Elezione presidente della Repubblica: corsa al logoramento del Paese

I veti contrapposti tra centro destra e centro sinistra portano l’Italia a deragliare. Serve un presidnet efuori dai soliti giochi di palazzo ed espressione dell’Italia del fare. 

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presidente della repubblica

Anche la quarta votazione per l’elezione del presidente della Repubblica finisce in un nulla di fatto, tra la scheda bianca del centro sinistra e l’astensione del centro destra: stupisce che nella votazione che ha visto abbassarsi il quorum per l’elezione alla maggioranza semplice non abbia portato la politica a coalizzarsi su una figura che rappresenti il Paese, finendo invece per insabbiarsi nella logica dei veti contrapposti che non portano a nulla, se non a rimandare nel tempo scelte decisive per le sorti nazionali.

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Il centro destra reclama legittimamente la possibilità di esprimere una candidatura di area, che rompa quella sorta di monopolio di fatto fin qui esercitato dal centro sinistra. Una cosa sicuramente condivisibile, anche nella logicadell’alternanza. Peccato che, dopo la candidatura perdente in partenza perché troppo divisiva di Silvio Berlusconi, il centro destra abbia messo sul tavolo tre candidature autorevoli solo buone per essere bruciate, senza riuscire a catalizzare su almeno una il consenso anche da parte della coalizione di centro sinistra, al cui interno si fa fatica a digerire una candidatura del fronte opposto. Però, dal centro sinistra, di candidature effettive non ne sono ancora state proposte, se non quelle di bandiera, anch’esse tutto fuorché dotate di capacità di catalizzare il consenso dell’altra parte.

Come se ne esce? Sicuramente con il ricorso al buon senso e all’interesse superiore della Nazione, sicuramente superiore a qualsiasi delle parti in causa, ciascuna troppo timorosa del proprio particolare per pensare a quello generale. Soprattutto, serve mettere in campo una candidatura presidente della Repubblica fuori dai soliti schemi e schieramenti, una persona giovane (50-60enne) espressione del mondo del fare e già a conoscenza dei meccanismi dello Stato e della politica, capace di prendere le leve di comando senza troppo apprendistato. Una figura capace di catalizzare l’interesse della popolazione e di riavvicinare gli elettori alla politica finalmente interpretata ai massimi livelli da uno di loro invece che da un politico carrierista di lungo corso, magari pure voltagabbana, che interpreta la massima carica dello Stato sol come massimo vertice della propria carriera personale.

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