“Viaggiatore Immobile”, nuovo CD di Remo Anzovino

0
453
viaggiatore immobile 1
viaggiatore immobile 1Pubblicato da Incipit Records è il quarto titolo del musicista friulano
di Giovanni Greto

“Il viaggiatore immobile”, titolo del quarto CD di Remo Anzovino, sta ad indicare il pianoforte a coda, strumento difficile da trasportare, ma che, secondo il pensiero dell’autore, è un viaggiatore che esplora, con la forza della sola immaginazione, luoghi, atmosfere, sapori e culture del mondo. Nelle 12 tracce del CD, le semplici, reiterate linee melodiche conferiscono un senso di rilassatezza. Prendendo a prestito gli slogan coniati per promuovere un medicinale, si potrebbe dire: attenzione, se preso in dosi elevate, il prodotto, in questo caso, la musica, potrebbe portare ad assuefazione.

La registrazione, di ottima qualità, conferma il passaparola per cui molti musicisti vogliono registrare negli studi Artesuono di Cavalicco. Tanti piccoli od inusuali strumenti partecipano alla realizzazione dei brani, dal theremin al sousaphone, suonato come pure il trombone, da Mauro Ottolini, al clarinetto basso alLo Shakuhachi, il flauto ligneo giapponese dal suono caldo, usato anche nella meditazione Zen, entrambi soffiati da Achille Succi.

In 5 brani, il pianista friulano si avvale della partecipazione di un quartetto d’archi, ‘Edodea Quartet’, il quale è riuscito a rendere ancora più ariosa la narrazione. Tutti i brani sono di breve durata – dai 2 minuti e 21 secondi ai 3 e 43 – ad eccezione di quello finale, forse il più significativo, “9 ottobre 1963 (Suite for Vajont)”, vale a dire una “musica per coro virile e pianoforte in forma di suite breve”. Il coro è quello polifonico di Ruda, composto da 10 primi tenori, 15 secondi tenori, 9 baritoni, 8 bassi. La composizione vuole ricordare le 1.910 persone cadute nella tragedia della diga del Vajont “nel composto rispetto dei loro discendenti e dei superstiti”. Malinconica, triste ed accorata, dal forte impatto emotivo, la suite è importante, perché riporta alla luce uno tra i non pochi disastri causati dall’incuria del sistema politico che malgoverna, oggi come allora, il nostro (per quanto ancora?) Belpaese.