Secondo l’indagine dell’Osservatorio Turistico della Montagna il calo c’è stato, e forte, specie nelle spesa delle famiglie e nelle settimane bianche
La “vacanza bianca” ha fatto registrare quest’anno un calo sostanziale su tutto l’arco alpino. Crisi, recessione, disoccupazione, preoccupazione per il futuro, la paura di nuove tasse hanno prevalso sull’eccellente situazione meteorologica (in termini di innevamento) che ha accompagnato questa stagione. Gli appassionati delle vacanze su Alpi e Dolomiti e gli amanti degli sport invernali hanno ceduto alla situazione contingente e il movimento complessivo ha così fatto registrare diminuzioni non solo per le settimane bianche (in calo già da qualche anno), ma anche nei week end. Le difficoltà economiche con cui hanno quotidianamente a che fare le famiglie italiane si sono riflettute inevitabilmente anche sulle vacanze invernali.
Il confronto con una stagione dal segno negativo come quella passata vede gli operatori turistici delle località montane italiane “insoddisfatti” sia dal punto di vista dei flussi turistici che dal punto di vista economico: per il 72% degli intervistati i consumi turistici si sono ridotti nonostante una politica tariffaria attenta, fatta di iniziative promozionali, sconti e offerte … soprattutto per le famiglie.
Cali di presenze e fatturato si sono registrati ovunque, con la sola eccezione delle località appenniniche che si sono giovate dell’eccellente innevamento, dei prezzi bassi e della rinuncia alle vacanze su Alpi e Dolomiti da parte di molte famiglie residenti nei grandi centri urbani del centro e sud Italia. Discrete le performance dunque per l’Appennino Emiliano Romagnolo (Corno alle Scale e Cimone), Lazio (Terminillo) e Abruzzo (Roccaraso e Rivisondoli). La flessione del movimento è stata provocata in particolare dalla contrazione della clientela italiana. Come evidenzia il grafico, oltre il 56% degli operatori del Panel dell’Osservatorio dichiara una diminuzione dei turisti italiani, mentre solo il 36,8% degli operatori turistici dell’arco alpino e dolomitico (lo scorso inverno erano stati il 41,7%) ha registrato una crescita dei turisti stranieri.
A pesare negativamente sull’inverno 2012-2013 non è stata la siccità o la qualità dell’innevamento. Quest’anno a condizionare negativamente le vacanze degli italiani è stata, soprattutto, la crisi economica che ha ridotto la capacità di spesa dei nostri connazionali, ormai tra le più basse d’Europa. Secondo l’ultima rilevazione dell’Osservatorio Turistico della Montagna, oltre metà degli operatori del Panel (54,7%) definisce “anonima” la stagione invernale 2012-2013. La stabilità infatti è un dato poco lusinghiero visto che il confronto viene fatto con la stagione 2011-2012 che fu molto negativa. “Normale” nell’attuale quadro congiunturale il dato del 37,8% degli intervistati che archivia un’altra stagione di cali, compresi tra il -5 e il -10%. Il dato che vede il 7,5% degli operatori registrare una crescita della propria performance, anche se lieve (compresa tra +1 e +5%) è straordinario.
Analizzando nel dettaglio l’andamento mensile della stagione sciistica, emerge che gennaio è stato il mese più difficile per gli operatori turistici, a causa del crollo delle settimane bianche. Crollo che si è ripercosso anche sul mese di febbraio, soprattutto per gli operatori dell’extralberghiero.
