Storia di un minuto. Il primo disco di PFM

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LR cover stesa PFM STORIA
LR cover stesa PFM STORIAPer i tipi di Aerostella, il volume di Antonio Oleari e Renzo Stefanel su una delle band che ha fatto la storia del pop italiano
di Giovanni Greto

E’un libro che si legge tutto d’un fiato, durante il tempo che va dalla prima colazione al pranzo o dalla pennichella all’ora di cena. Antonio Oleari, è indicato o si autoindica nelle note sul risvolto del verso della copertina, come scrittore (suo un bel libro su Demetrio Stratos, edito sempre da Aerostella), falso giornalista, conduttore radiofonico. Renzo Stefanel scrive di musica su testate cartecee e web, ha all’attivo due libri su Lucio Battisti ed ha collaborato come coautore a quattro puntate di ‘Eventi Pop’ su Rai Due. Entrambi prendono per mano il lettore, creano un clima di attesa, che definire suspense parrebbe forse eccessivo, comunque lo mantengono concentrato sulle pagine per raccontare la nascita di un disco storico, che per la prima volta in Italia si pose in cima alle classifiche di vendita.

I cinque musicisti che formano il gruppo si incontrano, entrando nelle situazioni musicali di Franz Di Cioccio, il batterista, milanese con sangue abruzzese, di cui gli autori narrano il percorso musicale a partire dai Beatnik nel 1963, attraverso i Black Devils, i Grifoni, i Quelli nel 1965 che per un periodo assunsero il nome di Krel (1969-70) e che finalmente nel 1971 diventeranno la Premiata Forneria Marconi. Per completare la formazione che inciderà in 18 giorni ‘Storia di un minuto’, considerando Franz Di Cioccio il capostipite, entreranno nell’ordine il chitarrista Franco Mussida (1964), il bassista Giorgio Piazza (1966), il tastierista Flavio Premoli(1967) ed infine nel 1970 il flautista e violinista Mauro Pagani. Tutti musicisti lombardi, che sono cresciuti attraverso tanta gavetta, fatta di cover, una moda in quegli anni, ma anche, una volta diventati “Quelli”, eccezion fatta per Pagani, di turnisti richiesti in sala di incisione. Due album su tutti: ‘Amore e non amore’, il disco più controverso di Lucio Battisti e ‘La buona Novella’ di Fabrizio de Andrè.

Il disco nasce quando i tutti si stancano di svolgere un ruolo di “accompagnatori”. Si pensa al grande salto. A comporre per il proprio piacere, disdegnando le canzonette commerciali dalla durata temporale limitata, per indirizzarsi verso qualcosa tra lo psichedelico – vedi Vanilla Fudge per il cui batterista, Carmine Appice, il giovane Di Cioccio nutriva una specie di venerazione – e il progressivo: Jethro Tull, ELP, Gentle Giant.

La lettura è piacevole e offre una serie di curiosità per capire ciò di cui ha bisogno un disco per arrivare al successo. Si fa conoscenza con persone importanti nell’economia del gruppo come Marco Damiani, fonico, disegnatore, musicista mancato, capace di scegliere il suono più appropriato nelle esibizioni dal vivo, o come il pianista e direttore artistico della Numero Uno Claudio Fabi. A lui si devono l’orchestrazione, gli arrangiamenti e perfino la partecipazione strumentale (suona il piano acustico in ‘E’Festa’) col risultato di creare un maestoso Rock sinfonico, molto di moda allora, che aleggia nell’album dall’iniziale ‘Impressioni di settembre’ alla conclusiva ‘Grazie davvero’. Chi non esce bene è Mogol, che si è limitato a scrivere, assieme a Mauro Pagani, il testo di ‘Impressioni di Settembre’. A lui, all’inizio, il gruppo non piaceva, ma poi ha capito che con la musica della PFM si poteva guadagnare… Ecco un ritratto dell’autore fatto da Claudio Fabi. “Nel mondo della canzone Mogol era il più bravo di quegli anni, non solo sulla produzione, ma anche sulla scelta del brano, che doveva essere più o meno commerciale; però in quel lavoro della Premiata lui proprio non ci credeva. Era lontanissimo da quella formula musicale, non aveva, né ha avuto dopo, la sensibilità per questo tipo di musica, che non è canzone, però è solismo, è musica d’insieme. D’altra parte la sua carriera lo conferma. Non dimenticherò mai una sua frase: ‘Dove credi di andare con questi qui? Sono rompicoglioni’. Non che volesse denigrare la musica, ma il progetto, che non era commerciale; per lui il massimo della qualità e del commercio insieme era Lucio Battisti”.

C’è uno spazio riservato anche alla nascita della copertina, inizialmente disegnata interamente da Marco Damiani, poi affidata al fotografo dell’etichetta Cesare Monti, che in questo caso si limita ad un ruolo di Art Director, mentre è la moglie, Wanda Spinello, ad eseguire una tela dipinta ad olio di circa 90 centimetri per 100, che soppianterà il lavoro di Damiani, parte del quale troverà spazio all’interno dell’album. Ma che cosa vuol significare questo primo esempio italiano di ‘concept album’, che si potrebbe tradurre come album narrativo? Così si esprimono nel libro, rispettivamente, Franz Di Cioccio e Mauro Pagani. “Una persona in un solo minuto vede la sua vita come potrebbe essere e si estrania, entra in contatto con la parte scura che la opprime. In mezzo, l’albero della vita, che si divide in due rami. Quindi: da un lato la vita grigia di tutti i giorni, dall’altro la vita che potresti avere e che vedi in un minuto. L’intero disco è concepito come un testo unico, molto breve: una storia che in alcune sequenze è raccontata attraverso i testi delle canzoni, in altre rimane solamente scritta”. “Tutta l’idea di ‘Storia di un minuto’ nasce da un testo scritto in precedenza. Questo è un vero concept album. L’idea è che uno si sveglia la mattina e in un minuto, prima di cominciare la giornata, è come se vivesse un po’ tutta la sua vita: cosa ha voglia di fare, come vuole che le cose succedano”.

‘Storia di un minuto’, uscito nel gennaio 1972, si ascolta ancora con piacere e leggendo il capitolo relativo all’analisi di ogni brano, si vengono a conoscere alcune felici intuizioni, di cui hanno usufruito musicisti e gruppi a venire, catturati dall’energia della PFM. E, come mostra una classifica delle vendite di quegli anni, il disco arrivò al primo posto, lasciandosi alle spalle in Italia John Lennon (‘Imagine), George Harrison (The concert for Bangla Desh), Deep Purple (‘Fireball’).