Democrazia & informazione: pluralismo in pericolo

La concentrazione in poche mani dell’informazione mette a rischio l’accesso alle notizie e impedisce il confronto tra più fonti. In sette regioni una pericolosa situazione di monopolio. A confrontoMassimo Marciano, consigliere di amministrazione Inpgi 2, e Marco Sembenotti, presidente Corecom Trentino. 

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Democrazia & informazione

Democrazia & informazione: in sette regioni italiane (Trentino Alto Adige, Sardegna, Emilia Romagna, Toscana, Molise, Puglia e Basilicata) è in vigore un monopolio editoriale di fatto da parte di singoli gruppi privati, che limitano grandemente il pluralismo e la possibilità di confrontare le varie voci. Una situazione figlia della legge Gasparri che ha regolato le situazioni di concentrazioni editoriali in campo nazionale, ma trascurando del tutto l’ambito regionale, lasciando così aperta la porta alla crescita e alla concentrazione in poche mani di gran parte del panorama informativo locale.

Il problema non è affatto trascurabile, soprattutto in ambito della garanzia della democrazia e del rispetto dei principi costituzionali che stabiliscono la libertà dell’informazione – e di informarsi – e il diritto dei cittadini ad essere ragguagliatidell’attività dei poteri pubblici, a qualsiasi livello. Ovvio che con poche voci in campo, tali diritti vengono notevolmente affievoliti.

Di qui l’allarme lanciato dall’Autorità delle comunicazioni circa una situazione che merita una rapida attenzione da parte del legislatore, al fine di reintrodurre le soglie di concentrazione anche a livello regionale, tanto più che da quando la legge Gasparri nel 2004 è cambiato il mondo e, con esso, anche le modalità di informarsi da parte dei cittadini, con la forte destrutturazione dei canali tradizionali e la forte crescita dell’informazione via web e, soprattutto, via canali social.

Il problema democrazia & informazione per il ridotto pluralismo è anche un problema di democrazia che si lega a doppio filo con la carenza di risorse soprattutto verso le voci informative più piccole che spesso non riescono ad accedere con le dovute modalità al mercato pubblicitario, spesso monopolizzato dalle agenzie che fanno riferimento ai vari monopoli, tanto che nel periodo della pandemia la situazione si è ulteriormente aggravata con l’avvio di un programma straoridinario di sostegno economico da parte del governo nazionale che ha riguardato solo le emittenti radiotelevisive locali e nazionali, oltre le testate a stampa, lasciando fuori tutti i nuovi canali informativi digitali. Qualcosa hanno fatto le varie regioni, con azioni di sostegnostraordinario a favore dell’editoria locale, ma sempre in modo non coordinato.

Ora arriva il piano del Dipartimento dell’editoria che per la prima volta da molti lustri in qua, tenta di dare un sostegno strutturato nel tempo al settore mettendo a disposizione 90 milioni di euro per il 2022 e 130 per il 2023. Ora gli operatoridell’editoria aspettano l’emanazione del regolamento attuativo, con il “piccoli” che si attendono finalmente di ricevere la doverosa attenzione fin qui mancata da parte del governo, magari stabilendo che nel riparto dei fondi una quota fissa– potrebbe essere equo il 20% del totalevenga ripartita esclusivamente tra i piccoli editori che rispettino minimi criteri di qualità e ricchezza dell’offerta editoriale per dare spazio alle voci oggi più penalizzate dale panorama editoriale. Oltre a dare un nuovo impulso alla professione giornalistica, oggi decisamente penalizzata e svalutata economicamente.

Non solo: sarebbe altresì auspicabile che – a costo zero per i contribuenti – si stabilisse che almeno il 10% di tutti gli investimenti di comunicazione da parte delle strutture pubbliche e parapubbliche (ad iniziare dai gruppi economici a controllo pubblico) e, magari, pure degli investimenti dei soggetti privati, venga veicolato ai piccoli editori indipendenti, che possono essere individuati mediante la creazione di un apposito registro da parte del Dipartimento dell’editoria cui possono accedere su richiesta i piccoli editori con specifici requisiti (come, ad esempio, un fatturato annuo inferiore a 1 milione di euro, la registrazione della Testata al Tribunale da almeno tre anni, la presenza di personale giornalistico fisso e avventizio, la periodicità delle pubblicazioni, la ricchezza e articolazione dell’informazione offerta, ecc.).

In questa puntata di “Focus” di “ViViItalia Tv” l’esperto in comunicazione e analisi politica, Gianfranco Merlin, e il direttore de “il NordEst Quotidiano”, Stefano Elena, intervistano il consigliere di amministrazione di Inpgi 2, Massimo Marciano, e il presidente di Corecom Trentino, Marco Sembenotti.

Buona visione.

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