Analisi della Banca d’Italia sull’economia delle regioni del NordEst

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Banca italia presentazione analisi congiunturale TAA 1
Banca italia presentazione analisi congiunturale TAA 1Tra luci ed ombre, il 2012 evidenzia una generale contrazione dell’economia, acuita dall’andamento del mercato intero e solo in parte mitigato dall’andamento dell’export

La Banca d’Italia ha diffuso la consueta analisi di metà giugno sull’andamento dell’economia delle regioni italiane nel corso del 2012. Ne emerge un quadro in chiaro scuro, dove predomina la contrazione dell’economia, acuita dall’andamento del mercato interno, mentre l’export contribuisce solo in parte a rendere il risultato complessivo meno negativo.

Questo il quadro per le singole realtà del NordEst.


Trento-PiazzaDuomo-PalazzoPretorio-ilnordestTrentino Alto Adige

Nel 2012, l’attività economica in Trentino-Alto Adige si è contratta. Dopo la stagnazione registrata nel 2011, il prodotto regionale è stimato da Prometeia in calo del 2% circa, un andamento solo lievemente più favorevole di quello osservato nella media italiana e del NordEst. L’industria manifatturiera ha continuato a risentire della forte riduzione della domanda interna: il fatturato è diminuito e la quota d’imprese che hanno chiuso l’esercizio in perdita è cresciuta in maniera significativa. Le esportazioni, pur continuando a fornire un contributo positivo, hanno fortemente rallentato. L’elevata incertezza sulle prospettive di recupero dell’economia ha frenato gli investimenti, che hanno registrato un forte calo rispetto all’anno precedente.

È proseguita la crisi del comparto delle costruzioni, che sperimenta ripetute contrazioni dell’attività da oltre un quinquennio. I bilanci delle imprese del comparto presentano una situazione finanziaria problematica. Alla prolungata fase di debolezza ha contribuito in misura rilevante l’edilizia residenziale, soprattutto per quanto riguarda le nuove realizzazioni. Le quotazioni immobiliari, dopo aver ristagnato negli ultimi anni, hanno cominciato a scendere, seppure in misura inferiore rispetto al resto del paese; nei primi nove mesi dell’anno sono inoltre diminuite le compravendite di immobili, ad uso sia abitativo sia commerciale. I bandi di lavori pubblici sono risultati in calo, anche a causa delle minori risorse disponibili nei bilanci delle Province autonome.

Il valore aggiunto del settore terziario ha ristagnato. I consumi delle famiglie sono diminuiti, in connessione con la contrazione del reddito disponibile e con il deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro: ne ha risentito in modo particolare il comparto del commercio al dettaglio, mentre il commercio all’ingrosso ha continuato a presentare andamenti positivi, grazie al contributo della domanda estera. Il settore turistico ha registrato un nuovo aumento delle presenze: l’afflusso dei turisti stranieri ha più che compensato le minori presenze di turisti italiani.

L’occupazione ha continuato a tenere in entrambe le province, sostenuta anche dal maggior ricorso alla Cassa integrazione guadagni; il tasso di occupazione si è confermato notevolmente al di sopra della media italiana. Nel mercato del lavoro le generazioni più giovani risultano essere quelle maggiormente penalizzate: per la classe di età fra i 15 e i 34 anni, il contributo alla crescita dell’occupazione complessiva è stato costantemente negativo negli ultimi cinque anni. L’ulteriore aumento dell’offerta di lavoro si è tradotto in una maggiore incidenza della disoccupazione, che in regione, pur rimanendo contenuta nel confronto con le altre aree del paese, è quasi raddoppiata rispetto al valore minimo regi- strato nel 2007.

Nel corso del 2012, il credito bancario alla clientela residente ha rallentato in provincia di Trento, evidenziando a fine anno solo una leggera crescita rispetto a 12 mesi prima; in provincia di Bolzano i prestiti sono risultati in lieve diminuzione fin dal primo trimestre dell’anno. Tali dinamiche sono state determinate soprattutto dalla flessione dei prestiti al settore produttivo. La domanda di credito da parte delle imprese è ulteriormente calata, in connessione con la bassa propensione a effettuare investimenti; le richieste delle imprese hanno riguardato maggiormente il finanziamento del capitale circolante e la ristrutturazione del debito. Dopo l’irrigidimento del 2011, le condizioni di offerta da parte degli intermediari si sono stabilizzate nel corso dell’anno; le banche hanno continuato ad assumere un atteggiamento più cauto nei confronti delle imprese di costruzioni e, in generale, a discriminare la clientela sulla base della classe di rischio. I tassi di interesse applicati sui prestiti alle imprese sono generalmente aumentati. I prestiti alle famiglie consumatrici hanno progressivamente decelerato nel corso del 2012, frenati dal forte rallentamento dei finanziamenti per l’acquisto di abitazioni; il credito al consumo è diminuito in provincia di Trento ed è cresciuto solo leggermente in provincia di Bolzano.

