Aumento dell’Iva: per Federauto è un suicidio economico

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federayto logo 1Le norme previste nella proposta della legge di stabilità minano il mercato e il potere d’acquisto dei consumatori

Federauto interviene sulla Legge di stabilità per l’anno 2013 approvata all’una, mentre il Paese dormiva già sonni agitati. Tra l’altro il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, aveva più volte promesso che avrebbero fatto di tutto per evitare l’aumento. L’Iva salirà di un punto dal luglio 2013 (quella al 10 va all’11% e quella al 21 al 22%).

“I 5 miliardi di minori imposte dovute al taglio Irpef vengono di fatto annullati dall’incremento dell’Iva. Siamo allibiti”, commenta a caldo Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di auto, veicoli commerciali, veicoli industriali e autobus di tutti i marchi commercializzati in Italia. “La nostra è un’economia basata sui consumi e la politica fiscale del Governo Monti ha colpito e colpisce i consumi, producendo la moria di centinaia di migliaia di imprese, negozi, alberghi, artigiani, e chi più ne ha più ne metta.

FEDERAUTO FILIPPO PAVAN BERNACCHI 1Basta vedere come hanno demolito i beni di lusso e la nautica. Anche criminalizzando chi possiede un certo tipo di beni, a prescindere se frutto di proventi leciti e meritati. Tutto questo produce disoccupati a ciclo continuo. L’Iva su un telefonino incide pochi euro, su un autoveicolo pesa in media 220 euro per ogni punto. Con questa coltellata alle spalle un cliente pagherà quindi l’auto 440 euro in più rispetto all’era pre-Monti. E infatti il mercato auto ha perso il 40% circa dal 2007 a oggi. E le nostre aziende stanno morendo con 220.000 posti di lavoro a rischio. Quest’anno si venderanno meno di 1.000.000 di auto ai privati. Un dato che per la filiera dell’automotive italiana fa impallidire la profezia dei Maya”.

Federauto ritiene che il taglio dell’Irpef, collegato all’aumento dell’Iva, sia solo fumo negli occhi per i cittadini, che però non si fanno più abbindolare. E’ chiaro che il Paese cadrà ancora più in recessione. Conclude Pavan Bernacchi: “noi non siamo contro il professor Monti, ma contro la sua politica. Possibile che non si renda conto di come sta distruggendo l’economia reale? Quando chiude un’azienda o delocalizza, non è che girando un interruttore riapre. Ci vogliono anni e devono essere ricreate le giuste condizioni. A questo si aggiunga la beffa del provvedimento che partirà a gennaio 2013 sull’auto elettrica, promosso dall’onorevole Ghiglia e altri, che tutta la filiera non vuole. Proponiamo ancora di bloccarlo e destinare quei milioni di euro ai terremotati o ad abbassare le accise sui carburanti. Sono soldi pubblici buttati e noi che ne beneficeremmo non li vogliamo. Quando troveremo interlocutori che sono disposti a ragionare senza preconcetti per ridisegnare la mobilità del futuro?” Difficile dare una risposta, almeno al momento stante il livello attuale di chi governa il Paese e della classe politica più in generale, troppo impegnata ad arricchirsi personalmente che a guardare all’interesse nazionale e dei cittadini.