Ad urne chiuse del primo turno delle elezioni amministrative emergono tre aspetti salienti: il successo oltre le aspettative del centro sinistra e di Enrico Letta, il flop del centro destra con il crollo clamoroso della Lega e il fortissimo astensionismo che deve costituire un allarme rosso lampeggiante per tutte le forze politiche, pena di aumentare lo scollamento tra una politica di piccolo cabotaggio e i cittadini.
Come detto, Letta può festeggiare per i risultati rotondi delle elezioni amministrative in parecchie città conquistate al primo turno con larghe maggioranze, come Milano, Bologna e Napoli, mentre si piazza bene nel ballottaggio di Roma staccato di soli 4 punti dal candidato del centro destra Michetti che non sfonda, oltre che per il risultato personale nel collegio di Siena che lo fa rieleggere al Parlamento dopo l’addio di sei anni fa. Un risultato che potrebbe essere ulteriormente arrotondato tra 15 giorni al ballottaggio sempre che Letta e il Pd riesca a tessere alleanze a sinistra e pure con le formazioni centriste.
Chi si lecca le ferite alle elezioni amministrative è il centro destra ed in particolare i due aspiranti leader che dalle urne escono con le ambizioni dimezzate, con i facili sogni di gloria di una vittoria elettorale alle elezioni politiche che si allontana, così come parrebbero al momento allontanarsi le stesse elezioni. Stupisce in negativo il risultato della Lega in realtà come Milano dove a stento raggiunge la doppia cifra, risentendo della scarsa capacità di trascinamento del candidato sindaco scelto dallo stesso Salvini dopo mille ripensamenti, bocciando via via candidati più conosciuti e autorevoli del civico Bernardo. Una Lega che sottoperforma anche per via del fortissimo astensionismo, dai più addebitato proprio a quella fascia di elettorato moderato che non è stato adeguatamente motivato a recarsi alle urne per un candidato scialbo e da una proposta politica che ha via via abbandonato tutti i cavalli di battaglia storici – ancora attuali – della Lega bossiana: dall’autonomia alla riduzione delle tasse.
Dai risultati delle urne emerge per tutti i partiti uno scenario ineludibile: è indispensabile cambiare il modo di fare politica, coinvolgendo maggiormente i cittadini, offrendo loro una strategia politica chiara e lineare, presentare candidati che abbiano alle spalle una storia politica maturata nelle sezioni di partito e nelle amministrazioni locali. Serve soprattutto ripristinare quel cursus honorum che, fino all’avvento dell’ubriacatura della comunicazione social, più o meno “bestiale”, i partiti coltivavano coscienziosamente, facendo progressivamente crescere i soggetti con le migliori caratteristiche di capacità, conoscenza e di empatia con il pubblico. Puntare a candidare amici e soggetti più o meno fidatissimi ha ormai avuto la prova provata che non paga.
Ora tutti aspettano il turno del ballottaggio, dove giocherà un ruolo fondamentale la capacità di tessere alleanze e di presentare agli elettori uno scenario convincente di amministrazione delle realtà locali per recuperare alle urne gli indecisi. Chi riuscirà a farlo avrà la vittoria in tasca e qualche sorpresa potrebbe anche arrivare.
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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