Dopo la devastazione paesaggistica, i danni e lo spavento tra i residenti, arriva il conto economico degli incendi che, secondo una stima Coldiretti, è di oltre 10.000 euro a ettaro.
«Ai costi immediati per le operazioni di spegnimento e ai danni – ricorda Coldiretti – vanno aggiunti quelli a lungo termine per la bonificadelle aree e per far rinascere l’ecosistema forestale e tutte le attività umane tradizionali, dalla raccolta della legna a quella dei tartufi e dei piccoli frutti, dai ricerca dei funghi all’ecoturismo. Un percorso per il quale sono necessari circa quindici anni».
I roghi che devastano le foreste «hanno anche l’effetto – rileva Coldiretti – di aumentare il deficit commerciale nel settore del legno, dove l’industria italiana è la prima in Europa ma importa dall’estero più dell’80% del legname lavorato necessario ad alimentarel’industria del mobile, della carta o del riscaldamento» .
In Italia, più di un terzo della superficie, per un totale di 11,4 milioni di ettari, è coperta da boschi. Il patrimonio forestale italiano è il più ricco d’Europa per diversità biologica, ecologica e culturale e negli ultimi 60 anni si è quasi triplicato sfiorando il 40% della superficieterritoriale. All’ampliamento geografico corrisponde tuttavia maggiore vulnerabilità del territorio per la mancata manutenzione delle aree a bosco.
A seguito degli incendi urge un piano di monitoraggio e prevenzione fitosanitarie, come hanno evidenziato gli effetti della tempesta Vaia, nelle Dolomiti. Una volta spenti i roghi, le piante intaccate dal fuoco sono le culle degli insetti. Tutti gli esemplari che restano in piedi, e in particolare quelli ai margini della superficie percorsa dal fuoco, dopo uno-due anni si riempiono di larve che vanno a colpire a macchia d’olio le restanti piante del bosco, se non è in perfetta salute.
Il rimedio migliore rimane la prevenzione degli incendi, cosa che ha costi di ben otto volte inferiori a quelli relativi allo spegnimento, calcola il Pfec Italia, ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale secondo cui la certificazione di Gestione sostenibile delle foreste.
Eppoi, c’è anche l’ormai antica questione del numero degli addetti che nei territori del Sud Italia sono drammaticamente alti, eccedentari rispetto ad una corretta gestione del territorio, tanto che la sola Sicilia ne annovera oltre 22.000, la Calabria oltre 10.000. Un’enormità in rapporto alla superficie da gestire, specie se si considera che altre realtà, come il Canada, ne hanno per tutto l’enormeterritorio solo 4.500.
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