Calo generalizzato in Spagna, Italia, Germania e Francia. Cresce a doppia cifra la Gran Bretagna
L’Acea (associazione europea dei costruttori di auto) ha diffuso i dati europei relativi al mercato dell’auto in Europa nei primi cinque mesi dell’anno, evidenziando la Waterloo continentale delle quattro ruote. A maggio tutti i principali mercati sono stati in negativo, con percentuali variabili dal -2,6% della Spagna al -8,0% dell’Italia al -9,9% della Germania e del -10,4% della Francia.
Unico mercato in controtendenza la Gran Bretagna, che fa registrare l’ennesima crescita che a maggio s’attesta al +11%. Nei primi cinque mesi dell’anno, il calo è anch’esso generalizzato, con una riduzione del 5,8% in Spagna, del 8,8% in Germania, del 11,3% in Italia e del 11.9% in Francia. Ancora una volta, la Gran Bretagna, unico tra i grandi mercati automobilistici del continente ad essere fuori dall’area Euro, la prima parte dell’anno è in crescita, in media del 9,3%.
Tra i singoli marchi, male il gruppo Fiat (calo medio nei primi 5 mesi del 9,5%, con punte del 32,8% per Alfa Romeo e del 25,3% di Lancia/Chrysler), Perugeot-Citroen (-13,9%), GM (-11,0%), Ford (-12,8%) e Toyota (-12,1%). Tengono i marchi di lusso, con cali limitati per BMW (-2,6%) e Volkswagen (-3,3%). Bene invece Mercedes (+2,3%) e Jaguar Land Lover (+13,1%). Tra i generalisti, tiene anche Hyundai (-1,9%) e la consociata Kia (+2,4%).
“I dati del mercato europeo confermano un calo generalizzato per tutti i beni di consumo durevoli, ad iniziare dalla casa e dall’automobile – commenta Filippo Pavan bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione dei concessionari di autoveicoli in Italia – e anche realtà ricche come la Germania confermano quanto accade in Francia e in Italia”. Per Pavan Bernacchi “la situazione del comparto è drammatica e quando il Governo deciderà d’intervenire sarà sempre troppo tardi. Basti vedere cosa è successo per la nautica, dove il Governo è intervenuto ora dopo avere distrutto un intero comparto”. Per i concessionari “il settore dell’auto di lusso colpito da superbolli e da controlli vessatori nei confronti degli utilizzatori di veicoli prestazionali in Italia si è quasi completamente azzerato, cancellando le nuove immatricolazioni di auto come Ferrari, Maserati Porsche e i top di gamma di Audi, Mercedes e Bmw, causando pesanti contraccolpi anche sull’usato, che i concessionari hanno dovuto svendere con perdite medie del 40% in Francia e in Germania”.
Pavan Bernacchi critica la fiscalità complessiva che grava sul settore delle quattro ruote: “sarebbe opportuno fare meno demagogia e puntare più a tagliare le spese superflue e gli sprechi che albergano nelle maglie del settore pubblico centrale e locale. Nel ridimensionare grandemente la deducibilità dei veicoli aziendali – passata in breve dal già basso 40% al 20% – si è contribuito a taglia di oltre 600.000 pezzi le immatricolazioni con un mancato gettito di 3.150 milioni di euro tra Iva e bolli, generando qualcosa come 200.000 persone che usufruiscono di ammortizzatori sociali. Davvero un bel risultato l’aver finanziato la riforma del mondo del lavoro – che in larga parte è già fallita – tagliando la deducibilità dei veicoli aziendali generando nuovi disoccupati”.