La politica italiana è entrata in fibrillazione per tutte le scadenze che si stanno avvicinando: da quelle relative alla gestione del Piano nazionale di ripartenza e resilienza (Pnrr) che vede “in campo” i 192 miliardidi fondi europei cui vanno ad aggiungersi i circa 40 miliardi di risorse nazionali, alle riforme da incardinareed approvare al più presto pena il blocco delle risorse europee, per finire con le beghe tra i vari galli di un pollaio decisamente affollato come quello guidato dal premier Mario Draghi, che guarda con sempre più interesse al febbraio 2022, quando potrebbe spostarsi di poltrona, passando da quella di capo del governoa presidente della Repubblica.
Proprio dai galli del pollaio vengono i problemi più grandi per Draghi, vuoi per il tenere in un governo di solidarietà nazionale forze politiche normalmente tra loro incompatibili, vuoi per le diverse aspettative dei vari leader politici, ciascuno intento a rafforzare la propria posizione.
I sondaggi settimanali sulle intenzioni di voto sono assurti ad un moderno specchio magico della politica italiana, cui non si chiede più chi è il più bello del reame, ma chi ha il maggiore gradimento degli elettori. Uno specchio da cui emergono conferme e piccole sorprese, come il superamento del Pd da parte di Fratelli d’Italia di un’arrembante Giorgia Meloni, sempre più lanciata, dopo avere doppiato Dem e M5s, a raggiungere la Lega salviniana, prima, e a superarla, poi, ergendosi a potenziale, credibile leader di centro destra una nazione, incassando il record storico di essere le prima donna in Italia a capo di un governo, che a nessuna femmina democratica – nonostante i mari di parole spese a proposito – è mai riuscita a centrare.
In questo contesto, Meloni s’avvantaggia di una linea politica chiara e di un programma volto prima a rafforzare le proprie teste pensanti per prepararle ad un possibile, prossimo ruolo di governo, preferendole competenze all’amicizia personale e alla fedeltà assoluta Di riflesso, il leader della Lega, Matteo Salvini, paga lo scotto di una Lega ad un tempo di governo e di opposizione, oltre ad una linea politica un po’ troppo traccheggiante che paga l’abbandono sostanziale della propria ragione storica di essere il partito dirappresentanza degli interessi del Nord e della sua classe imprenditoriale e produttiva che, come i sondaggi evidenziano, sta progressivamente cambiando cavallo.
Ecco come la matita graffiante di Domenico La Cava interpreta al situazione.
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