La Germania fa peggio della media del mercato. Italia ancora maglia nera. Anfia e Unrae: “servono provvedimenti governativi per rilanciare la domanda”
Ancora in calo in Europa il mercato dell’auto, con una flessione del 10,3%. Secondo i dati forniti dall’Acea, l’associazione costruttori europei dell’auto, a marzo le immatricolazioni nel complesso dell’Europa (UE 27 + Efta) hanno raggiunto un livello di 1.346.889 unità (-10.3% su base annua). Le vendite dell’Europa Occidentale (UE 15 + Efta) a marzo sono scese del 10% a 1.283.930 unità.
Tra i principali mercati nazionali, cali si registrano in Francia (-16,2%), Italia (-4,9%), Germania (-17,1%) e Spagna (-13,9%). In Italia le immatricolazioni a marzo hanno raggiunto quota 132.020.
Per quanto riguarda i singoli marchi, il Gruppo Fiat ha riportato nel complesso dell’Europa un calo delle vendite dell’1,2% a 80.703 unità, ma la quota di mercato risulta in aumento al 6% (rispetto al 5,4% del marzo 2012). Per la sola Europa Occidentale il Gruppo vede vendite in calo dello 0,5% a 78.552 unità con uno share in aumento al 6,1%. Tra gli altri marchi europei, nel complesso dell’Europa il Gruppo Bmw è in calo del 4,7%, Ford del 15,9%, Volvo del 12,9%, Volkswagen del 9,3%, Renault del 9,7% e Psa del 16,3%, mentre Kia sale del 3,8%.
Il mercato europeo dell’auto vede in sofferenza la zona euro e i marchi generalisti, mentre si registra una crescita per i paesi senza moneta unica e per i marchi premium. E’ questa l’analisi del Centro studi Promotor (Csp) sui dati diffusi oggi dall’Acea. I paesi dell’Eurozona hanno visto le immatricolazioni scendere a marzo del 15,9% contro una crescita dell’1,8% nei paesi Ue che non hanno adottato la moneta unica. La causa di questa situazione, rileva il Csp, “è ben nota ed è la politica economica della zona euro che privilegia l’austerity ed è in netto contrasto con le politiche economiche adottate nel resto del mondo che privilegiano la crescita. Gli effetti sul mercato dell’auto e sull’economia – sottolinea – sono stati devastanti per i paesi più colpiti dalla politica di austerity senza crescita (Grecia, Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda), ma anche il resto dell’area euro è ormai stato contagiato”.
La seconda tendenza evidenziata dal Centro Studi Promotor è che le difficoltà del mercato dell’auto colpiscono in misura molto più rilevante i marchi generalisti, mentre la quota dei marchi premium (Audi, BMW, Mercedes, Jaguar-Land Rover) che nel primo trimestre 2013 è salita al 16,9% dal 15,2% dello stesso periodo del 2012. Una conferma che anche la crisi economica viaggia a due velocità, colpendo assai meno coloro che hanno un’alta capacità di spesa. Per Csp si tratta di “un ulteriore elemento che conferma il fatto che per rilanciare il mercato dell’auto e l’economia in Europa occorrono urgenti interventi di sostegno dei redditi e dei consumi di massa”.
Il 48,5% delle immatricolazioni di marzo nei 27 Paesi dell’Unione più quelli dell’Efta è rappresentato da 4 dei 5 maggiori paesi, che stanno tutti mostrando un calo a doppia cifra. Diventa significativa anche la flessione della Germania (-17,1%), mercato che nel trimestre perde ben 100.000 unità (-12,9%). In tale scenario, invece, si distingue la Gran Bretagna, con il tredicesimo mese positivo consecutivo (+5,9%), grazie al tradizionale cambio targa e ad una positiva propensione agli acquisti della fascia privati. “L’Italia scende inesorabilmente al quarto posto tra i mercati europei, – ha commentato Romano Valente, direttore generale dell’Unrae, l’Associazione delle Case automobilistiche estere in Italia – il dato statistico riflette la crisi italiana che si dilata nell’attesa che la politica definisca le nuove cariche istituzionali in grado di imprimere un’inversione di tendenza alla nostra economia”.
Secondo Roberto Vavassori, presidente di Anfia, “il mercato europeo dell’auto accusa un’ulteriore contrazione a due cifre, per il diciottesimo mese consecutivo. Unico risultato positivo, ancora quello del mercato inglese (+5,9%), per il quale marzo è tradizionalmente un mese importante in termini di volumi di immatricolazioni, grazie al cambio delle targhe. Chiusura di segno negativo per gli altri quattro maggiori mercati, in parte penalizzati anche dagli effetti di calendario, con le festività pasquali giunte in anticipo rispetto al 2012: Spagna a -13,9% – nonostante il sostegno del piano incentivi 2013 – Francia a -16,2%, Germania a -17,1% (il calo era del 10,5% a febbraio) e Italia a -4,9%, una flessione contenuta soprattutto per effetto del confronto con un marzo 2012 caratterizzato da uno sciopero di oltre un mese delle bisarche”.
Secondo i dati del Centro Studi Confindustria, ha proseguito Vavassori, “la recessione del settore manifatturiero nell’Eurozona si è accentuata a marzo rispetto al mese precedente, con un tasso di disoccupazione fermo ai massimi (12% a febbraio) e prezzi del petrolio stabili su livelli storicamente alti. Anche lo stallo politico dell’Italia – ha concluso Vavassori – contribuisce ad alimentare un perdurante clima di incertezza. In Italia il tasso di disoccupazione si attesta all’11,6% e tra i giovani (15-24 anni) l’incidenza dei disoccupati sulla forza lavoro è del 37,8% (dati ISTAT riferiti a febbraio 2013). Il Paese non può più aspettare, l’economia deve ripartire e con essa l’industria automotive, pena ulteriori gravissime perdite non solo in termini occupazionali, ma anche di un patrimonio di competenze ed eccellenze in grado di sostenere la crescita, a patto che una seria politica industriale gli restituisca competitività”.