Il 2021 chiude con un rialzo del Pil italiano superiore alle attese, ma frena alla fine

Analisi congiunturale del Centro studi Confindustria che evidenzia il ruolo della scarsità di materie prime e il riavvio della pandemia da Covid-19. 

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Nel 2021, secondo il Centro Studi Confindustria nell’ultima Congiuntura Flash, è forte il rimbalzo del PIL italiano, nonostante la frenata a fine anno causata da scarsità di materiali e nuovi contagi da pandemia da Covid-19. Il 2021 potrebbe chiudersi con un PIL al +6,3/6,4%. L’industria rallenta ma è in crescita, i servizi restano in recuperopur con qualche ombra, gli occupati sono in risalita. I consumi privati trainano il rimbalzo, gli investimenti cresconoancora, mentre frena l’export italiano di beni. Il caro-energia penalizza imprese e famiglie italiane, l’Eurozona mostra qualche difficoltà, mentre gli USA accelerano a fine anno.

Forte recupero del PIL.

Grazie al robusto rimbalzo del III trimestre e ai dati migliorati per il I, il 2021 potrebbe chiudersi con un PIL italiano al +6,3/6,4%, più di quanto previsto in ottobre. Si tornerebbe al livello pre-Covid nel I trimestre 2022, risultato non scontato visti i mancati recuperi nelle crisi precedenti. Nel IV trimestre, però, si sta delineando l’atteso rallentamento, per la scarsità di materie prime e semilavorati e la risalita dei contagi in Italia e in Europa, che fanno perdurare l’alta incertezza.

L’industria frena, ma è in crescita.

La produzione industriale è cresciuta nel III trimestre a un ritmo più lento (+1,0%) rispetto ai primi due trimestri (+1,5% e +1,2%). Il rallentamento è riconducibile alle difficoltà dal lato dell’offerta: pesa anche in Italia la scarsità di alcuni input produttivi. Le prospettive però sono buone: in ottobre il PMI manifatturiero si è confermato espansivo e in rialzo (61,1 punti), dopo la flessione dei mesi precedenti; a novembre sono cresciuti ordini e attese sulla produzione.

I servizi restano in recupero.

La fiducia delle imprese di servizi ha retto a novembre, con buone attese sugli ordini, mentre il PMI ha iniziato il IV trimestre in calo, sebbene sopra i 50 punti. Una frenata fisiologica: la risalita del settore dovrebbe proseguire, con qualche ombra. Non si sono avuti altri blocchi nei servizi ma l’incertezza per la nuova ondata epidemica potrebbe frenare i flussi turistici, dopo il recupero fino a settembre (-19% i viaggi di stranieri in Italia rispetto al 2019, da oltre -80% a maggio).

Occupati in risalita.

Si conferma l’andamento positivo nel 2021: il numero di occupati, dopo il minimo nel I trimestre, ha recuperato più di metà della caduta fino a settembre. Mentre i dipendenti sono quasi ai livelli pre-pandemia (-62.000 unità i permanenti, -14.000 i temporanei), il calo dei lavoratori indipendenti non si è ancora arrestato (-312.000). Da gennaio ad ottobre, le attivazioni nette sono state circa 600.000, quasi 500.000 in più rispetto al 2020 e oltre 190.000 in più rispetto al 2019.

I consumi trainano il rimbalzo.

I consumi privati sono stimati in ulteriore risalita nel III e IV trimestre. I margini di recupero sono ampi: la spesa in servizi è ancora compressa; così come le immatricolazioni di automobili, che stanno recuperando, ma in misura parziale rispetto al crollo del 2020 (+12,8% fino a ottobre, dopo -30,9%); resta da spendere una parte dell’extra-risparmio accumulato nel 2020. Inoltre, la fiducia dei consumatori a ottobre-novembre è diminuita poco, rimanendo alta; e gli ordini dei produttori di beni di consumo hanno recuperato ancora. Viceversa, gli alti prezzi dell’energia fanno da freno.

Gli investimenti crescono ancora.

Gli ordini interni per i produttori di beni strumentali restano su un buon livello a novembre. Perciò gli investimenti, già oltre i valori pre-crisi, sono stimati in espansione nel III e nel IV trimestre, anche in macchinari e attrezzature. Agisce da freno il rincaro delle commodity, che comprime margini e cash flow delle imprese. Positivo, invece, che i tassi restino ai minimi, grazie alla BCE iper-espansiva: il BTP è a 0,92% a novembre, il costo del credito in Italia a 1,2%.

Frena l’export italiano di beni.

A settembre ha registrato un calo, dopo tre mesi di salita. Nella media del III trimestre la dinamica è quasi piatta a prezzi costanti (+0,1%). La performance resta molto eterogenea tra settori e mercati: pesa la caduta nei mezzi di trasporto; deboli le vendite verso Regno Unito e, di recente, Svizzera. Per il 4° trimestre, gli ordini manifatturieri esteri (ISTAT e Ihs Markit) segnalano espansione. Tuttavia, ritardi e carenze nelle catene internazionali di fornitura, che già si riflettono in una battuta d’arresto degli scambi mondiali e un calo dell’export tedesco in agosto-settembre, rischiano di avere un impatto sull’export italiano anche negli ultimi mesi del 2021.

 

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