Centro studi Confindustria: Italia, faticosa risalita dopo il crollo

Secondo l’ultimo aggiornamento previsionale gli investimenti ed export soffrono più dei consumi.

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Produzione industriale italiana Economia manifatturiera Eurozona entra in recessione tecnica inflazione

Dall’aggiornamento delle previsioni del Centro studi Confindustria (Csc) esce un’Italia che avrà una risalita ancora più lenta e difficile dopo il crollo economico causato dalla pandemia da Coronavirus.

Due fattori hanno accentuato la già profonda caduta del PIL attesa nel 2020 (-9,6%, dal -6,0% previsto dal Centro studi Confindustria il 31 marzo): il prolungamento per decreto dal 13 aprile al 4 maggio, con poche eccezioni, della chiusura parziale dell’attività economica in Italia; un più forte calo della domanda, domestica ed estera, che frena anche l’attività delle imprese autorizzate a riaprire. 

Nel I trimestre il PIL ha subito un crollo oltre le attese (-4,7%). Nell’industria, che ha riaperto a inizio maggio, la produzione è calata del 28% a marzo ed è stimata in ulteriore caduta in aprile (-23%, indagine CSC); il PMI (Purchasing Managers’ Index) ha registrato un tonfo (31,1). Nei servizi, l’attività è più ridotta (PMI a 10,8) e la riapertura completa sarà a giugno. Nel II trimestre quindi il Centro studi Confindustria prevede un calo molto forte del PIL (-9,0%). Nel III e IV trimestre, con il 100% di settori aperti, è atteso un parziale recupero, frenato da scorte accumulate e difficoltà di molte imprese, che proseguirà nel 2021 (+5,6%). 

L’incertezza sui tempi dell’effettiva fine dell’emergenza sanitaria, gli stock di invenduto e l’assenza di liquidità dovuta al crollo dei fatturati rappresentano per molte imprese ostacoli che inibiscono, nel breve-medio periodo, le decisioni di investimento. Che saranno rinviate per quasi tutto il 2020. Il Centro studi Confindustria prevede perciò una caduta senza precedenti degli investimenti (-15,5%; -10,6% stimato a marzo), che verrà recuperata solo in parte nel 2021 (+9,1%), pesando sulla crescita futura. 

Le misure anti-contagio hanno in gran parte congelato i consumi a marzo-aprile. La riapertura graduale di attività commerciali e la maggiore libertà di movimento attenueranno la caduta, da maggio; tuttavia, resterà prudente la gestione dei bilanci familiari (-14% la spesa nel I semestre). Con un recupero nel II semestre, il calo nel 2020 sarà di -9,9% (seguito da +5,7% nel 2021). 

L’impatto della crisi sull’export è evidente nei dati doganali di marzo (-16,8%) e gli indicatori qualitativi puntano a un peggioramento nel II trimestre. Nello scenario del Centro studi Confindustria, l’export di beni e servizi crollerà di oltre il 14% nel 2020, recuperando solo in parte nel 2021. La caduta è maggiore di quella del commercio mondiale, per la particolare debolezza di Europa e USA; la risalita sarà più robusta. L’import, correlato all’export, riflette anche il forte calo di consumi e, soprattutto, investimenti. centro studi confindustria

Il sostanziale raffreddamento dell’economia si riflette sull’inflazione con due tendenze opposte: forte ribasso dei prezzi energetici (-9,6% annuo in aprile), rialzo di quelli alimentari (+2,8%; carrello della spesa +2,6%). I prezzi dei servizi frenano, quelli dei beni sono stabili. L’inflazione totale, già scesa a zero in aprile, è prevista cadere di poco in negativo (-0,5% nel 2020). Il deflatore del PIL, però, registrerà una variazione positiva (+0,9% nel 2020), dato il forte calo dei prezzi dell’import, trascinati dal petrolio, mentre i prezzi dell’export si riducono di poco. 

L’analisi del Centro studi Confindustria termina con una puntata sul debito pubblico che nel 2020 è previsto salire all’11,1% del PIL (1,6% nel 2019). L’aumento è in minima parte attribuibile agli effetti della scorsa legge di bilancio; per gran parte è dovuto alle misure del Governo per contrastare gli effetti negativi della pandemia da Coronavirus (4,6 punti) e al crollo del PIL. Nel 2021 il deficit scenderà al 5,6%, scontando anche la disattivazione della clausola di salvaguardia (20,1 miliardi). Il debito/PIL salirà al 159,1% nel 2020, calando a 155,4% nel 2021. 

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