Le proteste in atto in questi giorni dopo l’introduzione del green pass obbligatorio per tutti i luoghi di lavoro, cosa che ha reso di fatto indispensabile o la vaccinazione (fornita gratuitamente dallo Stato) o il tampone rapido (validità 48 ore estensibili a 72 con quello molecolare, con costo a carico dei cittadini), sono condivisibili nelle finalità, anche se spesso sono sbagliate nelle modalità con cui sono state messe in atto.
«Condivido la necessità che non si facciano discriminazioni tra lavoratori vaccinati e non, anche in considerazione che si è dinnanzi ad una pluralità di casi, compresi quelli dei lavoratori esteri vaccinati con sieri non riconosciuti in Europa – afferma il deputato di Forza Italia, Dario Bond -. Condivido anche le proposte che i tamponi, similmente ai vaccini, siano garantiti a tutti i cittadini alle medesime condizioni, al fine di evitare sperequazioni tra lavoratori».
Già, ad alimentare gran parte delle proteste, oltre al principio istitutivo del green pass, c’è la questione del caro tamponi, 15 euro cadauno, almeno 30 alla settimana, pari ad almeno 120-150 euro al mese che finiscono per pesare non poco sulle buste paga di coloro che guadagnano 1.200-1.400 euro al mese, costituendo di fatto una sorta di tassa sul diritto al lavoro.
Bond critica anche l’estensione dell’obbligo di green pass: «Ritengo poi eccessiva l’introduzione indiscriminatadella certificazione per tutti i lavoratori, compresi quelli che lavorano all’aria aperta (come nei cantieri) o da remoto(come nel caso degli autisti), situazione che specie nel caso dell’autotrasporto rischia di avere pesantissime conseguenze sulla logistica e gli approvvigionamenti. Spero vivamente che nelle prossime ore il governo Draghi possa fare proprie queste posizioni che sono condivise da una larga fetta del Parlamento, provvedendo ad adeguare i decreti in vigore».
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