Male le immatricolazioni del gruppo Fiat. Si difendono solo i marchi del lusso. Se non si vuole il tracollo definitivo del settore, serve un’immediata azione fiscale a supporto delle vendite
Prosegue anche a giugno il continuo calo delle vendite di autoveicoli nuovi, con un pesantissimo danno per l’occupazione del settore e del gettito fiscale, tanto che è sempre più indispensabile un’azione decisa del Governo volta a supportare le vendite con un regime fiscale meno opprimente, in linea con la media europea, specie per il settore dell’auto aziendale. Nonostante il consueto apporto di autovetture a “kilometri zero”, il mese di giugno 2013 si è chiuso con una perdita del 5,5% rispetto a giugno 2012, per un totale di 122.008 autoveicoli immatricolati.
“Deve però esser chiaro a tutti che anche se quest’anno alla fine eguagliassimo il 2012, evento peraltro improbabile, il problema rimarrebbe in tutta la sua interezza. Oramai siamo a un mercato italiano simile a quello del 1969, ossia 44 anni fa. A testimoniare che l’Italia ha sbagliato tutte le scelte politiche sull’automotive sono i dati sulle vendite 2012 in Europa, dove siamo stati il fanalino di coda. Cos’altro bisogna aspettare per intervenire?” commenta molto amaro Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di tutti marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus, rispetto ai dati di immatricolazione di autovetture nuove a giugno diffusi dal Ministero dei Trasporti.
Secondo Pavan Bernacchi “il nostro ottimismo imprenditoriale viene costantemente smorzato dalla razionalità dei dati. Il settore dell’auto in Italia sta vivendo una crisi molto più grave di quella dell’economia reale del Paese: sui livelli ante-crisi le immatricolazioni hanno infatti subito un calo del -44%, mentre la produzione industriale è scesa del 25,4% mentre il PIL cala del 6,5%. I motivi del crollo dell’auto sono evidenti: un overdose di imposte che si è abbattuta sulle nostre aziende e sui nostri clienti, caro-IVA, caro-carburanti, caro-assicurazioni, difficoltà di accesso al credito. Nel mese di giugno abbiamo assistito ancora una volta, ha dell’incredibile, all’utilizzo dell’accisa sui carburanti come fonte di copertura per misure governative e, quindi, abbiamo visto confermata, anche dal Governo Letta, la linea che ha prodotto danni ben più gravi della crisi economica in sé. Questo è il nostro più grande rammarico perché il nostro settore, ancora prima di incentivi, ha bisogno di disinnescare i dis-incentivi o di non vararne di nuovi. E invece cadiamo sempre lì, sugli autoveicoli utilizzati per spremere sangue dai muri creando contrazione della domanda e disoccupazione nell’intera filiera”.
Secondo le stime di Federauto la proiezione dei dati del primo semestre 2013 porta a intravedere un consuntivo annuale non superiore a 1.250.000 immatricolazioni, con un peggioramento dell’avvilente 2012 chiuso con poco più di 1.400.000 pezzi. “Al Presidente del Consiglio Letta, ai suoi Ministri dell’economia Saccomanni, dello sviluppo economico Zanonato e dei trasporti Lupi, chiediamo – dice Pavan Bernacchi – di leggere con attenzione i dati perché c’è la necessità di reagire subito, mettendo al più presto intorno al tavolo i rappresentanti di tutta la filiera automobilistica. Un settore che, peraltro, continua a dare allo Stato entrate fiscali per una quota pari al 16,6% del PIL. Ma per quanto?”