Novità editoriale della collana “Quaderni di cultura alpina” edito da Priuli & Verlucca
Un viaggio attraverso gli albori della fotografia, quando gli apparecchi erano ben diversi da quelli compatti e facili da utilizzare “inquadra e scatta” di oggi: agli albori della tecnica, la fotografia era qualcosa di molto complesso e fotografare era una pratica piuttosto difficile, specie al di fuori degli studi di posa.
Priuli & Verlucca propone all’interno della collana “Quaderni di cultura alpina” un nuovo titolo dedicato ai pionieri della fotografia in Valle d’Aosta: “Fotografia come antropologia” traccia uno spaccato della primissima fotografia subito adottata da alpinisti, studiosi o semplici curiosi, come un mezzo fedele ed immediato (relativamente a quei tempi) di riproduzione del reale o di eventi.
Se i primi fotografi raccolsero involontariamente materiale d’interesse etnografico, adoperando lo strumento fotografico per documentare diverse situazioni locali (come vita quotidiana, persone, moti risorgimentali, delinquenza e prostituzione), i primi antropologi si avvalsero invece consapevolmente del nuovo mezzo, che iniziò a diventare un corredo indispensabile nel bagaglio di coloro che, soprattutto nell’ultimo ventennio del XIX secolo, si recavano “sul campo” in missioni di studio.
Ogni autore ci appare oggi come un organismo autonomo – venuto a contatto a volte casualmente con questo strumento – e testimone del proprio tempo in modo sempre personale e differente, per formazione, cultura e sensibilità. Ciascuno di loro, quindi, ci fornisce un prezioso documento: sovente scaturito da un uso amatoriale o commerciale dell’apparecchio, altre volte frutto di una più esplicita consapevolezza.
Oggi è l’Antropologia Visiva – disciplina solo recentemente sistematizzata e promossa – a teorizzare la fotografia come parte integrante di un processo di ricerca, senza trascurare il valore di un’indagine etnografica elaborata a partire da immagini del passato.
Nel volume di Priuli & Verlucca curato da Arianna Colliard si compie un viaggio a ritroso attraverso l’opera di Emile Bionaz, Jules Brocherel, Luigi Broggi, Jean Fisanotti, Ronc Grat, Jean-Baptiste Gontier, Vittorio Sella, Alessandro Roccavilla, Domenico Vallino, Giorgio Sommer e tanti altri, ciascuno con la sua peculiarità a testimonianza di uno spicchio della società del passato.
Titolo: Fotografia come antropologia
Autore: Arianna Colliard
Formato: 21×29,7 cm
Pagine: 112 con illustrazioni in b/n
Prezzo: 19.50
ISBN: 9788880685999