Ecobonus auto, i fondi per la fascia 91-110 g/km finiranno la prossima settimana

I 100 milioni stanziati dal decreto “Agosto” già evaporati. Per non azzoppare definitivamente il settore automotive serve un provvedimento più ampio ed organico.

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parco circolante federauto

L’ecobonus auto a benzina e Diesel con emissioni di CO2 comprese tra 91 e 110 g/km s’appresta a fare il bis per la rapidità in cui i fondi disponibili vengono esauriti: dopo i 50 milioni disponibili ad agosto evaporati nel breve volgere di una settimana, anche i nuovi 100 milioni stanziati per l’ecobonus auto con il decretoAgosto” sono quasi esauriti a solo 4 giorni dalla riapertura della piattaforma con cui i concessionari prenotano i contributi pubblici. Praticamente, la prossima settimana il mercato tornerà asfittico come nei mesi scorsi.

Situazione diametralmente diversa per i veicoli elettrici ed ibridi, dove sono disponibili oltre 370 milioni, fondi che il mercato non assorbe visto che al netto dei cospicui contributi pubblici, il prezzo di un’auto elettrica non è ancora competitivo con quella tradizionale e le famiglie italiane non hanno soldi per consumi alla moda, appannaggio solo di chi può permettersi una spesa elevata, con il contrappasso che il governo delle sinistre foraggia una spesa di lusso a danno di quella delle famiglie.

Come richiesto dall’Unrae, sarebbe opportuno che il governo BisConte avesse verso l’automotive un atteggiamento più realistico e meno ideologico, stabilendo un contributo uguale per tutti i veicoli a ridotte emissioni, come lo sono tutte le auto con omologazione Euro 6, magari più basso rispetto ai 10.000 euro (oltre altri 6.000 euro stanziati da molte regioni) per l’auto elettrica, stabilendo soglie di emissioni per accedere al contributo pubblico più realistiche e in linea con le esigenze delle famiglie (tipo 160 g/CO2/km). 

Soprattutto, serve stabilire già d’ora l’equiparazione all’Europa del trattamento fiscale dell’auto aziendale (completa deducibilità del prezzo d’acquisto e dell’Iva) per generare maggiori immatricolazioni per almeno 300.000 pezzi all’anno, quantitativo che contribuirebbe a svecchiare e a ridurre le emissioni di gran parte del vetusto parco circolante italiano. Oltre che per evitare di penalizzare ulteriormente le già trascurate imprese italiane, che nel campo della mobilità devono sostenere costi decisamente maggiori rispetto alle loro concorrenti europee.

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