Rapporto Censis Ugl: in 10 anni crollano gli stipendi (-8,3%)

Il 13% degli operai sotto la soglia povertà. In Italia si allarga la forbice tra il reddito lordo e quello netto. 

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Trentino le retribuzioni più basse del NordEst apporto Censis Ugl

Cala il valore degli stipendi, aumentano i lavoratori che vivono sotto la soglia di povertà e più di un dipendente su dieci è sottopagato: è il quadro che emerge dal rapporto annuale di Censis Ugl “Tra nuove disuguaglianze e lavoro che cambia: quel che attende i lavoratori” appena presentato.

In dieci anni, fra 2010 e 2020, il valore reale delle retribuzioni in Italia è crollato dell’8,3%. Alla categoria dei “lavoratori poveriappartengono il 13,3% di operai e assimilati nel lavoro dipendente e il 7,6% dei lavoratori indipendenti, fascia che durante la pandemia si è allargata come non mai. Nel 2010 erano rispettivamente il 10,2 e il 5,2%. Più del 60% dei lavoratoriritiene che il proprio stipendio non sia adeguato al costo della vbita. Mentre il 10,4% dei dipendenti si vede arrivare ogni mese una busta paga inferiore ai valori soglia di 953 euro per il tempo pieno e 533 euro per quello parziale. A essere sottopagati sono il 30% dei giovani fra 15 e 24 anni, il 26,9% delle persone con contratto a termine e il 14% delle donne.

Il Paese è attraversato da divari che si fanno sempre più profondi: le persone fino a 29 anni di età guadagnano il 40% in meno degli ultra 55, le donne il 37% in meno degli uomini e i residenti nel Mezzogiorno il 28% in meno di chi vive nel NordOvest.

Cresce la quota di contratti a tempo determinato, +29% nell’ultimo decennio (ovvero in termini assoluti, 652.000 in più rispetto al 2010). E aumenta il tempo parziale, modalità che oggi interessa 19,8% dei lavoratori contro il 15,8% del 2010. Ma nella grande maggioranza dei casi si tratta di lavoro a tempo parziale involontario, non desiderato: questo avviene per il 74,2% degli uomini e il 61,1% delle donne.

C’è poi il macigno della questione fiscale. Nel rapporto Censis Ugl si sottolinea che la differenza tra stipendio lordo e importo netto percepito dai lavoratori in Italia è pari al 46% del costo del lavoro. Il dato è superiore solo in Francia (46,6%), Austria (47,3%), Germania (49%) e Belgio (51,5%). Una questione che, secondo Ugl, va affrontata con l’intervento del governo: «non è il salario minimo che serve, serve il taglio del cuneo fiscale, nella parte che compete al lavoratore e in quella che compete alle aziende» ha detto il segretario generale, Paolo Capone. «Serve concentrarsi su un discorso di sistema» perché, secondo il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, è scorretto «in quanto tende a obbedire a leggi ideologiche che irrigidiscono la dinamica dei salari».

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