Carriera vince in Tribunale: disapplicati i Dpcm di Conte

Il promotore del movimento “Io Apro” si aggiudica il primo round con l’annullamento della multa da 800 euro per avere tenuto aperto il locale durante la chiusura obbligatoria.

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Umberto Carriera di "Io Apro" vince in tribunale contro i Dpcm di Conte.

Umberto Carriera davanti al Tribunale civile di Pesaro vince il primo round giudiziario: la cena con Vittorio Sgarbi si poteva fare, annullando la multa da 800 euro inflitta dalla polizia al ristoratore per aver fatto cenare trenta persone, tra cui Sgarbi, in pieno confinamento il 15 gennaio 2021.

Quella sera, al ristorante la “Grande Bellezza” di Mombaroccio, il ristoratore, che è tra i fondatore del movimento “Io Apro”, decise di sfidare il divieto organizzando la cena malgrado il Dpcm del 3 dicembre 2020 che imponeva la chiusura dei ristoranti alle 18.00, lasciando l’asporto fino alle 22.00. Carriera, che era già stato multato, decise di continuare a protestarecontro le chiusure organizzando una serie di cene e come lui anche altri ristoratori.

Impugnata la multa, ora è arrivata la sentenza del giudice Flavia Mazzini che annulla l’ingiunzione di pagamento con la disapplicazione del Dpcm del 3 dicembre 2020. Le motivazioni si attendono tra un mese. Per Carriera, difeso dall’avvocato Lorenzo Nannelli di Firenze, «la verità si fa strada, sta trionfando la giustizia».

Sul fronte dei locali pubblici, lato energetico, si muove il Mio, il Movimento Imprese Ospitalità di Paolo Bianchini, secondo cui «siamo in piena pandemia economica, il Governo non può negare l’evidenza dei fallimenti, dei locali vuoti, del caro-bollette, degli indicatori che certificano tutto ciò e agire di conseguenza. Il Governo non può tentennare come sta facendo dalla fine dell’estate. Lo stanziamento annunciato di circa cinque miliardi non servirà a nulla, nemmeno a prolungare l’agonia di chi sta per fallire. Il centro studi di MIO Italia ha stimato la necessità di mettere in campo 30 miliardi di euro. E per fare questo serve uno scostamento di bilancio. Il Governo lo sa, non può non avere queste cifre».

Per Bianchini «se siamo arrivati a questo punto, la responsabilità non è solo del covid, ma soprattutto di scelte politiche miopi e suicide nei confronti del Paese reale. In un’azienda il responsabile di tale debacle sarebbe accompagnato alla porta e nemmeno tanto gentilmente. Nell’azienda Italia, invece, i responsabili continuano a fare danni, mentre le piccole impreseaffogano sotto il peso di bollette aumentate anche del 500%, del fisco-vampiro e del fatturato diminuito del 55% e più».

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