Flavio Tosi, segretario del Carroccio veneto e uno dei leader del movimento su elezioni, macroregioni e governo
Flavio Tosi è da tutti ritenuto l’astro nascente della Lega Nord. Un personaggio che ha saputo scalare i vertici del partito, diventano il segretario nazionale del Veneto e uno degli uomini più “pesanti” del nuovo corso leghista impersonato dal segretario federale Roberto Maroni.
Come giudica la situazione politica?
Abbastanza ingarbugliata, perché sono tanti i temi all’ordine del giorno. Sulla base della legge elettorale deriveranno le alleanze politiche per la prossima maggioranza di governo del Paese. Anche se sarà difficile che la nuova legge, sempre ammesso che si riesca a coagulare il consenso per farne una nuova, garantisca la governabilità necessaria. Quanto alla Lega Nord, il nostro obiettivo più immediato si concentra sulle amministrazioni locali che vanno al voto, dalla Lombardia ai grandi comuni del Nord come Treviso, dove per noi le elezioni sono fondamentali per consolidare il Movimento.
In Lombardia corsa solitaria della Lega contro centro sinistra e centro destra?
Una Lega Nord che corre da sola è la cosa più facile e naturale per i nostri elettori e per i lombardi in particolare. La giunta Formigoni è stata protagonista di episodi brutti, anche oltre quanto era lecito pensare. Vogliamo fare una battaglia di legalità e di trasparenza, che è più facile da realizzare da soli piuttosto che in coalizioni. E il nostro candidato per la giuda della Lombardia è la persona più credibile in assoluto, anche per via del suo passato da ministro dell’interno. Maroni è, al momento, la migliore delle candidature in campo.
Una candidatura capace di coalizzare da sola una maggioranza?
Ovvio che per vincere sarà necessario aggregare quelle forze fuori dagli attuali partiti che sono vicine al centro destra e alla Lega Nord in particolare. Lo schema è quello già sperimentato con successo per le comunali di Verona: una lista principale della Lega Nord affiancata da una costellazione di liste fiancheggiatrici con un candidato sindaco forte e autorevole che è riuscito ad andare oltre i consueti schemi dei partiti. Oggi i partiti tradizionali messi tutti assieme non arrivano al 60% e oggi vince colui che è in grado di raccogliere consenso nel 40% in libera uscita che si identifica in personalità, realtà civiche, in qualcosa che sentono vicino. Vince chi ha la capacità di scegliere le persone giuste, al di là delle appartenenze politiche conosciute.
Andando allo scenario nazionale, tra pochi mesi si va al voto per il rinnovo del Parlamento: come si sta preparando la Lega Nord?
Anche qui sarà una battaglia in solitaria per valorizzare l’identità del Nord da rafforzare adeguatamente per poi trattare da posizioni di forza con il governo centrale. Vogliamo avere il governo delle tre maggiori regioni del Nord (Veneto, Piemonte e Lombardia) per potere pesare su Roma, con l’obiettivo di dare al Nord una reale autonomia e capacità di autogoverno con risorse basate su una parte adeguata del gettito fiscale prodotto sul territorio che oggi viene drenato dal governo centrale a danno dei territori dove si produce. Vogliamo dare agli elettori una proposta basata sul buon governo di tutte quelle realtà governate dalla Lega Nord incentrato sulla lotta agli sprechi, alla semplificazione burocratica e a tutte quelle cose concrete che servono a cittadini ed imprese per andare avanti. Sarà una campagna basata più sulle cose concrete del fare piuttosto che sulle astrazioni e alchimie politiche lontane dalla gente e dalle aziende dei soliti partiti nazionali.
Quanto alla macroregione del Nord, ora si prospetta una suddivisione tra NordEst e NordOvest piuttosto che una realtà unitaria…
L’importante è fare massa critica tra le attuali regioni per pesare di più nei confronti del governo centrale. A NordEst vedo difficile fare una forte alleanza tra due regioni autonome (Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, quest’ultima davvero molto speciale per competenze e risorse) e una ordinaria come il Veneto. C’è sì un legame storico comune, ma credo sia difficile mettere assieme due realtà istituzionalmente così differenti. Diverso il discorso di realizzare una macroregione tra Veneto, Lombardia e Piemonte, tutte e tre regioni ordinarie che hanno un disperato bisogno di maggiore autogoverno e di tenere sul territorio una buona parte delle risorse generate per dare risposte concrete ai cittadini e alle imprese senza dover dipendere da Roma. Comunque sia, Nordest, NordOvest tra loro federati o Nord unitario, l’importante è avere una strategia politica comune del Nord verso il governo centrale, per far cessare la politica del “divide et impera” fin qui operata dallo Stato. Una competizione interna al Nord non serve a nessuno se non a fare il gioco di Roma e dell’assistenzialismo centralista.
Attorno al “Fondo Odi” continua la polemica, specie da parte di quelle realtà che ne sono rimaste escluse…
Una cosa è chiara: nel suo primo anno di vita, il “Fondo Odi” è stato gestito male ed in modo palesemente clientelare. L’idea di fondo è buona e condivisibile e serve per ovviare alla concorrenza sleale che i comuni di confine delle regioni ordinarie subiscono da analoghe realtà poste nel territorio delle province autonome di Trento e di Bolzano. Serve solo che sia gestito in modo più attento alle esigenze del territorio, amministrando i soldi pubblici in modo più attento e trasparente.