Il 2019 chiude con il record per la filiera agroalimentare italiana a 538 miliardi di fatturato e 44 di export

Coldiretti: «l’alimentare è la prima ricchezza del Paese e potrebbe fare ancora di più se si sconfiggesse l’agropirateria che vale 100 miliardi di mancato fatturato». 

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filiera agroalimentare

Secondo Coldiretti, la filiera agroalimentare estesa, dai campi agli scaffali e alla ristorazione, è diventata la primaricchezza del Paese raggiungendo in Italia una cifra di 538 miliardi di euro di fatturato, pari al 25% del Pil nazionale, offrendo lavoro a 3,8 milioni di occupati.

«Si tratta – sottolinea Coldiretti – di una leva strategica per la crescita del Paese, che cresce più e meglio degli altri e che in poco tempo è stato capace di diventare un traino per l’intera economia “Prodotto in Italia – Made in Italy” nei confini nazionali e all’estero, oltre ad essere di fondamentale importanza per l’ambiente e la salute degli italiani. Lo dimostra il fatto – continua a Coldiretti – che mai così tanto cibo e vino italiano sono stati consumati sulle tavole mondiali con il record storico per le esportazioni agroalimentari italiane che nel 2019 hanno registrato un aumento del 5% nei primi nove mesi per una proiezione su base annuale di 44 miliardi, il record storico».

Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari – sottolinea la Coldiretti – interessano i Paesi dell’Unione europea, dove il principale acquirente è la Germania, mentre fuori dai confini comunitari continuano a essere gli Stati Uniti il mercato di riferimento cibo tricolore. E l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare – sottolinea la Coldiretti – con una più efficace tutela nei confronti della agropirateria internazionale, che fattura oltre 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. Un’industria del falso sempre più fiorente che ha paradossalmente i suoi centri principali nei paesi avanzati, dall’Australia al Sudamerica, dal Canada agli Stati Uniti, dove una spinta importante e venuta di dazi nei confronti dei formaggi e dei salumi italiani che hanno favorito le “brutte copie” locali.

Non solo: il cibo italiano è diventato nel mondo anche sinonimo di salute grazie alla dieta mediterranea. Pane, pasta, frutta, verdura, carne, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari hanno consentito agli italiani – ricorda la Coldiretti – di conquistare primati mondiali nella longevità. Un ruolo importante per la salute che è stato riconosciuto anche con l’iscrizione della Dieta mediterranea nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità dell’Unesco già dal 16 novembre 2010.

L’enogastronomia rappresenta poi un patrimonio anche per l’ambiente. Il paesaggio nazionale è fortemente segnato – spiega la Coldiretti – dalle produzioni agricole: dalle colline pettinate dai vigneti agli ulivi secolari, dai casali in pianura alle malghe di montagna, dai pascoli ai terrazzamenti fioriti, che contrastano il degrado e il dissesto idrogeologico. Si tratta di un valore aggiunto non solo ambientale ma anche di bellezza paesaggistica per l’Italia, che rappresenta anche un elemento di attrazione turistica che identifica il Belpaese all’estero.

Un successo ottenuto soprattutto grazie ai primati conquistati dall’agricoltura italiana, che è oggi la più sostenibile d’Europa, con 297 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5.155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la supremazia nel biologico con oltre 60.000 aziende agricole bio, la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati, 40.000 aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,8%) contro l’1,3% della media Ue o il 5,5% dei prodotti extracomunitari. Un’Italia che è anche al verticenella biodiversità: sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci sono 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e 533 varietà di olive contro le 70 spagnole.

«I primati del “Made in Italy” a tavola sono un riconoscimento del ruolo del settore agricolo per la crescita sostenibile del Paese – afferma il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini -, occorre dunque salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare». «Ma per sostenere l’andamento di crescita dell’enogastronomia “Made in Italy” serve anche agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo. Una mancanza che ogni anno – conclude Prandini – rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export al quale si aggiunge il maggior costo della “bolletta logistica” legata ai trasporti e alla movimentazione delle merci».

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