Asmel: i contributi ai comuni da parte del Governo variano a seconda della dimensione (e del colore politco)

Nei piccoli comuni dove vince il centro destra il governo trasferisce meno risorse rispetto alle grandi città governate dalla sinistra. La Cgia commenta i risultati del sondaggio commissionato a Noto e Emg Acqua. 

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Secondo un sondaggio commissionato da Asmel, l’Associazione che rappresenta quasi 3.000 comuni in tutt’Italia, i partiti di governo dell’asse Pd-M5s-IV si affermano nei comuni medio grandi, mentre il centro destra in quelli più piccoli. Nei comuni con oltre 60.000 abitanti, la coalizione governativa raccoglie il 49,9% dei consensi, che crollano di oltre 8 punti, al 41,3%, in quelli sotto questa soglia. Nei quali, il centrodestra si afferma con il 52,1% delle intenzioni di voto, che scendono al 43,5% nei comuni più grandi. Unici partiti con percentuali identiche nei comuni piccoli e grandi sono il Pdcon 18,7% e FdI con 6,6%, mentre le differenze più marcate sono quelle della Lega che perde 7 punti nel confronto tra comuni piccoli (35,6%) e grandi (28,6%) e Italia viva, che al contrario raddoppia la percentuale nei grandi (9,0%) a confronto con i piccoli (4,7%).

Il dato emerge da una rilevazione, a cura di Noto Sondaggi ed EMG Acqua, commissionata da Asmel, la gran parte con meno di 60.000 abitanti. L’Associazione ha anche affidato alla Cgia di Mestre uno studio sui bilanci dei comuni differenziato per classe demografica. Dal quale emerge che nei comuni più piccoli le spese dei municipi sono mediamente pari 392 euro per abitante, a fronte di una spesa media di quelli più grandi pari a 675 euro, con incremento del 72%. La spesa complessiva dei comuni sotto i 60.000 abitanti è pari al 60% della spesa totale dei comuni, malgrado vi risieda il70% della popolazione italiana.

«Emergono differenze evidenti sia nelle intenzioni di voto che nella gestione della cosa pubblica – sostiene Francesco Pinto,segretario generale Asmeltra comuni medio piccoli, e comuni più grandi. Al di là delle scelte politiche, che cambiano tanto velocemente, ciò che rileva è la forte differenziazione tra due Italie. Quella “minore”, dove pure vive la maggior partedegli italiani, che si sente poco ascoltata a Roma, e quella “maggioredove scema il “controllo civico” dei cittadini, tipico dei comuni di maggiore dimensione”.

Sono numerose le iniziative, anche eclatanti, approntate da Asmel per rafforzare il ruolo e l’autonomia degli associati, a partire dalle battaglie contro l’obbligo di accorpamento dei comuni più piccoli culminate con l’accoglimento nel marzo scorso del ricorso dell’Associazione avanti alla Consulta, che ha riconosciuto l’incostituzionalità della norma.

Per dare forza all’autonomia degli associati, Asmel utilizza la Rete realizzando Community di supporto, nei più vari settori, per digitalizzarne i servizi, semplificare le procedure e contrastare il bigottismo normativo, che impone sovente agli Uffici comunali di lavorare più per adempiere che per funzionare. Al riguardo, molto clamore ha suscitato la realizzazione della prima ed unica Centrale di Committenza comunale di rilievo nazionale, che vanta la pubblicazione di 4.200 gare per un totale di 4 miliardi di euro e risparmi per gli associati pari a circa 500 milioni di euro. Un’iniziativa, che raggruppa 1.500 soci in tutt’Italia, premiata il 4 novembre scorso a Maastricht, come “buona prassi” da diffondere in Europa per l’innovazione e la digitalizzazione della pubblica amministrazione.

«Un successo in Europa – chiosa Pinto – che rappresenta uno smacco per i tanti apparati romani tenacemente impegnati in vani tentativi di contrasto per il timore di vedersi insidiati nelle proprie prerogative e rendite di posizione. In primis, Consip ed Anci, la storica Associazione dei Comuni. Segno che apparati autoreferenziali nulla possono a fronte delle energie e della vitalità che sprigionano dalle realtà territoriali».

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