Dopo il generale rallentamento del 2019, nel 2020 è calato il fatturato della filiera dell’acciaio nazionale, che ha portato a un’analoga diminuzione del valore aggiunto. La redditività è risultata positiva in tutti i comparti; la pandemia di Covid-19 ha colpito maggiormente i produttori rispetto alle componenti più a valle come emerge dalla presentazione in anteprima dello studio “Bilanci d’Acciaio” 2021, ideato dall’Ufficio studisiderweb, realizzato in collaborazione con i professori Claudio Teodori e Cristian Carini dell’Università degli Studi di Brescia e sponsorizzato da BPER Banca, Coface e Regesta. L’analisi ha valutato la situazione reddituale, finanziaria e patrimoniale delle imprese siderurgiche nazionali attraverso la lettura e l’interpretazione dei dati dei bilanci di esercizio 2020.
I risultati preliminari da “Bilanci d’Acciaio” sono stati presentati a “Made in Steel”, la principale Conference & Exhibition del Sud Europa per la filiera siderurgica, organizzata da siderweb a fieramilano Rho.
«Per la prima volta abbiamo portato l’evento di “Bilanci d’Acciaio” all’interno di “Made in Steel”. Il contenuto, cioè i numeri dei bilanci e quello che riescono a raccontarci, si sposa perfettamente con il contenitore – ha detto Emanuele Morandi, presidente di “Made in Steel” e di siderweb -. “Bilanci d’Acciaio”, giunto alla tredicesima edizione, rappresenta un unicum nel panorama siderurgico internazionale. È un brand tutto italiano che altre filiere siderurgiche ci invidiano. In questa occasione abbiamo presentato lo stato di salute, la robustezza e la solidità dei vari anelli della filiera al 31 dicembre 2020. Inoltre, abbiamo tratto le conclusioni derivanti dall’indagine proposta agli operatori negli scorsi mesi, dalla quale sono emersi risultati particolarmente positivi e un rimbalzo addirittura non previsto in precedenza».
I bilanci analizzati in questa fase preliminare sono oltre 2.200 e coprono solo la parte “alta” della filiera siderurgica: produzione di acciaio e prima trasformazione, centri servizio, distribuzione, commercio di rottame e ferroleghe e taglio e lavorazione della lamiera (l’analisi completa, che comprenderà anche i risultati degli utilizzatori di acciaio, tradizionalmente esaminati nella ricerca “Bilanci d’Acciaio”, sarà presentata a novembre in un evento dedicato).
Il 2020 è stato un anno di regresso, condizionato dalle limitazioni all’attività economica legate alla pandemia di Covid-19. In particolare, il settore siderurgico ha risentito di un rallentamento nel primo semestre, a cui ha fatto seguito un recupero che però è stato insufficiente a colmare la lacuna della prima parte dell’anno.
Il fatturato totale delle imprese della parte alta della filiera siderurgica (utilizzatori esclusi) nel 2020 è stato di 47,32 miliardi di euro (-15,5% rispetto al 2019). L’Ebitda è stato di 2,568 miliardi di euro (-15,0%). L’utile ha fatto registrare un incremento del 22,4% grazie al minor peso delle imposte rispetto al 2019 (696mila euro contro 395 milioni), arrivando a 330,035 milioni di euro. Il risultato, però, è stato nettamente inferiore a quello del 2018 (-79,0%).
L’incidenza sul fatturato del valore aggiunto (6,77 miliardi di euro) è intorno al 14,3%, quota leggermente superiore al 2019 ma inferiore al 2018 (13,8% e 14,8% rispettivamente).
Quanto alle aspettative elaborate da siderweb, nel 2021, il 90% prevede un aumento del fatturato, di cui poco meno di un terzo superiore al 50%. Nel 2022 si assiste a un rallentamento dello sviluppo: il 35% pensa di stabilizzare il giro d’affari; solo il 37% intravede un’ulteriore crescita.
Nel 2021, il 90% prevede un incremento del risultato economico, in un quarto dei casi superiore al 100%. Nel 59% dei casi l’incidenza dell’Ebitda sul fatturato è inferiore al 10%. Solo un decimo delle imprese ha un valore più che soddisfacente, superiore al 15%.
La situazione non migliora nel 2022: calano le imprese che si attendono un ulteriore incremento del risultato economico (59%) e aumentano quelle che si preparano a un calo (39%).
Investimenti: il 54% ha confermato o incrementato (23%) i budget. Il primo posto è occupato dagli investimenti in nuova tecnologia e innovazione.
Quanto ai costi delle materie prime, il 42% delle imprese dichiara incrementi sopra il 50%; il 37% tra il 30 e il 50%. Quanto all’andamento futuro, la percezione è di forte preoccupazione: il 58% ritiene che vi sarà una riduzione dei costi, ma una parte dell’incremento sarà consolidato; solo il 10% sostiene che la crescita sia temporanea con ritorno alla situazione preesistente.
Per i costi di trasporto, il 49% ritiene che una parte del rincaro rimarrà; il 40% non presume significativi cambiamenti per il 2022.
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