Peggiora ulteriormente il dato relativo alla spesa dei turisti per la loro vacanza. I tagli hanno riguardato tutti i settori della vacanza: la contrazione dei soggiorni quest’anno ha prodotto anche una significativa riduzione della spesa per l’attività sciistica (skipass, noleggio, scuole sci, etc.). In sintesi, in quasi tutti i comprensori regnano preoccupazione e pessimismo anche in vista dell’imminente stagione estiva. Nel dettaglio, in Valle d’Aosta il bilancio della stagione invernale 2012-2013 è negativo. I dati forniti dal Panel degli operatori indicano un sostanziale calo del movimento turistico, sia nelle strutture alberghiere che in quelle extralberghiere. In forte contrazione il movimento nazionale sia in termini di arrivi che di presenze; in diminuzione i flussi internazionali (il calo dei mercati tradizionali, inglese e francese soprattutto, non viene compensato dalla crescita dei nuovi mercati):
In Alto Adige gli incrementi di arrivi da Austria, Germania e Svizzera non sono bastati a far chiudere in positivo il bilancio invernale che ha sofferto per la sensibile contrazione del movimento di turisti italiani. Solo una Pasqua eccellente, grazie al meteo e alle numerose offerte, ha riportato un parziale sorriso sul volto degli operatori altoatesini che ora sperano in una stagione estiva quantomeno in linea con lo scorso anno. Il Trentino esce da una stagione invernale opaca, soprattutto sotto l’aspetto qualitativo a causa della riduzione della spesa dei turisti italiani che ha generato una contrazione importante del giro d’affari delle attività turistiche. Tutto ciò nonostante l’eccellente innevamento e un discreto andamento di Pasqua (migliore dello scorso anno). Il dato che accomuna tutte le zone è il marcato calo degli italiani che, a causa di una capacità di spesa sempre più ridotta, si spostano meno e spendono meno: in quasi tutti i comprensori si stima un calo degli skipass giornalieri. L’unico comprensorio che ha fatto il “pieno” è stata la Valle di Fiemme grazie ai Campionati mondiali di sci nordico che si sono svolti alla fine di febbraio. In Val di Fassa e a Madonna di Campiglio bilanci parzialmente salvati dall’internazionalizzazione, che ha portato crescenti quote di turismo estero nelle due aree sciistiche più importanti del Trentino (russi, polacchi e cechi in Valle di Fassa; inglesi e russi a Madonna di Campiglio).
In Piemonte gli operatori interpellati appaiono più soddisfatti dello scorso anno, che a loro avviso fu davvero tragico (tra siccità e disordini per la TAV). Le abbondanti nevicate e i prezzi competitivi accompagnati da promozioni e sconti hanno consentito a molti operatori di chiudere i bilanci in pareggio. In Lombardia chiusura in rosso: dalla Valtellina all’Adamello si registra una flessione del movimento quantificabile tra il 2 e il 3%: In Veneto, sia a Cortina che negli altri comprensori regionali, gli operatori turistici del Panel registrano una flessione delle presenze nell’ordine del 4-5%. Gli operatori turistici del Friuli Venezia Giulia dichiarano straordinariamente performance soddisfacenti, con una crescita di qualche punto percentuale del movimento turistico grazie all’eccellente innevamento e agli sforzi promozionali sia privati che pubblici. Discorso a parte per l’Appennino dell’Emilia-Romagna e per l’Appennino Abruzzese, dove l’abbondanza di neve, i prezzi competitivi e la vicinanza a grandi serbatoi di turisti (Bologna, Modena e Firenze nel primo caso, Roma e Napoli nel secondo) ha favorito le stazioni sciistiche appenniniche, che hanno potuto quantomeno mantenere le performance dello scorso anno.
Peggiora sensibilmente il giro d’affari del comparto bianco già in contrazione nell’inverno 2011-2012. Le preoccupazioni degli operatori per la caduta dei budget di spesa dei turisti e dei propri ricavi sono evidenti: il 44,3% degli operatori intervistati dichiara di aver registrato una flessione (mediamente superiore ai 5 punti) del giro d’affari diretto rispetto allo scorso inverno, ma c’è un incredibile 17,3% di operatori del Panel che ha visto aumentare il proprio giro d’affari seppure di una percentuale compresa tra il 2 e il 3%. In sintesi, un’altra stagione di segno rosso che inizia a preoccupare gli operatori turistici della montagna che mai come quest’anno appaiono attenti ai segnali che riguardano il futuro. E all’orizzonte si annuncia una stagione estiva che difficilmente sarà entusiasmante.