Risentendo della sfavorevole fase congiunturale, la qualità del credito è peggiorata. In provincia di Trento sono aumentati sia l’incidenza delle nuove sofferenze sui prestiti, sia il peso delle altre posizioni caratterizzate da anomalie nel rimborso. Seppure in misura inferiore rispetto alle imprese, il deterioramento della qualità del credito ha riguardato anche i prestiti alle famiglie. In provincia di Bolzano il flusso delle nuove sofferenze sui prestiti si è ridotto, ma è aumentato il peso del complesso dei crediti deteriorati nei confronti del settore produttivo.

La raccolta diretta delle banche da famiglie e imprese è aumentata in entrambe le province, sospinta dalla forte crescita dei depositi a scadenza vincolata, su cui le banche hanno offerto remunerazioni più elevate; si sono per contro ridotte le obbligazioni emesse dagli intermediari, penalizzate anche da un trattamento fiscale meno favorevole.


Piazza-Unità-Trieste-Marco-Milani-ilnordestFriuli Venezia Giulia

In un contesto di perdurante debolezza ciclica dell’economia italiana, nel corso del 2012 si è accentuata la riduzione della domanda rivolta al sistema produttivo regionale, iniziata nella seconda metà del 2011. In termini reali è diminuita di quasi il 7%, interessando pressoché in egual misura sia la componente estera sia quella interna, rimasta ampiamente al di sotto rispetto al livello antecedente la crisi. Il Friuli Venezia Giulia è la regione che ha dato nel 2012 il contributo negativo più accentuato alla dinamica delle esportazioni nazionali, in controtendenza con il NordEst e la me- dia italiana.

Nell’edilizia i livelli di attività produttiva hanno continuato a ridursi in presenza di una contrazione degli scambi nel mercato immobiliare, diminuiti in un anno di quasi un terzo.

Il calo del reddito disponibile delle famiglie e l’incertezza diffusa hanno penalizzato i consumi e le dinamiche del terziario commerciale e di quello turistico. È invece proseguita, seppur con un ritmo più lento, la crescita del traffico delle merci transitate per il sistema portuale regionale.

La difficile congiuntura si è riflessa in un marcato peggioramento dei principali indicatori del mercato del lavoro regionale sul mercato del nonostante il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali. Nel 2012 il numero degli occupati si è ridotto, raggiungendo il valore più basso dall’inizio della crisi, e il tasso di disoccupazione è salito dal 5,2 al 6,8%; tale dinamica ha interessato i principali settori di specializzazione dell’economia regionale ed è risultata più intensa per i giovani anche in connessione alla diminuzione dei flussi di assunzioni. Gli ingressi in mobilità e gli interventi autorizzati di Cassa integrazione guadagni hanno raggiunto livelli storicamente elevati.

Nei dodici mesi terminanti alla fine 2012 i prestiti bancari a imprese e famiglie residenti in Friuli Venezia Giulia sono calati dell’1,6%. La flessione ha interessato principalmente le imprese (-2,3%), in particolare quelle di piccole dimensioni, e nell’ultimo trimestre dell’anno si è estesa anche alle famiglie consumatrici (-0,4%). Malgrado l’aumento delle richieste connesse alla ristrutturazione del debito, la domanda di prestiti delle imprese è diminuita soprattutto a causa della ridotta attività di accumulazione. Il calo si è esteso a tutti i principali settori dell’economia ed è stato più intenso per la manifattura. Si è arrestata la crescita dei prestiti alle famiglie consumatrici per l’acquisto di abitazioni: i nuovi mutui si sono dimezzati rispetto all’anno precedente. Nell’ultimo trimestre del 2012 il credito al consumo ha invece ripreso ad aumentare. Dal lato dell’offerta le condizioni del credito restano tese riflettendo l’attuale fase ciclica. Gli ingressi in sofferenza dei crediti concessi alle imprese sono aumentati dal 2,3 al 2,5%, valore storicamente elevato; la rischiosità delle costruzioni è cresciuta di oltre un punto percentuale al 5,2%. La quota dei finanziamenti che hanno già manifestato segnali di temporanea difficoltà di rimborso – esposizioni scadute, incagliate e ristrutturate – è aumentata di due punti percentuali raggiungendo il 7,2%. La qualità del credito delle famiglie consumatrici è rimasta elevata nonostante il lieve aumento dell’incidenza delle partite anomale. La raccolta retail presso le famiglie residenti è aumentata. Nel 2012 i depositi bancari detenuti dalle famiglie consumatrici hanno continuato a crescere sospinti dall’incremento delle componenti più remunerative; si è arrestato inoltre il calo dei conti correnti avviatosi a metà del 2011. Tra i titoli in deposito delle famiglie il valore a prezzi di mercato delle obbligazioni di aumentato del 3,5%, dopo aver ristagnato nei dodici mesi precedenti


