Il 2020 del mercato dell’auto in Italia inizia in rosso, con il calo del 5,9% delle vendite a gennaio con 155.528 autovetture immatricolate, complice qualche forzatura fatta a dicembre da alcune case per smaltire stock di vetture che non sarebbe stato possibile vendere a partire da gennaio per la nuova normativa europea anti-inquinamento.
A far presagire un inizio d’anno negativo c’è anche l’inchiesta congiunturale condotta a fine gennaio dal Centro Studi Promotor da cui emerge un lieve peggioramento nei livelli di acquisizione di ordini a cui si associa però un altrettanto lieve incremento nei livelli di visitatori negli autosaloni che potrebbe avere un effetto moderatamente positivo sui dati di febbraio. Per quanto riguarda le attese per i prossimi tre-quattro mesi il 60% degli operatori interpellati si attende un mercato stabile o in aumento, mentre il 40% è pessimista.
Il mercato dell’auto si mostra debole anche per via delle decisioni del Governo che non stanno certo sostenendo la domanda di autovetture in un settore come quello dell’auto aziendale (noleggio + acquisti da parte di società) che ormai vale quasi il 50% del mercato e in cui la propensione all’acquisto di autoveicoli è stata fortemente penalizzata dalla vicenda dellatassazione dell’auto in benefit per i dipendenti nella Finanziaria 2020 e dal caos che si è creato per il pagamento del bollonel caso delle auto a noleggio. Soprattutto, il settore dell’auto aziendale avrebbe bisogno di un riallineamento della situazione italiana a quella europea, con l’innalzamento dei valori di deducibilità al 100% del prezzo d’acquisto e di gestione dei veicoli, oggi limitato ad un valore risibile che penalizza fortemente le imprese e i professionisti italianirispetto ai loro concorrenti europei.
Sul mercato dell’auto pesano anche i provvedimenti scoordinati che governo ed enti locali stanno emanando sulla circolazione e sugli incentivi, tanto che i secondi nel 2019 non sono stati nemmeno completamente utilizzati: il fondo da 70 milioni per il supporto all’auto elettrica e ibrida è stato utilizzato per solo 60 milioni, testimoniando come la diffusione di questo generedi veicoli non sia ancora gradito dai consumatori, a causa del prezzo ancora troppo elevato (al netto degli incentivi pubblici) e delle difficoltà di utilizzo (scarsa autonomia e rete dei punti di ricarica elettrica ancora molto scarsi).
Per Michele Crisci, presidente UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere, «l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un insieme scoordinato di provvedimenti a livello comunale e regionale come quelli a cui abbiamo assistito e stiamo assistendo. Iniziative prive di logica e senza alcun beneficio sulla qualità dell’aria, che hanno invece impattato e stanno impattando in termini gravemente negativi sui consumatori e sul mercato con cancellazioni di ordini e ripensamenti da parte di acquirenti di auto Diesel Euro 6, nuove e in linea con le più recenti normative in termini di emissioni».
Paolo Scudieri, presidente di ANFIA, l’associazione della filiera automotive italiana, «per i veicoli a basso impatto ambientale la situazione ad oggi sembra paradossalmente peggiorata, visto che le risorse avanzate dal bonus 2019 non sono state recuperate, e il plafond di 70 milioni di euro del 2020 servirà anche per l’acquisto di cicli e motocicli (anche se per soli 8 milioni), e nulla in più si è fatto né per agevolare i privati nell’installazione delle wallbox per la ricarica dei veicoli elettrici, né tantomeno sulla rimozione degli ostacoli tariffari». Tariffe elettriche che letteralmente esplodono nel casodella ricarica presso le colonnine pubbliche ad alta capacità, triplicando i costi rispetto alla ricarica domestica, rendendocosì non conveniente il costo chilometrico di un veicolo elettrico se paragonato ad un moderno ed ecologico Diesel Euro 6.
Dall’analisi delle immatricolazioni per fascia di CO2 elaborata dal Centro studi e statistiche UNRAE, a gennaio archiviano una crescita in tripla cifra gli acquisti di autovetture nelle fasce che godono dell’Ecobonus: con un incremento del 533% (oltre il 700% i privati) nella fascia sino a 20 g/km di CO2 e del 363% nella fascia 21-70 g/km, che complessivamente hanno rappresentato solo il 2% delle vendite del mercato.
Tra le altre fasce, quella delle vetture che emettono tra i 71 e i 160 g/km di CO2, l’unica esente dal Bonus/Malus e pari a oltre il 95% delle vendite, cala del 4,6%. Tra i veicoli penalizzati dal Malus (che andrebbe rapidamente abrogato), aumentano in doppia cifra gli acquisti di auto che emettono oltre i 200 g/km, mentre crollano le vendite di auto con emissioni di CO2 tra i 161 e i 200 g/km.
Analizzando la domanda di autovetture per utilizzatori, si evidenzia il crollo della domanda da parte dei privati, che a gennaio registra una diminuzione delle immatricolazioni del 14% a 92.000 unità e una perdita di quota di mercato di 5,5 punti percentuali al 58,8%, rispetto a un anno fa. Balzano gli acquisti del noleggio, con un aumento del 18% a 40.000 unità e una quota del 25,5%, 5,2 punti in più di gennaio 2019. Con tassi di crescita in doppia cifra salgono sia il breve termine (+28%) sia il lungo termine (+18%). All’interno delle immatricolazioni a società, giù del 4,3% a 24.000 unità e una quota del 15,6% (+0,2 punti), si contraggono sia le autoimmatricolazioni (-3,6%) sia le vendite ad altre società (-5,8%).
Sul fronte delle alimentazioni si registra un nuovo calo a doppia cifra (-23%) delle immatricolazioni di vetture Diesel con 52.000 unità e una quota del 33,5% (-7,7 p.p.). In calo anche il benzina (-3,0%) a 73.000 unità e una quota del 46,5% (+1,4 p.p.), che rappresenta la motorizzazione con la quota di mercato più alta. Crescita dell’82% nel mese per le ibride, con 15.600 unità immatricolate in rappresentanza del 10% del mercato. Molto positivo il risultato delle vendite di auto elettriche che archiviano un incremento a tripla cifra (+587%) con 1.900 unità e una quota dell’1,2%. Aumentano del 136% le vendite di metano a 4.100 unità mentre si contraggono (-21%) quelle di Gpl a 9.600 unità, complice anche la scarsità dell’offerta di modelli da parte delle Case costruttrici, concentrata esclusivamente sulle fasce di minore potenza e costo.
Analizzando le aree geografiche, sono in evidenza la tenuta dell’area del NordEst (+0,9%) e il crollo delle Isole (-19%). Con tassi tra l’8% e il 10% si contraggono le altre aree.
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