La musicista e cantante brasiliana pubblica un CD con le sue ultime composizioni
di Giovanni Greto
E’ motivo di gioia riascoltare Tania Maria. La pianista, compositrice e cantante brasiliana, nata a Sao Luis, capitale dello stato del Maranhao, presenta un disco frutto di due sedute di incisione distanziate di tre anni. La prima ha avuto luogo a Parigi nello studio Acousti nel 2005; la seconda a San Paolo nello studio Gravodisc nel 2008, entrambe nel mese di aprile.
I musicisti coinvolti sono differenti, ad eccezione del percussionista Edmundo Carneiro, e brasiliani, salvo i bassisti, francesi, convocati per l’incisione europea. Quattro su un totale di dieci, i brani con la formazione “parigina” evidenziano lo stile pianistico ritmico, l’abilità improvvisativa e contemporaneamente la capacità nello ‘Scat’, la voce dai toni bassi, profondamente calda, dell’artista brasiliana, che aveva sorpreso tutti alla fine degli anni ’70/primi ’80, licenziando una serie di ottimi LP, dal vivo e in studio, in cui una ritmica mozzafiato unita ad un pianismo e ad una vocalità torrenziali, avevano lasciato a bocca aperta critici ed appassionati di Jazz e di MPB, la musica popolare brasiliana. Perché la bravura e l’originalità della pianista consiste forse nel riuscire ad amalgamare in maniera personale i due generi, creando un qualche cosa di unico, immediatamente riconoscibile all’ascolto.
Arricchita da un’inusuale, per la scelta degli strumenti, sezione di fiati – due tromboni ed un sassofono, tenore o soprano -, l’incisione brasiliana presenta una maggiore varietà timbrica e lascia spazio al lirismo malinconico della pianista, come nel brano che dà il titolo all’album, ‘Canto’, una melodia tenue, sognante, presumibilmente coinvolgente dal vivo, grazie ad una citazione ‘Scat’ dell’inno nazionale brasiliano. Curiosamente sambeggiante, la versione cantata in portoghese di ‘Petit Fleur’ di Sidney Bechet, con il testo e l’arrangiamento della stessa Maria. Da gustare, l’esposizione all’unisono di un fraseggio tra il sassofono, il pianoforte e la voce, per lanciare una felice improvvisazione del trombone. Eccezionali e significativi, a dimostrazione di una ritmicità trascinante della leader, i 4 minuti e 20 secondi di ‘Ca c’est bon’, breve frase ripetuta in un crescendo ritmico con improvvisazioni entusiasmanti, che in un’esibizione dal vivo potrebbero dilatarsi ad libitum in una interminabile, interessante Jam session. Eccellenti, professionali, mai debordanti, i musicisti rispondono agli stimoli della pianista, assicurando un sostegno ritmico alle improvvisazioni, nel caso di basso, batteria e percussioni, ed un dialogo a più voci da parte dei fiati.