VeneziaCampanileSanMarco 1Veneto

Nel 2012 si è acuita la fase di recessione conseguente alle tensioni sul mercato del debito sovrano e alle manovre di consolidamento fiscale. L’economia del Veneto ha risentito della diminuzione dei consumi e degli investimenti interni mentre la domanda di beni e servizi dall’estero ha nel complesso registrato una tenuta. La contrazione dell’attività economica è proseguita nei primi mesi del 2013, alimentata dal rallentamento registrato dall’economia europea nella seconda parte del 2012.

L’attività nell’industria manifatturiera si è nuovamente contratta e si attesta ben al di sotto dei livelli precedenti alla crisi finanziaria del 2008. L’incertezza sulle prospettive di recupero dell’economia e condizioni di accesso al credito ancora tese continuano a frenare gli investimenti interni, in diminuzione da un biennio. Questi fattori e l’ampio grado di capacità produttiva inutilizzata influirebbero negativamente, in base alle previsioni delle imprese, sugli investimenti programmati per il 2013. La crescita del commercio mondiale ha sostenuto le esportazioni e continua a esercitare un’influenza positiva sulla decisione di investire all’estero. Nell’ultimo quinquennio gli investimenti delle imprese, specialmente quelle di maggiori dimensioni, si sono più frequentemente diretti verso i mercati esteri per costituire basi commerciali e produttive nei mercati più dinamici.

Per il sesto anno consecutivo, il comparto edile ha registrato una diminuzione dei volumi produttivi derivante dalla debolezza degli investimenti immobiliari di famiglie e imprese. Ne risentono le imprese del comparto che presentano frequentemente elevati livelli di invenduto e una situazione finanziaria problematica. Anche il terziario ha sofferto della diminuzione della domanda interna; la debolezza dei consumi ha colpito specialmente il settore del commercio mentre il comparto turistico e quello dei trasporti, in rallentamento, sono stati sostenuti unicamente dalla domanda proveniente dall’estero.

La contrazione dell’attività economica ha influito sugli orari effettivamente lavorati dagli occupati, che sono calati in conseguenza della riduzione degli straordinari, di un più intenso ricorso al partime e all’utilizzo degli ammortizzatori sociali. L’occupazione è rimasta invariata, ma la riduzione del reddito disponibile ha favorito una più elevata partecipazione al mercato del lavoro; ne è conseguito un netto aumento del tasso di disoccupazione, in particolare per i lavoratori più giovani.

La diminuzione dei livelli produttivi e condizioni di accesso al credito ancora tese hanno frenato la dinamica dei prestiti bancari, risultati in progressiva diminuzione nel corso del 2012. La netta riduzione dei nuovi mutui per l’acquisto della casa ha depresso la dinamica del credito alle famiglie mentre le imprese hanno fatto ricorso al credito bancario prevalentemente per ristrutturare l’indebitamento pregresso; le imprese finanziariamente vulnerabili hanno incontrato condizioni di offerta più restrittive. Il costo della raccolta, in lenta diminuzione, e la rischiosità della clientela, ancora elevata, hanno rallentato la diminuzione dei tassi d’interesse sui prestiti.

Nel triennio 2009-11, in un contesto di minori risorse trasferite dallo Stato, gli Enti pubblici territoriali del Veneto hanno stabilizzato le spese correnti, anche nel comparto sanitario, e contratto quella in conto capitale. Il debito degli enti si è ridotto per effetto delle misure di contenimento di finanza pubblica e dei vincoli del Patto di stabilità, destinati, nel prossimo futuro, ad essere estesi alle numerose società partecipate.

Nel corso del 2012 la spesa per investimenti dei Comuni ha mostrato una leggera ripresa, grazie anche alle misure di flessibilizzazione del Patto adottate a livello regionale, mentre si sono ridotti gli investimenti del comparto sanitario


Bologna  Le Due Torri 1Emilia Romagna

Dopo la debole crescita del 2011, lo scorso anno l’attività economica in Emilia-Romagna si è contratta. Secondo le stime di Prometeia, il prodotto regionale è diminuito del 2,4%, portandosi sotto il livello del 2007 del 6,6%. L’andamento del prodotto ha risentito della marcata flessione della domanda interna, sia nella componente dei consumi sia in quella degli investimenti. Le esportazioni, pur in forte rallentamento in connessione con la decelerazione del commercio mondiale, sono state l’unico sostegno alla domanda, attenuandone la caduta.

