Attorno alla travagliata discussione del Ddl Zan a difesa delle prerogative degli esponenti del mondo arcobaleno come gay, lesbiche, transex, ecc. nella commissione Giustizia del Senato con tutta probabilità il muro contro muro sarà scaricato alla discussione in aula, dove il voto segreto e l’uscita del “Rottamatore”, Matteo Renzi, può cambiare il futuro dell’iter del disegno di legge, con una forte possibilità di finire impallinata.
A pesare nello spostamento degli equilibri politici sul Ddl Zan l’apertura delle scorse ore alle modifiche del testo di leggeda parte di Italia Viva, preoccupata per i contenuti relativi all’insegnamento obbligatorio nelle scuole cattoliche dei dettami Lgbt, oltre alla possibilità che i cultori della tradizione sessuale (quella legata con corda doppia e ramponi al Monte di Venere) possano venire esposti al rischio di denuncia e perseguimento penale, cosa che sta preoccupando anche gran parte del centro destra.
Nessuno nega la necessità di tutelare chi segue o frequenta esperienze relazionali innovative di fare quello che più aggrada, senza essere esposti alle contumelie e alle minacce sconclusionate di chi la pensa diversamente da loro, ma ciò non si deve tramutare in una possibilità di persecuzione giudiziaria per tutti coloro che professano la trazione, solo per l’essersi dichiarati a favore della natura e, tacitamente, contro le esperienze relazionali innovative care al mondo Lgbt. Sarebbe troppo.
Ora, specie dopo il richiamo della Chiesa alla difesa delle libertà di culto e di insegnamento della tradizione cattolica, tra molti esponenti Dem di origine democristiana i dubbi sull’opportunità dell’approvazione del Ddl Zan si sono improvvisamente accresciuti. A questi, fa il paio anche l’uscita di Renzi, cui non pare vero fare l’ennesimo sgambetto a Enrico “Stai Sereno” Letta, che sull’approvazione del Ddl Zan a scatola chiusa da parte del Senato ha fatto l’ennesima battaglia della vita con il rischio di incassare la sconfitta definitiva che lo rispedirebbe con biglietto di sola andata all’insegnamento all’università Science Po di Parigi.
Staremo a vedere.
Ecco come la graffiante matita di Domenico La Cava interpreta la situazione.
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