Il continuo aumento del prezzo dell’energia sta trascinadosi dietro la crescita di tutta una serie di prodottie di servizi, dalle materie prime alimentari e non ai costi di trasporto e all’attrattività della destinazioneturistica Italia.
In poche settimane, il prezzo del gas naturale è andato alle stelle, unitamente alla riduzione delle forniture, cosa che si è riflesso sull’aumento dei costi di produzione dell’energia elettrica e dei trasporti, mentre a breve si rifletterà anche sui costi di climatizzazione all’avvio della stagione fredda. Al distributore il prezzodel gas per autotrazione è raddoppiato, superando benzina e gasolio, trasformando in cornuti e mazziatitutti coloro che avevano investito in automobili e camion alimentati a gas.
«L’aumento straordinario del costo dei prodotti energetici incide particolarmente sui carburanti per autotrazione – afferma Andrea Manfron, direttore di Fai Conftrasporto -. Gasolio e soprattutto Gnl hanno raggiunto prezzi insostenibili per le imprese di autotrasporto. Basti pensare che il prezzo del gas è più che raddoppiato in un anno. Per le imprese che hanno comprato mezzi a Gnl è la beffa: hanno effettuato investimenti consistenti in tecnologia ambientalmente sostenibile e ora si ritrovano con costi operativi non più ammortizzabili». Con in più la beffa delle tariffe di trasporto che non si adeguano in tempo reale alle fluttuazioni del prezzo dell’energia, con il risultato di lavorare in perdita.
Non solo: gli aumenti dell’energia si sono riflessi anche sulle materie prime alimentari che a livello mondiale hanno raggiunto il massimo da dieci anni, trainati dalle quotazioni in forte aumento per oli vegetali, zucchero e cereali. «Si tratta – sottolinea la Coldiretti – del risultato di un incremento medio del 32,8% rispetto a settembre 2020 con l’indice Fao che ha raggiunto un valore di 130 punti. A tirare la volata sono i prezzi internazionali dei cereali cresciuti del 27,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre lo zucchero aumenta del 53,5% ed i grassi vegetali sono balzati addirittura del 60% rispetto all’anno scorso».
Per Cna Dolciari e Panificatori del Veneto il prossimo Natale panettoni e pandori potrebbero aumentare anche del 20%, vuoi per l’aumento del costo delle farine per via della minore produzione causa siccità, vuoi per la crescita dei prezzi di olii e grassi vegetali, cui si deve aggiungere l’energia per produrli.
«Rischiamo una situazione insostenibile – afferma Catia Olivetto, presidente Cna Dolciari e Panificatori Veneto – perché a queste condizioni, considerando gli aumenti impressionanti dei costi di luce e gas, i panificatori veneti non ce la possono fare a non aumentare i prezzi al dettaglio. Gli incrementi all’ingrosso e all’origine del frumento e degli olii ancora non si sono traslati sui prodotti al consumo, che continuano a fare segnare rialzi inferiori sia all’inflazione media, sia a quella alimentare. Ma non potrà durare ancora a lungo».
Come se ne può uscire? Una strada potrebbe essere quella della riduzione del peso fiscale gravante sull’energia, dove le accise ormai gravano più del prezzo industriale dei relativi prodotti. Potrebbe essere la buona volta per dare un taglio alle accise “storiche”, molte delle quali risalenti al Ventennio fascista, e stabilire che l’energia – in tutte le sue declinazioni: elettricità, gas, carburanti – costituisce un bene primario e non un lusso e, come tali, da sottoporre a tassazione agevolata con zero accise e Iva agevolata. Potrebbe essere un formidabile volano per rilanciare la competitività nazionale a tutto tondo, da quella manifatturiera del “Made in Italy” all’attrattività del Paese come destinazione turistica, oltre che per ridurre i costi a carico di famiglie e imprese. In più si azzererebbe anche il fenomeno dell’evasione delle imposte gravanti sui carburanti che costa allo Stato oltre 2 miliardi all’anno. Forse è troppo bello per essere vero.
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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