In base a nostre stime, il terremoto, che nel maggio del 2012 ha colpito con ingenti danni alcune aree che rappresentano poco più del 10% dell’economia regionale, avrebbe accentuato di pochi decimi di punto la flessione del PIL della regione. Il rallentamento si è accompagnato a un calo dei flussi di ingresso nel mercato del lavoro, specie nell’industria, e a una diminuzione del credito utilizzato dalle imprese localizzate nei comuni colpiti.

Nell’industria gli ordini alle imprese si sono ridotti sensibilmente, con un’intensificazione del calo in corso d’anno. La contrazione della domanda si è riflessa negativamente sull’attività produttiva. La forte incertezza sulle prospettive di ripresa, i bassi livelli di utilizzo della capacità produttiva e le tensioni sull’accesso al credito hanno determinato una nuova diminuzione degli investimenti. Nel settore delle costruzioni la fase negativa è proseguita anche nel 2012; si stima che il valore aggiunto del settore sia tornato sui livelli di oltre 10 anni fa. La nuova, forte caduta del numero di compravendite residenziali non si è tuttavia pienamente riflessa sul calo dei prezzi. Il settore dei servizi ha risentito della diminuzione della domanda interna. Nel commercio si è avuto un calo significativo, particolarmente accentuato per i beni durevoli; anche l’attività turistica è diminuita, per effetto della contrazione della componente domestica. In tutti i settori la crisi ha accresciuto il numero di imprese interessate da procedure concorsuali.

Il numero di occupati si è lievemente ridotto rispetto all’anno precedente; la flessione si è concentrata nell’industria. Dopo il calo del 2011, sono cresciute le ore autorizzate di Cassa integrazione, sia nella componente ordinaria sia in quella straordinaria. Si è ulteriormente intensificato il processo di ricomposizione della forza lavoro a favore delle classi più anziane, già in atto negli anni precedenti. Il tasso di disoccupazione è aumentato al 7,1%, il massimo storico, e al 17,4% per i giovani tra i 15 e i 29 anni.

Il deterioramento del quadro congiunturale si è riflesso sulla dinamica dei prestiti bancari alle imprese, diminuiti del 2,6% rispetto all’anno precedente. La flessione, sebbene generalizzata a tutte le categorie di prenditori, è stata più intensa per le piccole imprese e per quelle operanti nel manifatturiero. Come nell’anno precedente, si è concentrata inoltre sulle unità produttive caratterizzate già prima della crisi da una minore redditività e un più elevato indebitamento. I prestiti alle famiglie consumatrici hanno ristagnato; vi è stato un marcato calo delle nuove erogazioni per l’acquisto di abitazioni. Tali dinamiche hanno risentito della significativa riduzione delle richieste di finanziamento da parte del settore privato, più intensa di quella registrata nel biennio 2008-09, e del permanere di un orientamento restrittivo delle politiche di offerta seguite dalle banche. Dal lato della domanda, alle maggiori richieste di credito delle imprese per la ristrutturazione del debito si sono affiancati l’indebolimento delle esigenze di finanziamento del circolante e la flessione della domanda finalizzata agli investimenti. Anche le richieste di prestiti per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie sono diminuite, risentendo del peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro e delle attese sull’evoluzione del mercato immobiliare. Dal lato dell’offerta, le banche hanno inasprito le condizioni di accesso al credito ritoccando verso l’alto, come negli anni più recenti, i tassi di interesse. L’offerta di finanziamenti continua a essere frenata dall’elevato rischio percepito dagli intermediari, connesso con il deterioramento dell’attività economica e della qualità del credito. Il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti è aumentato attestandosi al 2,5%, un livello storicamente elevato. L’incremento è stato più accentuato per le imprese e, in particolare, per quelle della filiera immobiliare verso le quali il sistema bancario presenta un’esposizione elevata, prossima al 40% del totale dei prestiti alle imprese. Rimane, al contrario, sostanzialmente stabile la qualità del credito alle famiglie consumatrici. Altri indicatori sullo stato di difficoltà nel rimborso dei prestiti e che anticipano il manifestarsi di nuove sofferenze non fanno prefigurare un calo della rischiosità nel breve termine. Dal lato della raccolta, al permanere di tensioni sui mercati interbancari si è affiancata una robusta ripresa della provvista al dettaglio, soprattutto dei depositi. Tale andamento ha riflesso sia le preferenze delle famiglie per un’allocazione del risparmio verso forme più liquide sia la modifica del regime di tassazione dei redditi finanziari che ha favorito una ricomposizione tra obbligazioni e depositi.

È proseguita la ristrutturazione dei principali gruppi bancari nazionali che ha comportato un’ulteriore diminuzione del numero di banche e di sportelli operativi in regione.