquota ordinaria dell’IVA dal 21% al 22% è pari a 4,2 miliardi di euro all’anno: questa somma graverà per il 67% (in valore assoluto pari a 2,85 miliardi di euro circa) sulle tasche delle famiglie, mentre il rimanente 33% (1,35 miliardi) “colpirà” le imprese, il settore “no profit” e in parte anche l’Amministrazione pubblica.
Non solo: l’azione combinata dell’aumento dell’Iva e della caduta del Governo farà paradossalmente rimettere in asse i conti dello stato, visto è più che fondata la possibilità che a dicembre si debba pagare la seconda rata dell’Imu. Negli ultimi tre mesi, questi provvedimenti potrebbero portare un gettito aggiuntivo di 3,3 miliardi di euro, sufficienti le tre principali misure da “coprire” entro la fine di quest’anno che richiedono 2,5 miliardi di euro: 0,5 miliardi per il finanziamento della Cig in deroga; 0,4 miliardi per il finanziamento delle missioni militari e 1,6 miliardi per la correzione del rapporto deficit/Pil entro il 3%.
Tornando all’aumento dell’Iva, secondo la Cgia i consumi delle famiglie sono destinate a subire una contrazione ulteriore del 3% per l’anno in corso, allontanando le probabilità di ripresa dell’economia nazionale.