Unipol archivia i primi nove mesi dell’anno con un utile 813 milioni di euro, in crescita del 7,2% sul 2020 grazie al contributo di 155 milioni derivante dal consolidamento di Bper, il cui conto economico ha beneficiato degli effetti contabili (badwill) legati all’acquisizione degli sportelli di Ubi Banca.
I premi sono cresciuti del 9,5% a 9,5 miliardi: con la raccolta nel ramo danni stabile a 5,5 miliardi, la spinta è arrivata dal ramo vita, cresciuto del 25,7% a 3,9 miliardi, grazie all’accelerazione di Arca Vita, la collaborazione assicurativacon Bper e Popolare di Sondrio, che ha visto la raccolta più che raddoppiare (+113,4%) grazie all’ingresso nel perimetro di Bper delle polizze portate dalla rete di Ubi. La crescita della redditività nel ramo vita, con un utile lordo più che triplicato a 160 milioni, ha così compensato il rallentamento nel ramo danni (da 985 a 843 milioni), che ha scontato la fisiologica ripresa dei sinistri dopo un 2020 segnato dal Covid-19.
«Chiuderemo il triennio superando tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissi in termini sia di risultato complessivo che di remunerazione degli azionisti», ha detto l’amministratore delegato Carlo Cimbri, confermando che UnipolSai staccherà più cedole dei 1.300 milioni previsti nel triennio 2019-21 e che Unipol rispetterà l’obiettivo di 600 milioni.
Quanto al nuovo piano, avrà nello sviluppo della bancassicurazione «uno dei tasselli e offrirà ai soci una remunerazione anche più interessante» dell’attuale. Cimbri si sofferma anche sull’andamento in Borsa del titolo Unipol che quota con uno sconto del 40% rispetto alla media di settore che per Cimbri «non ha alcun tipo di razionalità tecnica», considerato che la holding viene valutata quasi due miliardi in meno dei suoi soli asset quotatidetratto il debito.
Uno dei principali fattori di incertezza che il nuovo piano dovrà gestire è relativo ai prezzi. «La pressione inflazionistica a nostro avviso rimarrà e sicuramente dobbiamo considerarla per il prossimo o i prossimi esercizi», ha detto Cimbri, parlando di un «effetto bifronte», positivo per gli investimenti, negativo per i costi di liquidazione dei sinistri. L’inflazione rende inoltre ancora più urgente un aumento delle tariffe dell’Rc auto «che deve avvenire a prescindere» dai rincari allo scopo di recuperare «un equilibrio tecnico» messo a rischio dal calo «di oltre il 20%» subito dal premio medio negli «ultimi 5 o 6 anni».
Un aspetto, quello dei rincari della RC auto che ha fatto scattare la reazione indignata di Assoutenti: «è un insulto agli italiani che durante la pandemia hanno continuato a pagare le polizze anche se le auto erano ferme – ha tuonato il presidente Furio Truzzi -. Le compagnie di assicurazioni sono quelle che hanno guadagnato più di tutte grazie alla pandemia. Maggior profitto che si aggiunge all’utile conseguito dalle imprese assicuratrici pari a 10.430 milioni di euro dal 2012 al 2019, con una redditività di quasi il 9%. A fronte di tali immensi guadagni avanzare la pretesa di aumentare le tariffe Rc auto, che sono diminuite ben al di sotto delle aspettative, rappresenta un insulto, perché c’è un ampio margine per far calare ulteriormente i prezzi delle polizze riportando equità nel settore assicurativo». Ad iniziare dal combattere in modo più deciso le frodi che poi ricadono su tutti gli assicurati.
Cimbri si è soffermato anche sull’organizzazione aziendale, affermando come il lavoro da remoto «abbia comportato un abbassamento della produttività ancor meno tollerabile in uno scenario di prezzi crescenti. La straordinarietà del lungo periodo di confinamento va rapidamente chiusa». Unipol lo ha fatto richiamando in presenzatutti i dipendenti lo scorso 4 novembre con una decisione bollata come «sorda e arrogante» dai sindacati, che hanno risposto con una giornata di sciopero. E che ora dovrà misurarsi con la quarta ondata della pandemia che anche in Italia sta dando preoccupanti segnali di crescita.
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