Crisi della ristorazione: nel 2021 spesi 24 miliardi in meno

Rapporto Fipe sul comparto. Perse anche 23.000 attività e 243.000 addetti. Serve un drastico ripensamento del Green pass per agevolare il settore. Bianchini (Mio): «sui piccoli operatori indipendenti la situazione è pure peggiore».

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I pubblici esercizibar e ristoranti -sono incappati in quella che da più parti si definisce la “tempesta perfetta” che da oltre due anni si sta abbattendo sul comparto che non accenna a placarsi: mentre le restrizioni imposte per il contenimento della pandemia stanno ancora facendo sentire i loro effetti, l’improvviso e perdurante rialzo dei prezzi delle materie prime e dell’energia sta determinando una incertezza crescente tra gli imprenditori della ristorazione.

Il 2021, che doveva essere l’anno della ripartenza, ha mantenuto la promessa solo per il 16% delle imprese, i cui fatturati sono cresciuti, mai però più del 10%. Per il 73% degli imprenditori della ristorazione, secondo l’indagine effettata da Fipe Confcommercio presentata dal presidente Lino Enrico Stoppani, il calo del volume di affari è stato verticale, a causa delle lunghe limitazioni con conseguente contrazione dei consumi.

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Gli italiani hanno speso oltre 24 miliardi di euro in meno nei servizi di ristorazione rispetto al 2019, equivalente al 27,9%. Naturale conseguenza di questa dinamica, e del relativo clima di sfiducia che si è sviluppato attorno al settore, è stata la scomparsa di 194.000 posti di lavoro rispetto al periodo pre-Covid.

Dopo l’emergenza Covid-19, l’impennata dei costi di materie prime ed energia paralizza il settore: l’87% degli imprenditori ha registrato un aumento della bolletta energetica fino al 50% e del 25% per i prodotti alimentari. Rimangono tuttavia contenutigli aumenti dei prezzi ai consumatori: a febbraio lo scontrino medio è salito solo del 3,3% rispetto a un valore generale dei prezzi aumentato del 5,7%. Il 56,3% di bar e ristoranti non prevede di rivedere a breve il rialzo dei propri listini prezzi.

L’impennata dei costi di gestione incide sulle previsioni di crescita, con il 62% delle imprese che ritiene verosimile un ritornoai livelli pre-crisi solo nel 2023. Incertezza che si acuisce a causa della minore propensione degli italiani a spendere in bar e ristoranti dovuta principalmente, secondo il 43% degli imprenditori, agli effetti del carovita e al perdurare di indice di fiducianegativo.

In merito al Green Pass, il 72% delle imprese ha dovuto registrare qualche inconveniente, in particolare per richiesta di esibizione del certificato, mentre è quasi irrilevante il numero di imprese sanzionate per non aver chiesto il certificato verde ai clienti (solo lo 0,8% è stata multata per l’omissione, a fronte di controlli estesi a oltre il 55% dei pubblici esercizi italiani).

Per il secondo anno consecutivo si conferma la forte frenata della nascita di nuove imprese, 8.942 nel 2021, a fronte di un’impennata delle cessazioni di attività, 23.000. Tra 2020 e 2021 le imprese che hanno chiuso i battenti sono oltre 45.000. Per l’86% delle imprese il fatturato nel 2021 è ancora al di sotto dei livelli del 2019.

Il lavoro resta l’emergenza più grave generata dal Covid: il 21% delle imprese lamenta di aver perso manodopera professionalizzata e formata. Per 4 imprenditori su dieci mancano candidati e competenze adeguate.

«La fotografia scattata attraverso il nostro rapporto – sottolinea Stoppani – si arricchisce di ulteriori elementi di stringente attualità. Il deflagrare del conflitto bellico in Ucraina sta avendo e continuerà ad avere un impatto fortissimo sulle nostre attività, sia per gli effetti sulla dinamica dei prezzi delle materie prime energetiche e sull’approvvigionamento di specifiche materie prime alimentari, sia per le giuste e necessarie sanzioni elevate dalla comunità internazionale a carico della Russia e sia per l’effetto domino sui flussi turistici, linfa vitale per il nostro settore. Stante così la situazione non è più rinviabilel’eliminazione delle misure restrittive adottate in Italia per mitigare la pandemia. Misure che oggi, grazie ai vaccini, possiamo e dobbiamo cancellare, anche per ricostruire un clima di fiducia in grado di riavviare i consumi in forte sofferenza».

Per Stoppani «alle emergenze prezzi e consumi se ne aggiunge una terza, l’occupazione. In questi due anni le imprese hanno subito una pesante perdita di capitale umano a cui occorre rimediare con la massima urgenza recuperando produttività ed attrattività. Senza produttività non si fanno investimenti, non si attraggono capitali e non si remunera meglio il lavoro. E senza attrattività non si investe nelle sue professioni, creando i problemi di reperimento del personale che le aziende denunciano. Ma quello che manca è una vera politica di settore che ne riconosca il valore per lo sviluppo del Paese. Su questo obiettivo concentreremo la nostra iniziativa e il nostro impegno».

Sul fronte finanziario, per Stoppani sono prioritari gli interventi «sulla liquidità, per gestire correttamente il fardello del debito, moratorie e ridimensionare i piani di ammortamento dei crediti accesi per far fronte all’emergenza Covid» oltre ad una forte attenzione «all’inflazione dietro alla quale ci sono molti fenomeni speculativi, per cui se da una parte va espresso apprezzamento al governo per l’impegno a mitigare il caro bollette per le nostre imprese, dall’altra c’è l’invito a rivedere la strategia del paese con la riduzione della dipendenza dall’estero, aumentando le rinnovabili e la produzione di gas e rivedere certe scelte passate come per il nucleare su cui la tecnologia ha fatto passi da gigante».

In questa puntata di “Focus” di “ViViItalia Tv”, l’esperto in comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e il direttore de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, intervistano il presidente di Mio-Movimento Italiano Ospitalità, Paolo Bianchini. «Per i piccoli operatori dei pubblici esercizi la situazione è ancora peggio, se possibile – attacca Bianchini -. Noi siamo tra l’incudine e il martello, tra costi fissi in crescita e incassi in deciso calo. Per rilanciare il settore è necessario abbassare i costi, ad iniziare dall’Iva portandola dal 10% al 5%, assicurare il taglio dei costi energetici a medio periodo e ripristinare la cassa integrazione Covid per dare una copertura al personale dipendente. Ci fa piacere che ora pure la Fipe si accorga dei danni causati dalla gestione del Green Pass. Peccato che se lo avesse fatto quando il Mio lo denunciava, la situazione avrebbe potuto essere meno grave di quanto è oggi».

Buona visione.

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