Reddito di cittadinanza, la prova del fallimento delle politiche per il lavoro pentastellate

Oltre 7 miliardi di spesa per 1.650.000 percettori. Di questi, ben 423 (!!!) sono i soggetti effettivamente avviati al lavoro dall’Anpal.

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Qualcuno ha ancora dubbi del fallimento delle politiche sociali e occupazionali varate dal governo ConteUno con tal Luigi Di Maio da Pomigliano d’Arco ministro al Lavoro (poi trasmigrato agli Esteri nel BisConte e pure nel Draghi)? 

La relazione annuale diffusa dall’Anpal fa un quadro decisamente poco edificante di un provvedimento che fino ad ora ha “pompatonuovo debito pubblico per oltre 7 miliardi di euro, per regalare il reddito di cittadinanza a circa 1.650.000 soggetti, prevalentemente localizzati nelle regioni meridionali, che percepiscono capitariamente (oltre agli adulti, il reddito di cittadinanza in misura minore è riconosciuto anche ai figli minorenni) una media di 500 euro al mese, pari a circa 2.000 euro al mese per una famiglia di 4-5 persone.

Soldi che sarebbero serviti ad abbattere quelle sacche di povertà ancora così diffuse in Italia: peccato solo che nell’era del “Reddito!” (con l’esclamativo così come ormai lo chiamano i percettori e chi aspira a percepirlo) la povertà in Italia è pure aumentata, ingrossata soprattutto da ampie fette di quella che una volta era la classe media e piccolo borghese occupata nelle attività commerciali e di piccolo artigianato, stroncata dalle chiusure inutilmente imposte dallo Stato per prevenire la diffusione della pandemia.

Bene, di questi 1,65 milioni di fortunati percettori del “Reddito!”, tra cui anche molti malfattori di piccolo rango e tanti mafiosi, sarebbe interessante sapere quanti di costoro sono stati effettivamente avviati al lavoro grazie al diuturno impegno delle migliaia di “navigatorassunti a tal fine dall’Anpal. Questa curiosità è soddisfatta sempre dalla relazione annuale dell’Anpal che elenca nel dettaglio come coloro che siano autorizzati all’incasso dell’assegno di ricollocazione siano sulla carta ben 969 (avete letto bene: novecentosessantanove), pari allo 0,058% dei precettori del “Reddito!dimaiano. Non è tutto: questa fantasmagorica pletora di persone che avrebbero trovato un lavoro “vebro” si dimezza se si conteggiano solo i rapporti effettivamente attivati, che crollano a soli 423 casi (lo 0,025% dei redditisti), per calare ulteriormente a 359 unità effettivamente impiegate. Davvero un bilancio da incidere nell’oro a due anni dalla nascita del “Reddito!” dei pentastellati.

Questo non è tutto: c’è pure qualche problemino sulla figura di vertice dell’Anpal, quel Mimmo Parisi scovato da Di Maio e soci pentastellati in un’università d’oltre oceano, quella del Mississippi, dove Parisi aveva sperimentato un sistema informatizzato di domanda-offerta del mondo di lavoro. Peccato che la sua trasposizione in terra italica si si rivelata più di un fallimento come evidenziano i numeri di cui sopra, con in più anche il problema di un doppio incarico legalmente incompatibile tra la posizione di docente a tempo parziale nell’Università del Mississippi e quella di presidenza dell’Anpal. Una situazione che da almeno un anno attende di essere sanata, mentre Parisi continua ad incassare un lauto stipendio accompagnato da sontuosi rimborsi spese di viaggio per le sue trasferte a cavallo dell’Atlantico. 

Sarebbe interessante cosa intende fare il nuovo ministro al Lavoro, il Dem Andrea Orlando, che aveva tentato di piazzare al posto di Parisi l’ex sottosegretario alle comunicazioni rimasto privo di incarico e di poltrona parlamentare come Andrea Martella, bloccato dalla Presidenza del Consiglio perché privo dei requisiti minimi di legge. Riuscirà Orlando a risolvere una volta per tutte quello che è un costosissimo scandalo che l’Italia non può più permettersi, specie a fronte di oltre 5 milioni di Partite Iva con attività chiusa o fortemente penalizzata dallo Stato che fino ad ora hanno avuto solo calci in culo?

Intanto, ecco come Domenico La Cava vede la situazione con la sua graffiante matita.reddito di cittadinanza

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