MILANO (ITALPRESS) – Se la fase acuta dell’emergenza Coronavirus terminera’ nel mese di maggio, il calo del Pil potrebbe contenersi attorno al 6%, mentre ogni settimana in piu’ di blocco normativo delle attivita’ produttive, secondo i parametri attuali, potrebbe costare una percentuale ulteriore di Pil dell’ordine di almeno lo 0,75%. E’ quanto emerge dal rapporto del Centro studi di Confindustria su “Le previsioni per l’Italia. Quali condizioni per la tenuta ed il rilancio dell’economia?”.
Nell’ipotesi che la fase acuta dell’emergenza sanitaria si vada esaurendo alla meta’ del secondo trimestre dell’anno, la caduta cumulata del Pil trimestrale (che e’ pari a 430 miliardi) nei primi due trimestri diminuira’ del 10%, sostengono gli Industriali.
La ripartenza nel secondo semestre sara’ comunque frenata dalla debolezza della domanda di beni e di servizi. I consumi delle famiglie, nella prima meta’ del 2020, risentiranno delle conseguenze dell’impossibilita’ di realizzare acquisti fuori casa, a esclusione di alimentari e prodotti farmaceutici.
Il totale della spesa privata sara’ inferiore del 6,8% rispetto a quello dell’anno scorso e a risentirne saranno i settori dell’abbigliamento, dei trasporti, dei servizi ricreativi e di cultura, i servizi ricettivi e la ristorazione. Gli investimenti delle imprese sono la componente del PIL piu’ colpita nel 2020 (-10,6%), seguita dall’export (-5,1% nel 2020).
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