Dopo lo scalpore dell’esproprio proletario del 30% dei seggi uninominali perpetrato ai danni del Pd di Enrico Letta, un risultato decisamente superiore alle miglior speranze dello stesso leader di Azione, ecco che appena tre giorni dopo Carlo Calenda abbandona il Pd di Letta e, come ogni buon discolo impenitente, dichiara finito il gioco portandosi via la palla.
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La scelta di Calenda era nell’aria già al momento in cui Letta ha annunciato l’entrata nell’ammucchiata di sinistra dei Verdi di Bonelli e i rifondaroli di Sinistra Italiana di Fratoianni, due forze politiche programmaticamente agli antipodi dell’Azione calendiana. Una sorta di unione contro natura tra il diavolo e l’acqua santa all’insegna della santa alleanza contro lo scenario di una vittoria del centro destra a trazione di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Ora si torna alla casella di partenza del gioco dell’oca delle alleanze, con Carlo Calenda che guarda con interesse all’Italia Viva di Matteo Renzi con cui potrebbe concretizzarsi quel terzo polo di stampo liberale e progressista, che potrebbe assurgere ad ago della bilancia tra i due maggiori schieramenti nel caso che dalle urne consegua un risultato sotto la maggioranza assoluta.
Certo, Calenda da discolo di mondo avrebbe dovuto annusare fin dall’inizio il possibile trappolone che il disperato Letta stava approntando, con il Pd trasformato in una sorta di Arca di Noè politica con dentro quasi tutto che non sia di centro destra, trasformando il partito in un bordello politico con dentro tutto e il suo contrario. E con il risultato affatto non trascurabile che avrebbe ridotto grandemente le possibilità di rielezione dei parlamentari Dem uscenti già di sue ridotte dal taglio dei parlamentari per fare posto ai disperati della politica in cerca di uno scranno per il proprio futuro personale. Di sicuro avrebbe evitato si sporcarsi le mani e di evitare di fare una rincorsa all’ultimo momento per riorganizzarsi e definire l’alleanza con Renzi.
Se lo scenario centrista venisse a concretizzarsi, questo potrebbe ambire a superare la soglia del 10% recuperando consensi sia a sinistra che al centro destra, con Forza Italia che potrebbe subire ulteriori emorragie da parte di potenziali orfani dello scranno (e, soprattutto, dell’indennità di carica). Sarebbe un’interessante alternativa che potrebbe recuperare al voto ampie schiere di astensionisti schifati dall’offerta politica stantia e riciclata che gran parte delle forse politiche stanno ammannendo agli elettori, ai quali potrebbe rimanere solo l’alternativa dei partiti antisistema, come Italexit o Italia Sovrana che da par loro stanno registrando un incoraggiante consenso nella raccolta delle firme per la presentazione delle liste elettorali.
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